Sottoscrizione del Protocollo per il rientro a scuola a settembre e D.L. 111/2021

Tre settimane all'apertura dell'anno scolastico e non si è fatto nulla

A scuola a piedi, noi amiamo la scuola

di Prof.sa Patrizia Scanu,

Mascherine, distanziamento, classi pollaio, ritardo assunzioni docenti, precariato diffuso, nessun rafforzamento dei trasporti, nessun investimento strutturale nella sanità scolastica, in sintesi tutto come prima ma ancora meno libertà e obbligo di firmare un protocollo scritto sotto l'ombrellone

Al Segretario Provinciale della CGIL Scuola di Cuneo (flc.cuneo@cgilcuneo.it)
Alla Segreteria regionale del Piemonte (piemonte@flcgil.it)
Alla Segreteria nazionale FLC- CGIL (organizzazione@flcgil.it; cgil@peccgil.it)

Gentile Segretario, gentili rappresentanti regionali e nazionali della FLC-CGIL,
con la presente segnalo la mia completa contrarietà alla decisione di sottoscrivere il Protocollo sicurezza del 14 agosto e di non contrastare fermamente l’art. 9-ter del D. L. 111/2021, in particolare per la parte concernente l’introduzione di quella mostruosità giuridica che è il Green Pass, con le sanzioni irragionevoli e sproporzionate che ne conseguono per i lavoratori della scuola. Mi faccio interprete anche del pensiero di parecchi iscritti. Ho molto vivo il senso delle libertà inviolabili tutelate dalla Costituzione, in nome della quale ho lottato per anni contro le norme che dal 2008 hanno impoverito la scuola pubblica e indebolito la sua funzione di organo costituzionale, indispensabile per la salute della democrazia. Per questo motivo, mi risulta inconcepibile che un sindacato con una simile tradizione, a cui sono iscritta da anni, non abbia assunto una posizione di irremovibile rifiuto di una norma incostituzionale e unica in Europa, deliberata da un governo di non eletti e mai passata dal Parlamento, che lede in modo irreparabile i diritti fondamentali dei lavoratori della scuola, e a ruota di tutti i cittadini, che divide e contrappone i docenti nelle scuole, che discrimina in modo illogico, pretestuoso e privo di ogni base scientifica anche fra studenti, che penalizza i più poveri e che estorce un consenso ad un intervento medico non obbligatorio mediante un ricatto ignobile: o il tuo corpo o il tuo stipendio.
Questo cedimento danneggia tanto i docenti che liberamente accettano di sottomettersi all’obbligo del Green Pass quanto coloro che, con decisione legittima e insindacabile, lo rifiutano. Infatti, coloro che ora si sentono a posto con il lasciapassare verde (lo stesso colore della tessera del Partito Nazionale Fascista e funzionalmente identico ad essa), fra pochi mesi non lo saranno più. E che faranno? Ridiventeranno sorci, secondo la definizione del dottor Burioni? O offriranno nuovamente il braccio per una terza, quarta, quinta, ennesima dose di un farmaco autorizzato con formula condizionata e di cui si ignorano gli effetti a lungo termine (e che, secondo il professor Massimo Galli, “funzionicchia”)? E quale altra condizione il potere porrà per poter lavorare secondo contratto? Avete individuato il punto in cui direte basta? Accettare di subordinare l’esercizio delle libertà personali, indisponibili per lo Stato, perché naturali, e non attribuite, ma solo riconosciute dalla Costituzione, ad un’autorizzazione governativa significa semplicemente averle perse. I diritti si tengono tutti insieme e per tutti o si perdono per tutti e per sempre. Così state svendendo il personale della scuola ad un perenne condizionamento politico e ad un controllo inaccettabile, che umilia e svilisce la dignità dei docenti, invece di tutelarli dalle strumentalizzazioni politiche e dagli insulti ignobili di cui sono oggetto in TV e nei media da tempo o di proteggere la loro salute. Inoltre, state contribuendo a spingerli verso una decisione irreversibile, per la quale sono gli unici a prendersi il carico delle conseguenze, dato lo scaricabarile delle autorità, dei produttori e dei sanitari. Ve la sentite?
Per chi rifiuta il lasciapassare verde, si prospettano una “sospensione del rapporto di lavoro” (cioè del contratto?) a tempo indeterminato, senza stipendio né contributi (cosa che non sarebbe possibile nemmeno per un docente sottoposto a grave procedimento penale) e quella formula dispotica e feroce dell’”assenza ingiustificata” oppure, in alternativa, una tortura trisettimanale con un tampone a pagamento,
dichiaratamente decisa per scoraggiare in modo subdolo l’esercizio del libero dissenso da un intervento medico non obbligatorio. Intanto, i tamponi salivari, da tempo autorizzati, sono scomparsi dalle farmacie e l’esenzione è praticamente impossibile (basta leggere la nota della SIMG al proposito). Chi ha avuto il Covid e ha un sierologico positivo non ottiene il lasciapassare, anzi, vengono ammoniti i medici a non indagare prima dell’inoculo, nonostante da decenni si conosca il fenomeno ADE.
E la Costituzione? Dov’è finita? Avete presente l’articolo 32 della Costituzione? NON si può fare! Aggiungo di passaggio che il Codice di Norimberga, che impone la libertà PIENA del consenso, nasceva proprio dall’orrore delle sperimentazioni naziste. La storia ci insegna che il nazismo è nato come emergenza sanitaria ed è arrivato dove è arrivato gradualmente, una misura sanitaria dopo l’altra, mica tutto in una volta. La psicologia sociale ci mostra invece come basta creare un falso nemico (un untore, un infetto, un “altro”) per scatenare la violenza più incontrollabile. L’esclusione morale porta a svalutare l’altro, a definirlo un “insetto”, un “sorcio”, uno da “sterminare”, “purgare”, “stanare” (sono tutte espressioni usate in questi giorni da personaggi pubblici o da personale sanitario sui social). Molti colleghi mi stanno chiamando per dirmi che hanno paura. Si sentono minacciati fisicamente e soggetti a intimidazioni, vogliono ritirare i figli da scuola, perché sono guardati con disprezzo. Come gli ebrei nel ’38, esattamente allo stesso modo. Altri sono disperati, perché da un giorno all’altro, con una modalità indegna di un Paese civile, si troveranno in mezzo ad una strada, dopo anni di lavoro appassionato a scuola. Ho sentito colleghi di 50, 60 anni piangere e non dormire più da settimane. Voi no? Dove vivete, allora? Ma voi vi volete prendere questa responsabilità? Che devono fare? Piegarsi contro la loro volontà e tacere, tenendosi gli eventuali danni? Da chi saranno tutelati, quando si incateneranno davanti alle scuole, chiamando i Carabinieri per dimostrare che non sono “assenti ingiustificati”, che non si sono smaterializzati per volontà arbitraria di un potere abusivo ed abusante? Da quale parte starete, voi che avete firmate quell’obbrobrio? Farete i moralisti o farete i sindacalisti?
“Responsabilità” è una parola dal significato diverso da quello ipocrita e manipolativo che ricorre in televisione e sulla bocca dei nostri indegni rappresentanti politici da due anni, con la retorica pelosa del “dovere morale”. Per loro equivale a “fare i bravi bambini e obbedire a qualunque ordine, per il bene di tutti”, proprio come nei regimi totalitari, nei quali il bene del singolo si annulla nel brodo del collettivo, per la delizia di chi controlla. Per fare chiarezza, basta leggere uno stralcio di due famose sentenze della Corte Costituzionale, la numero 307 del 1990 e la numero 258 del 1994, che rispondono alla domanda: fino a che punto si può esigere da un cittadino il sacrificio di sé per il bene della collettività? Questa è la risposta (l’unica possibile sulla base della Costituzione italiana): “Tale sacrificio è ammissibile solo se, e nella misura in cui, esso non implichi un correlato e serio rischio per la salute individuale. Altrimenti detto: non è possibile, né giuridicamente accettabile, obbligare chicchessia a un trattamento sanitario in nome della tutela della salute pubblica laddove vi sia il rischio, per il singolo, della perdita della propria salute o della propria vita”. Punto. In questo caso l’obbligo non c’è nemmeno e non potrebbe esserci, data la pacifica inadeguatezza dei farmaci utilizzati all’obiettivo di prevenire o bloccare l’infezione da Sars-Cov-2, come attestano i produttori. Ciascuno decida liberamente per sé, visto che il rischio esiste, eccome (rinvio ai dati del sistema europeo di farmacovigilanza EUDRA, al sistema statunitense del VAERS e alla sentenza del Tribunale di Siracusa sul militare Paternò) e si protegge solo se stessi dalle conseguenze più gravi della malattia, come dicono le stesse case farmaceutiche. Basta ricordare le docenti morte di trombosi dopo l’iniezione e quelle dalla salute rovinata, che nemmeno possono usufruire del Green Pass, perché sono state devastate dalla prima dose, ma non vengono esentate dalla seconda (non allego i documenti per brevità, ma ovviamente li ho a disposizione per qualunque richiesta).
Responsabilità è la capacità di scegliere liberamente, essendo pienamente consapevoli delle conseguenze delle proprie azioni. Perciò vi chiedo se avete valutato bene le conseguenze che si prospettano se questa follia collettiva non si fermerà entro l’inizio dell’anno scolastico: la discriminazione palese di una minoranza di lavoratori e di studenti (eppure la tutela delle minoranze è la cifra della democrazia); la messa sul lastrico ingiusta e punitiva di intere famiglie; il conflitto sociale senza controllo fra le categorie immaginarie e
strumentalmente contrapposte dei pro-vax e dei cosiddetti no-vax (termine discriminatorio usato perfino dal MIUR); l’introduzione di una limitazione a tempo indeterminato delle libertà fondamentali di tutti con l’avallo dei sindacati; la fine delle tutele del lavoro, perché se passano la “sospensione del contratto” e l’”assenza ingiustificata” di un lavoratore buttato fuori dal suo luogo di lavoro, può passare qualsiasi cosa; l’ulteriore passo avanti verso un’emergenza sanitaria infinita, visto che nulla è stato fatto finora di ciò che serve da parte dei politici, anche e soprattutto per l’istruzione, mentre molto è stato fatto per distruggere l’economia, la scuola, la coesione sociale, i diritti dei cittadini e per istituire misure di controllo senza scadenza; l’infarto definitivo della scuola pubblica, dopo due anni assurdi, per l’andirivieni di supplenti, interruzione della didattica, docenti che rientrano con un tampone, docenti che denunciano il Dirigente, che chiedono giustamente il tampone dei vaccinati per la propria sicurezza, che si licenziano, studenti che migrano verso l’istruzione parentale o lasciano l’Università, ricorsi al Giudice del Lavoro, multe senza senso. E i precari? Dovranno chinare la testa e prendere la tessera verde contro la loro volontà per lavorare, proprio come ai tempi del Duce? Ricordo che esiste anche un danno da lesione del diritto all’autodeterminazione.
La soluzione non sta nel lasciapassare verde né nei tamponi di massa, dopo che perfino l’OMS ha detto mesi fa che sono inutili in assenza di sintomi, e nemmeno nell’obbligo vaccinale, di cui si è fatta paladina con la consueta acquiescenza la CISL. Non sta nella divisione fra lavoratori, nella discriminazione, nell’imposizione dispotica di una misura pseudo-sanitaria tutta da verificare. Sta invece nel recuperare serenità, nel prestare attenzione alla salute degli insegnanti, già scarsa, che comprende il loro benessere psicologico e sociale, nel tutelare allo stesso modo i diritti di tutti, nel prendersi finalmente cura del benessere psicologico di bambini e ragazzi, devastati anche loro da due anni di restrizioni antipedagogiche. E anche nel chiedere l’osservanza delle sentenze del TAR, quando dichiarano illegittime e dannose misure discutibili come le mascherine ai minori di 12 anni, cosa di cui il Protocollo non sembra tenere conto, come se non esistesse, nonché nel dare voce ai moltissimi medici e ricercatori che invitano alla prudenza nelle vaccinazioni dei minori, per i gravi rischi correlati e lo scarso vantaggio per la salute, ricordando che secondo l’OMS “non è una priorità vaccinare i ragazzini e non è necessario che gli studenti siano vaccinati per riaprire le scuole” (https://blog.ilgiornale.it/locati/2021/06/22/imitiamo-i-tedeschi-non-vacciniamo-ragazzi-e-bambini/).
Il compito sociale dei docenti è far crescere cittadini sani, liberi e consapevoli. Non possono certo svolgerlo se sono umiliati, offesi, discriminati o abusati da un potere irragionevole e indifferente alla loro dignità e ai loro diritti.
Perciò, come iscritta a questo Sindacato, chiedo il ritiro della firma da quel Protocollo, la ferma protesta contro il D.L. 111 e un confronto aperto e serio con TUTTI i lavoratori della scuola sul D.L. 111/21. Voglio sapere se è rispettoso della mia dignità personale e professionale mantenere la delega, sentendomi rappresentata o se, come nei tempi bui del ventennio, è arrivato il momento di stracciare la tessera. So che molti lo stanno facendo. I miei nonni hanno rischiato la vita nella Resistenza per difendere la libertà di tutti. Non la butterò certamente via per un QR Code.

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