Il Grande Reset è fallito. È l’ora del Grande Risveglio

Intervista esclusiva al grande filosofo sulla Russia ed il destino del mondo

di Jacopo Brogi e Alessandro Fanetti

MOSCA – Da anni e anni, di media in media, l’hanno etichettato come “Il più pericoloso filosofo del mondo”; “Il Rasputin di Putin: la mente pericolosa” (1).

Ultranazionalista e ultraconservatore, un guru per gli attivisti di estrema destra”, le cui idee sarebbero “rabbiosamente anti-occidentali, anti-liberali, totalitarie e socialmente arretrate” (2).

E arriviamo al 2020, in piena era Covid: “Mentre le democrazie mondiali litigano, Putin e il suo squilibrato filosofo complottano per realizzare un ordine mondiale autocratico” (3) .

Davvero Aleksandr Dugin, forse il più grande intellettuale russo della nostra epoca, si sarebbe inventato un’ideologia minacciosa per il mondo, ossia “un miscuglio di precedenti pensieri antibolscevichi, fascisti italiani e nazisti tedeschi, adattati alle circostanze attuali della Russia (4) ?

ComeDonChisciotte.org lo ha incontrato a Mosca nella sede del Movimento Internazionale Eurasiatista, che si trova all’interno del Ministero dell’Istruzione. E forse abbiamo capito i perchè di tanta propaganda occidentale: la miglior difesa è sempre l’attacco.

Aleksandr Dugin è riuscito ad elaborare una nuova teoria politica che, se attuata diffusamente, potrebbe spazzar via in un sol colpo il liberismo che domina il mondo, comprese le due fameliche tigri di cartone che oggi gli consentono ancora di governare: comunismo e fascismo, ormai stanchi ologrammi mediatici usati per legittimare i poteri dominanti e delegittimare i dissidenti.

There is no alternative”. Non esiste altra alternativa: Margaret Thatcher aveva parlato chiaro e, da allora, tutto è rimasto ovunque così, o quasi. Dalla Russia sembra però arrivare un vento nuovo.

Visto da qui, il “Grande Reset” ossia il cambiamento epocale in corso in Occidente ha già il fiato corto: “sta affogando”. Così esordisce Dugin. E fa un appello ai popoli: “ci serve l’aiuto di tutti perché venga definitivamente sconfitto”.

Il grande pensatore russo vede la gestazione in corso di un Grande Risveglio: un nuovo mondo, multipolare, dove ogni popolo potrà scegliere liberamente come vivere e come progredire, al di là dei diktat delle multinazionali, sanciti da quei poteri tecnocratici che li rappresentano e che ci rendono moderni schiavi.

Il Modello da seguire? Ognuno troverà il suo, secondo la propria cultura e la propria Storia, a partire dalla Russia. Forse è per questo che in Occidente, Aleksandr Dugin è considerato un nemico pubblico.

Per ottenere il definitivo controllo del globo, è proprio Heartland che manca all’appello: il cuore della Terra.

  •  Professore, cosa significa “Eurasiatismo”?

“L’Eurasiatismo ha radici lontane. È una filosofia politica formatasi cento anni fa in seno all’immigrazione russa.

Più nel dettaglio, è una visione del mondo molto profonda che si basa sul pensiero dei grandi slavofili come Konstantin Nikolaevič Leont’ev e nei tradizionalisti del conservatorismo russo.

In primis, Eurasiatismo significa considerare la Russia non come un Paese (europeo o altro) ma come una civiltà a sé stante. Una civiltà che non deve orientarsi verso est o verso ovest perchè essa ha una sua specifica identità. Un’ identità dai tratti sia europei che asiatici: quindi, la Russia è al tempo stesso una sintesi e una cosa a sé stante. Questa è la nostra vocazione, nonché la profezia politica e intellettuale dell’Eurasiatismo: la filosofia russa patriottica che ci spiega cos’è la civiltà russa.”

  • Oggi, l’Eurasiatismo potrebbe essere preso a modello anche in altre società?

“Nella mappa geopolitica del mondo creata dagli anglosassoni, è chiara e netta la divisione tra “Sea Power” & “Land Power”.

L’Eurasiatismo è certamente “Land Power”, cioè continentalismo.

In altre parole, il nostro è il multipolarismo contrapposto all’unipolarismo voluto dalle potenze marittime: TELLUROCRAZIA vs TALASSOCRAZIA.

E dunque uno dei ruoli fondamentali dell’Eurasiatismo è la protezione che esso esercita contro il globalismo eurocentrico. É in questo senso che puo’ essere utile anche in altri contesti ed in altre regioni del globo.

Chiunque accetti l’esistenza di varie identità, culture, logos… è vicino al pensiero eurasiatico.

Per quanto riguarda l’Europa, va tenuto a mente che essa è Occidente, ma dal punto di vista eurasiatico essa dovrebbe invece improntarsi sulla sua unicità in alternativa al modello americano e alle altre culture. In sostanza, in alternativa al globalismo.

Dunque, in questo caso specifico, si dovrebbe parlare di eurocontinentalismo, in quanto l’Europa dovrebbe valorizzare i propri ideali e promuovere un modello a sé stante.

Eurocontinentalismo, quindi, accanto a molti altri “continentalismi” in giro per il mondo: islamico, giapponese, asiatico, latinoamericano e africano.

Come abbiamo visto di recente, esiste persino un continentalismo occidentale Americano: durante l’“era Trump” gli USA avevano focalizzato i loro sforzi negli affari interni, per certi versi affievolendo la loro “politica egemonica globale”.

Quindi, in linea generale, l’Eurasiatismo può essere applicato anche ad altre regioni, però va sempre tenuto a mente che esso è da considerarsi come un concetto vasto del continentalismo.

In sostanza, si parla del continentalismo come di idee e costruzioni sociali basate su radici e identità specifiche e diverse, in aperta opposizione alla civiltà marittima dell’industria e del capitalismo (ossia alla civiltà tecnocratica).

Parafrasando Marx, potremmo dire: eurasiatisti di tutto il mondo unitevi.”

  •  Parliamo di storia russa: dal punto di vista eurasiatico, come valuta le tre diverse grandi fasi della vostra storia contemporanea, dall’esperimento sovietico fino all’epoca di Putin?

“La filosofia eurasiatica si è dimostrata come quella più vicina alla realtà rispetto a fatti storici ormai conclamati. Gli eurasiatisti, prima che si formasse l’Unione Sovietica, avevano già predetto cosa sarebbe successo al momento della sua caduta, ossia la strada sulla quale la Russia avrebbe dovuto muoversi nell’epoca post sovietica.

In altre parole, quando la guerra civile era ancora in corso è stato predetto che l’URSS – anche se creata sulle ideologie universalistiche occidentali di Marx – sarebbe comunque andata verso il continentalismo. Essa avrebbe comunque seguito la strada verso la costruzione di un gigante eurasiatico continentalista.

Nessuno la pensava così, nemmeno i bolscevichi o l’immigrazione bianca russa (essi pensavano ad un modello universale valido per tutto il mondo).

Però è andata come predetto dagli eurasiatisti.

Quindi, dal punto di vista di questi ultimi, l’Urss era lo stato eurasiatico vero e per questa stessa ragione essa era in opposizione alla civiltà occidentale del capitalismo e del mare. Una versione al tempo stesso universalistica perché basata sulle idee socialiste di Marx, ma anche continentalista di fatto.

Questa è stata una delle tappe dell’evoluzione eurasiatica, anche se non completa e non perfetta, ma che comunque andava verso l’Eurasiatismo reale.

I primi eurasiatisti degli anni ‘20 avevano dunque predetto che ad un certo punto l’Unione Sovietica, per la sua opposizione alla religione e alle tradizioni, sarebbe caduta. E dicevano anche che quando ciò sarebbe successo, avremmo avuto soltanto due strade di fronte a noi: liberalismo o Eurasiatismo. La scelta fu fatta nel 1991: atlantismo, in direzione opposta rispetto all’Eurasiatismo. La Russia del tempo, atlantista e liberale, andava dunque verso la civiltà del mare.

Per questo, tutta la critica degli anni ‘90 si abbina cosi bene con la nostra percezione dell’identità interiore. Noi siamo eurasiatici e la Russia degli anni ‘90 è stata una deviazione dalla nostra missione.

Negli anni ’90, dopo la caduta dell’idea comunista, il nostro gruppo ha creato, con me a capo, la scuola di geopolitica e abbiamo iniziato a insegnare l’idea eurasiatica. L’idea che è diventata molto famosa tra i Siloviki: il pensiero politico istituzionale gli diceva che noi russi eravamo ormai uniti con l’Occidente, ma l’espansione della Nato verso est continuava comunque.

E quindi cercavano una spiegazione: ad esempio, conoscevo di persona il ministro della difesa di Eltsin, Igor Rodionov, il quale aderì all’idea eurasiatica. Quindi, negli anni ’90, la politica ufficiale di Eltsin era atlantista, mentre gli ufficiali dell’esercito iniziavano a diventare eurasiatisti.

Durante il governo di Putin, il pensiero atlantista è stato accantonato e quello eurasista è diventato preponderante: con l’avvio dell’era di Putin, la Russia è tornata sulla strada dell’Eurasiatismo.

Però l’epoca di Eltsin è stata molto importante e pericolosa, perché i posti al vertice conquistati da questi personaggi (atlantisti, globalisti) sono stati molti e importanti. E nemmeno Putin è riuscito a liberarsene del tutto.

Ora ci stiamo muovendo verso l’Eurasiatismo: da qui nasce il conservatorismo e l’idea del controllo sull’area post sovietica. Anche il ricongiungimento con la Crimea, la questione del Donbass e nel Caucaso.

In concreto, ad oggi possiamo dire che la Russia è una “via di mezzo” tra atlantismo ed Eurasiatismo.

É un dato di fatto che non si possa dire che l’Eurasiatismo abbia vinto: la vera età eurasiatica della Russia è ancora tutta da vedere.”

  •  Quali sono oggi in Russia le tendenze politico culturali preponderanti?

“È una domanda molto difficile, in quanto il popolo è spaccato: una parte di esso vuole il conservatorismo, la potenza forte, il nazionalismo, un ruolo importante per la religione, un riconoscimento vero per la Storia, etc.

Un’altra parte, però, segue ancora le tendenze sorte negli anni ‘90 verso l’Occidente, soprattutto tra i giovani.

Quindi le frontiere russe sono aperte alle idee occidentali e per questo in tutte le famiglie e fra i russi c’è una continua lotta tra queste e le idee eurasiatiche.

Se prendiamo, ad esempio, la questione cultura, qui prevale l’Occidente e l’atlantismo. Mentre la maggioranza della popolazione russa e la parte cosciente dei giovani si orienta verso l’Eurasiatismo.

Quindi, dal punto di vista occidentale, può sembrare che Putin sia un conservatore integrale e che la Russia sia conservatrice, ma se si guarda la cosa più da vicino vediamo che non è certamente così.

La nostra élite intellettuale va verso i valori occidentali: la teoria gender, il femminismo, l’influenza nel cinema, nel teatro, etc.

Quindi, anche se i valori tradizionali hanno prevalso nelle ultime votazioni, col via libera alla riforma in tal senso della Costituzione, i valori occidentali liberali putroppo prevalgono tra i giovani.

Se prendiamo la cultura contemporanea di massa in questo Paese, essa è russofoba, occidentale e globalista. L’odio per tutto ciò che è russo è un biglietto di ingresso per entrare a far parte dell’élite culturale russa di oggi.

Questo succede perché Putin fa tutto a metà: in geopolitica è molto forte, ma per ciò che riguarda la cultura, fa gestire quasi tutto alla sua cerchia (dove sono quasi tutti pro Occidente).

Ho acceso la tv e ne sono rimasto disgustato”, disse Putin qualche tempo fa. Quindi il Presidente lascia fare alla televisione ciò che lui stesso disgusta. Per questo è politicamente bipolare.

È uno dei problemi più grandi della Russia di oggi: siamo poco lontani dagli esempi più disgustosi della cultura occidentale, cioè di quello che è diventata.”

  • Qual è attualmente il peso dell’influenza della cultura occidentale e del suo sistema di valori all’interno del sistema scolastico e universitario russo?

“Domanda difficile, in quanto siamo in una situazione ambigua: da una parte, la maggior parte degli insegnanti ha avuto una formazione sovietica e dunque anche se non sono più marxisti, sono comunque dei materialisti che non hanno mai dato molto peso ai valori spirituali. Questo materialismo che già dava troppa poca importanza ai valori spirituali, è stato poi peggiorato molto dal liberalismo degli anni ‘90 che ha annientato qualsiasi valore spirituale residuo: quasi tutti i nostri professori e insegnanti è come se fossero diventati dei mostri. Tutti questi i professori – essendo stati contagiati dal covid ideologico degli anni ‘90 – non riescono più a trasmettere nessuna ideologia spirituale: i valori che loro propongono sono quelli liberal-capitalisti.

Proprio per questo, Putin non ha nemmeno toccato il campo dell’educazione: perché queste sono le posizioni di quasi tutti i professori.

Ad esempio, da quando hanno accettato il cosidetto “Processo di Bologna” e i Test di Stato sono stati unificati, essi hanno perso la possibilità di valutare i ragazzi in merito alla loro vera preparazione circa le singole materie; e questo ha provocato un collasso di tutto il pensiero scolastico russo, soprattutto nel ramo umanistico.

Inoltre, nel nostro sistema educativo è arrivato il pensiero occidentale LGBTQI+, di genere, Transgender etc.

Sono arrivate le idee dei tecnocrati e di alcuni degenerati e depravati che continuano a sostenere tecnologie e ideologie anti umane. E di questi intellettuali disagiati ce ne sono molti nella nostra società.

Ecco perchè in Russia la situazione – soprattutto in campo umanistico – è pietosa.”

  • Perchè l’attuale governo permette tutto ciò?

“Questo è uno dei problemi principali. Tempo fa ho scritto un libro dal titolo “Putin contro Putin” dove racconto del disordine bipolare del nostro Leader. Non nel senso psichiatrico (non è ovviamente schizofrenico) ma a livello politico.

È una questione di “visione del mondo”. Putin rafforza la visione eurasiatica ma, allo stesso tempo, va verso la visione occidentale nella cultura, nell’educazione, nella sfera umanistica in generale.

Insomma, queste due visioni sopravvivono nella stessa persona che ha un potere assoluto.

Questo super potere, ovviamente, non proviene dall’alto ma siamo noi popolo che abbiamo bisogno di una potenza monarchica. Questa potenza assoluta gli è stata concessa, mentre questa doppiezza fa parte di lui. Se andassimo a leggere i suoi testi (visto che non lo fa nessuno), noteremmo che ci sono delle grandi contraddizioni, anche in questioni cruciali, per esempio, della difesa.

In vista di accordi globali sulla difesa, la Russia deve essere indipendente”. Ciò, in tutta evidenza, è una contraddizione. Così sono costruiti tutti i suoi documenti. E così è il suo governo: diviso tra liberali e conservatori.

È difficile costruire un futuro con questa visione bipolare. Si può costruire il presente, ma non il futuro.

Putin accetta questo bipolarismo perchè pensa che sia possibile andare avanti così.

Questa modalità di agire e governare continuerà fino a che Putin ci sarà; quando Putin non ci sarà più, queste due parti si scontreranno e una di esse prevarrà.”

  • Perchè i valori liberali prendono sempre più piede rispetto a quelli tradizionali?

“Innanzitutto, è bene sottolineare che essere giovani non è una malattia. Tutti lo siamo stati, per poi invecchiare.

Ai giovani serve sempre un esempio da seguire.

La questione è che i genitori e i nonni hanno vissuto in un periodo storico decadente, dove c’era disfacimento e degrado: era il tempo della dissoluzione dell’Unione Sovietica, per poi passare ai disastrosi anni novanta. Quando i giovani di oggi guardano i loro genitori vedono spesso dei manager o dei banditi, e tanti divorziati: valori in decomposizione.

Persone depravate, degenerate, corrotte e pervertite. E loro non possono essere un esempio positivo per i giovani. Per questo, la nostra società attraversa così tanti problemi.

Mancano figure che possano essere d’esempio, sia nella vita privata che in quella pubblica, così come nella cultura. Avete mai visto una serie tv russa? Raffigura solo degli sfigati o gente spietata: in sostanza, è solo spazzatura.

Questi sfigati della tv e della vita reale vissuti post ’91 spesso fanno ribrezzo pure agli spettatori più giovani, che quindi si affidano a internet per trovare qualcosa di decente. E qui peggio che mai: film americani e occidentali, inclusi tutti i loro show. I valori tradizionali, dunque, non sono nemmeno lì ed, in sostanza, è tutto uno schifo.

Per questo, troppo spesso i giovani tendono ad abbandonare la loro individualità per divenire parte di una rete neurale globale basata sulla tecnologia. Si omologano alla tecnologia, perdendo così la loro capacità di essere individui.

Questo vale anche per la società europea e, in generale, per le società occidentali, dove non c’è più nessuna contrapposizione a questa società post umanistica.

É da sottolineare che però, da noi c’è ancora una resistenza a questa deriva.

In Russia, Sia la Chiesa che Putin sono contrari a queste tendenze, anche se – in generale – nella nostra società prevale l’atmosfera del degrado. Ad esempio, uno dei valori che sembra prevalere è quello di restare giovani il più possibile per sempre. E ciò significa rimanere sostanzialmente sempre stupidi (in quanto giovani traviati da modelli errati). Vedi, per esempio, anche le nonne che iniziano a usare Tik Tok.

Ecco che scompare l’idea della crescita personale positiva: tutti rimangono dei banditi e dei depravati e si preparano a far parte di una società post umanistica e virtuale. Purtroppo, Putin non fa abbastanza contro questo perché non sta dietro alle reti sociali e se sa qualcosa lo sa grazie a Peskov (Dmitrij Sergeevič Peskov è il portavoce del capo del Cremlino, ndr). È lui che gli dice se sulle reti sociali c’è qualcosa da sapere, altrimenti il Presidente non ne saprà niente.

Putin vive nel suo mondo e non comprende fino in fondo che la società – di cui é responsabile – non va verso il bene, non riesce ad accorgersi che i giovani vanno verso l’oscurità.

In Russia abbiamo ancora dei valori, ma non è l’isola della salvezza. Non siamo ancora al nulla dell’Europa e degli Stati Uniti ma ci stiamo muovendo in questa direzione.

Non siamo su una strada diversa dall’Occidente, è soltanto una questione di velocità: noi andiamo più lenti.

Nessuno si occupa dei nostri giovani. Nemmeno Putin, che è l’unico ad avere l’ultima parola.”

  •  L’Occidente, con l’impronta del World Economic Forum, detto anche “Forum di Davos”, sta cercando di attuare quello che il suo fondatore Klaus Schwab ha chiamato “Great Reset” globale (5): economico e demografico, anche usando l’emergenza Covid-19. Stanno imponendo ai popoli il capitalismo di quarta generazione. L’Italia, per esempio, è un epicentro di queste politiche che hanno drammatiche conseguenze politiche, economiche e sociali sulla collettività nazionale. Secondo lei, anche la Russia fa parte di questo quadro o essa può essere invece considerata quella che un tempo si sarebbe definita come una nazione “non allineata” e che si trova, quindi, in una posizione alternativa rispetto al Grande Reset mondiale?

“Il Grande Reset è la reazione disperata dei globalisti che vedono come il mondo stia diventando multipolare.

Questo progetto, nonostante la contrarietà della maggior parte dei popoli del globo, vuole arrivare al suo obiettivo puntando molto anche sulla pandemia. Il Grande Reset arriva dai primi anni 2000, quando i globalisti hanno cominciato a sentire la perdita della loro forza e dunque hanno cercato e cercano in tutti i modi di recuperare una situazione positiva per loro.

Ad esempio, l’èlite liberale ha imposto lo stato di emergenza per recuperare il potere sulla mente delle persone, in quanto sempre più esseri umani si stanno allontanando dal disegno globalista. L’élite liberale, nonostante si sia dimostrata incapace di gestire l’emergenza Covid, vuole comunque usare questa cosa (e lo stato di emergenza) per rimanere ai vertici.

Tutto questo sembra piuttosto un’ “agonia liberale” e personalmente penso che il Grande Reset sia affogato.

Questo anche perché se le restrizioni occidentali e lo stato di emergenza sono usate dall’élite liberale per mantenere il potere e per difendere il globalismo, la Russia e la Cina hanno dimostrato che delle giuste misure di contenimento del virus possono essere usate però solamente per i propri interessi sovrani (contrari al globalismo): misure simili ma con visioni diverse.

L’Italia è stata la più sfortunata di tutti perché ha scelto il peggior Presidente possibile. Non immagino nessuno peggio di Draghi.

Quest’ultimo non porta nessuna promessa con sé, ma è uno che sta lì per garantire il puro status quo.

E questa è la cosa più spaventosa: non cambiare niente – nelle tendenze di oggi – è il delitto più grave.

Draghi incarna perfettamente l’èlite liberale.

Nonostante il Grande Reset sia sostanzialmente fallito, comunque, è chiaro che alcuni territori siano ancora sotto il controllo dell’élite liberale.

Quest’ultima che, insieme ai monopoli tecnocratici che non si sottopongono a nessun potere politico, hanno usato l’emergenza coronavirus da un lato per mantenersi al potere e dall’altro per cercare di rafforzare la propria influenza ed il loro dominio.

Al Grande Reset, però, si oppone il “Grande Risveglio”. E questa fase, iniziata da poco, si sta sviluppando come una guerra tra due visioni contrapposte.

In concreto, le popolazioni da un lato e l’élite liberale dall’altro.

Questa non sarà una guerra tra nazioni, ma una guerra – in Europa ed in tutto il mondo – tra la popolazione che è per il Grande Risveglio, e le loro élite che sono per il Grande Reset.

Se parliamo del ruolo della Russia in questa guerra civile, essa sarà dalla parte del Grande Risveglio anche se i tentacoli del Grande Reset ce li abbiamo ancora dentro; ad esempio, il nostro Gref (Herman Gref, Presidente di Sberbank, il principale gruppo bancario del Paese, ndr) sarebbe come il vostro Draghi. La differenza fondamentale è che noi lo abbiamo lasciato dov’è, mentre voi l’avete messo a capo della Banca Centrale Europea e ora alla testa del Governo italiano.

L’influenza globalista dentro la Russia è molto forte ed è presente soprattutto nel potere economico: se l’anima della Russia è col Grande Risveglio, per le questioni più concrete non è interamente così.

Quindi la Russia è in una posizione di “neutralità ostile” verso il Grande Reset e anche questo è già un buon segno.

Per noi ortodossi, il Grande Reset significa il progetto dell’Anticristo. Dunque, tutti quelli che sono davvero contro l’Anticristo sono dei santi. E la Russia di Putin ha quasi preso la posizione di leader in questo circolo dei santi che sono contro l’Anticristo.

In generale, va sempre tenuto presente che nessuno puo’ risolvere questo problema se non le persone stesse. Se un italiano o un francese non si rialzano contro il male globale che ha il volto di Draghi o di Macron, nessun altro lo farà per loro. Non importa se siano pro Le Pen o Mélenchon, ad esempio; l’importante è muoversi contro Macron.

Questo vale anche per gli statunitensi: se non si rialzeranno e non difenderanno la loro identità, nessun altro lo farà per loro, nemmeno Putin.

Questa è una lotta dell’umanità contro l’anti umanità. Nonostante il mostro globalista stia affogando, ci serve – a maggior ragione – l’aiuto di tutti perché venga definitivamente sconfitto.

In questa lotta, pure una persona da sola (anche andando contro la famiglia o il fratello, come dice il Vangelo) potrà cambiare la bilancia del mondo. Anche un piccolo granello puo’ fare la differenza.”

  • Quali sono i segnali di questo fallimento globale?

“I segni del fallimento dell’élite globalista li vediamo, ad esempio, nel frenetico ritiro degli Usa dall’Afghanistan, così come dalla Siria. I talebani hanno dato un calcio in culo alle armate invincibili nordamericane che ritirandosi hanno lasciato il caos generale: ovunque esse vanno, infatti, non portano più ordine ma soltanto distruzione.

Ad esempio, tutti quegli Stati post sovietici ai quali gli Usa hanno promesso di dare assistenza, in cambio hanno perso la propria integrità territoriale.

Gli americani non possono più essere i possessori del mondo e la loro politica è inadeguata sotto ogni aspetto.

Questi sono i segnali più evidenti di questo fallimento.

Dunque, anche se i globalisti riescono ancora a mantenersi al potere, essi non hanno nessuna idea seducente per le persone; possono usare la paura e spaventare tutti, possono introdurre il Green Pass e mettere le telecamere di sorveglianza ovunque, ma non offrono nessuna idea di futuro.

Ad esempio, se guardiamo i film americani incentrati sul nostro prossimo futuro, essi finiscono tutti male. Non c’è futuro, come in “Mad Max” ed altre pellicole. L’idea, infatti, è sempre la stessa: moriranno tutti o sopravviveranno in pochi ma in malo modo, magari come uomini rettili totalmente disumanizzati.

Quindi, come possiamo vedere chiaramente, i globalisti non hanno alcuna idea di futuro e le civiltà senza un’idea di futuro sono civiltà in agonia, come sempre lo sono state.

Essi cercano di rimanere al potere con i denti, stringendolo forte con le mani, ma il potere gli sta sfuggendo ugualmente.

Un altro esempio è la Cina: la volevano sottomettere, ma è uscita dal loro controllo.

Il PCC (Partito Comunista Cinese) ha resistito e non è stato annullato. Anche Pechino cerca dunque di proteggere la propria identità.

E Putin sta facendo lo stesso fin dall’arrivo al potere nel 1999, quando ha iniziato (ed è riuscito) a rimettere la Russia sulla propria strada: quella della sua identità.

In conclusione, è possibile affermare che nel futuro emergeranno sempre più poli a livello mondiale e dunque i globalisti stanno fallendo e ora sono in agonia.”

  •  Aleksandr Dugin è portatore di una nuova idea di futuro: in cosa consiste la “Quarta Teoria Politica” e che tipo di società aspira a costruire?“E’ la teoria che mette in dubbio l’universalismo eurocentrico (occidentalocentrico): la storia contemporanea europea si basa sull’idea di essere l’avanguardia dell’umanità. Il concetto è quello di ritenersi il centro dell’umanità e non soltanto una delle parti di essa. Secondo questa ottica, tutte le società devono seguire questo unico modello. E quando non lo fanno, vengono in qualche modo costrette.L’ideologia occidentale si basa sul razzismo di due tipi: quello territoriale e quello temporale.

    Dal punto di vista territoriale, l’Europa si considera come il fulcro e tutti gli altri sono considerati come quei popoli non civilizzati che devono adeguarsi.

    Il razzismo temporale invece dice che tutto ciò che è nuovo è buono, mentre tutto il vecchio è cattivo. L’idea del progresso si basa sul razzismo contro il proprio passato.

    Non solo, tutti gli altri popoli del mondo vengono visti come dei barbari, e anche la storia passata dell’Europa stessa (rispetto a quella contemporanea), come il medioevo, deve essere vista come inferiore.

    In questo clima, si sono formate le tre grandi teorie politiche: il comunismo, il fascismo e il liberalismo.

    E tutte queste teorie politiche sono alla loro base razziste, come dimostra benissimo John Atkinson Hobson.

    Quindi tutti e tre, e cioé il liberalismo che mette in cima l’individuo, il comunismo la società, e il nazifascismo la Nazione, sono ideali europei e intrinsecamente razzisti (sia temporali che territoriali).

    La Quarta Teoria Politica scarta questa visione del mondo eurocentrico (nella più ampia accezione del termine) e dice che non esistono:

    • La gerarchia tra le società.

    • La contrapposizione Occidente – Oriente

    • La contrapposizione Moderno – Antico. Ad esempio, anche la società medievale aveva le sue cose belle (in primis non era totalitaria), così come le società non europee di oggi.

    Quando parliamo di costruire un futuro diverso, dunque, dobbiamo superare queste tre ideologie antiumanistiche e razziste (come dimostrato anche da Hannah Arendt), questi tre totalitarismi.

    La principale caratteristica dell’età contemporanea è il totalitarismo.

    Tra queste tre ideologie ci sono ovviamente delle differenze, ma quella più grande è che solo il liberalismo è rimasto in piedi, mentre le altre due sono tramontate.

    Rimanendo l’unico attore in campo, il liberalismo incarna tutto questo doppio razzismo.

    L’oggi ci dimostra che il mondo di Orwell “1984” non era la faccia del comunismo ma quella del liberalismo. Il mondo di Orwell non viene dall’Oriente mistico ma dall’Occidente liberale.

    A dimostrazione dell’eurocentrismo dilagante, poi, basti vedere che per demonizzare i loro oppositori, i liberali li chiamano fascisti o comunisti (secondo loro è un’offesa, ma che rimane sempre nell’alveo delle creazioni occidentali) e non possiamo dire niente contro il liberalismo se non vogliamo essere additati come comunisti o fascisti. Se non è totalitarismo questo!

    Bene, tutto ciò accade perché la politologia si basa solo su queste tre ideologie.

    E noi non possiamo criticare in pieno il liberalismo se rimaniamo incatenati a queste tre ideologie eurocentriche, che hanno una base razzista “comune”, e che non possono dare risposte alle vere necessità del mondo.

    La Quarta Teoria Politica ci dice di prendere le tre teorie precedenti – create dagli occidentali e realizzate in giro per il mondo – e di gettarle nel sacco della spazzatura. Ma da sole, non ci finiranno mai e quindi dobbiamo spingercele noi.

    Siamo noi che dobbiamo far rialzare tutta l’umanità contro l’Occidente.

    La Quarta Teoria Politica ci dice come noi russi possiamo vivere: possiamo vivere costruendo la nostra monarchia russa. Ma lasciando liberi gli altri popoli di vivere come meglio credono.

    Il mondo islamico può vivere sotto le regole musulmane mentre la Cina sotto le regole del confucianesimo.

    Ancora, in India da sempre ci sono le caste e non possiamo nasconderle sotto la pseudodemocrazia.

    Dobbiamo riconoscere e ammettere come vivono le varie società ed è in questo senso che possiamo trovare anche persone in Occidente che supportano la Quarta Teoria Politica.

    Ma lì in Occidente c’è un grave pericolo: se rinunciassero al liberalismo potrebbero cadere di nuovo nel comunismo o nel fascismo.

    E per non cadere in tutto ciò, devono accettare la Quarta Teoria Politica, cioé ammettere tutta la varietà delle culture e delle civiltà, senza “obbligarsi” al progresso tecnologico (come se fosse per forza il destino di tutti) oppure che la parità di genere sia insieme alla tecnologia avanzata il solo e unico modo di progredire per l’umanità.

    Anche l’Occidente deve saper recuperare i propri valori, accantonando le ideologie che l’hanno ridotto così agonizzante: comunismo, fascismo e liberalismo.

    Oggi, invece, se non sei un liberale tendi a dover essere cancellato, proprio come un semplice canale eliminato da you tube che viola la loro policy aziendale. Dunque la “Cancel Culture” è una chiara dimostrazione del volto del totalitarismo liberale.

    Come sostenitori della Quarta Teoria Politica, abbiamo capito che il comunismo ed il fascismo vengono adesso utilizzati soltanto per far avanzare il liberalismo.

    Noi proponiamo di risvegliarsi ed utilizzare la Quarta Teoria Politica in tutte le culture. Non esiste quindi un futuro unico per tutto il mondo ma ogni cultura si costruisce il proprio e lo fa grazie alla propria storia, alle proprie tradizioni, alla propria religione.

    Ognuno deve trovare il proprio modello.

    Dunque, mondo multipolare creato dai seguenti poli: Eurasia e mondi musulmano, europeo, africano, americano. Questo è il multipolarismo.

    Tra tutte queste civiltà, ovviamente, anche se si baseranno sulla Quarta Teoria Politica, ci potranno essere più o meno unità e collaborazione o più o meno screzi.

    Grazie alla Quarta Teoria Politica, comunque, si risolve l’annoso problema dell’altro che è sbagliato perchè non rispecchia i canoni occidentali; egli è invece da considerarsi semplicemente diverso e, proprio per questo, merita il nostro rispetto.

    La percezione occidentale dell’altro come identico, o come inferiore, è sbagliata: esso andrebbe invece considerato semplicemente come un altro e basta.

    La Quarta Teoria Politica si basa infatti sulla valutazione positiva dell’altro; noi sappiamo di non essere cinesi, ma nemmeno i cinesi vogliono farci assomigliare a loro. Questo principio andrebbe applicato a tutti e magari noi russi sceglieremmo lo zar, la religione e qualcos’altro tipo la vita contadina.

    Quindi noi russi sceglieremo ciò che vorremo, senza dover subire i diktat di nessun altro: né dei musulmani, né dei commissari europei. Quando dovremo fare questa scelta storica, non faremo entrare nessuno nelle nostre faccende.

    E con la Quarta Teoria Politica noi raccomandiamo a tutti di fare così, seguendo questo “metodo”.

    Anche l’Europa dovrà scegliere ciò che gli piace ma a condizione di non ritrovarsi di nuovo regole prescritte dall’ élite come la democrazia liberale ed i diritti umani occidentalocentrici: ad esempio, se vi piace il pensiero LGBTQI+ prendetelo e usatelo, ma non obbligate noi ad interiorizzarlo.

    La Quarta Teoria Politica dice che tutti possono e devono costruire il proprio mondo basato sui propri valori. Quindi, dobbiamo negare il liberalismo e le altre due ideologie eurocentriche: il comunismo e il fascismo.

    La Quarta Teoria Politica è un invito ad una “creatività libera” verso il proprio futuro.”

     

    ALEKSANDR DUGIN (Mosca, 1962), filosofo e sociologo. Fondatore della scuola geopolitica russa e del Movimento Eurasiatico. Dugin è considerato uno dei più importanti esponenti del pensiero conservatore russo moderno in linea con la tradizione della corrente filosofica, politica e letteraria degli slavofili. Dugin è dottore in Sociologia e Scienze Politiche, PhD in Filosofia e Sociologia. Per 6 anni (2008 – 2014) è stato a capo del Dipartimento di Sociologia delle Relazioni Internazionali nella Facoltà di Sociologia dell’Università Statale di Mosca. È autore di oltre 40 libri. Dal 2018 insegna all’Università Fudan​ di​ Shanghai. Attualmente è anche direttore artistico del Teatro dell’Arte di Mosca.

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