Cosa succede alla giustizia italiana?

Il famigerato e temutissimo Modello 45

rittico della Giustizia: La Giustizia. allegoria della Giustizia

Intervista Avv. Vincenzo Ciravegna del foro di Asti, difensore dei diritti fondamentali e dell’Ambiente nei territori della Provincia di Cuneo e limitrofi

a cura dell’Associazione Nazionale di Consumatori PROVITEM ONLUS

Provitem: perché hai deciso di andare in pensione proprio adesso?

Avv: dopo 30 anni, prima come polizia locale di vigilanza Faunistico Ambientale della Provincia di Cuneo e poi quale Avvocato, purtroppo constato che ogni iniziativa legale e ogni segnalazione alle Autorità competenti, per quanto possa essere minuziosa e corredata di prove certe, rimane priva di efficacia.

P: è solo questo il motivo?

A: no, la motivazione di fondo è legata a1 timore che attualmente pavento per l’incolumità delle persone a me più vicine poiché sono sicuro che dietro gli illeciti ambientali si celano ramificate associazioni a delinquere che con ogni mezzo, sono disposte a raggiungere i loro scopi illegali con contatti e appoggi anche nelle pubbliche istituzioni.

P: ma perché adesso e non prima?

A: qualche tempo fa, nutrivo una flebile fiducia che perseverando nelle segnalazioni e nelle azioni legali, qualcuno si sarebbe mosso e gli autori degli illeciti prima o poi, venissero fermati dalla giustizia, ma adesso ho perso ogni speranza perché le stesse azioni legali che ho intrapreso, nonostante fonti di prova inoppugnabili, tranne in qualche raro caso, mi sono state ritorte contro da alcuni magistrati di vari Tribunali e dalle forze dell’Ordine.

P: In che senso?

A: nel senso che la magistratura mi accusa di calunnia per talune denunce che ho presentato contro alcuni vertici dei tribunali dove ho affermato la nuda e cruda verità con prove indiscutibili, e questo solo perché toccare certi argomenti oppure enti pubblici, è cosa che dà fastidio e anche se cosa vera e sotto gli occhi di tutti, ‘non si deve dire’. In vertenze civili poi, taluni Collegi giudicanti ‘nel nome del Popolo italiano” per conto del quale giudicano, utilizzano cavilli inesistenti e persino privi della minima logica pur dichiararmi soccombente e accollandomi onerose spese di giudizio a favore di legali delle parti avversarie. Questo è successo a me ma anche a molti clienti che avevo patrocinato in talune vertenze che mettevano in luce aspetti poco chiari ed intrecci di potere pubblico con quello privato, con evidenti conflitti d’interessi. Questo lo sai anche tu perché uno di questi miei patrocinati era anche socio della Provitem, un anziano disabile danneggiato e fatto ammalare fino a morte in questo modo delinquenziale.

P: Si ricordo, quel fatto rasenta l’incredibile e chiede ancora giustizia se esistesse in Italia, ci sono altri motivi però?

A: Certamente. Motivi riconducibili alle intimidazioni di stampo mafioso: sono ormai anni che ho la salute cagionevole per il mobbing nel precedente lavoro di Guardia della Provincia per la vigilanza Ambientale e delle difficoltà a far riconoscere le normative di legge avanti ai giudici, che ho incontrato in qualità di legale quando peroravo cause in cui l’interesse del mio cliente coincideva con quello collettivo. Recentemente sono oggetto di intimidazioni e danneggiamenti alla mia persona, a miei collaboratori e ai miei beni ricoverati in cascinali che mi ha lasciato mio padre e quelli di famiglia, presi di mira con furti, atti vandalici, incendi dolosi, appropriazioni a titolo dimostrativo di taluni beni di valore affettivo e gettati nelle discariche, e lungo le strade in cui quotidianamente transito poiché costoro intendono dimostrare che nulla temono e nulla può fermarli. Le vetture di mia proprietà hanno subito la stessa sorte: danneggiate, fracassate, tagliati i pneumatici più volte e rese inservibili nelle ore notturne da bande di teppisti in preda all’alcool e alle droghe.

P: ma non hai denunciato questo?

A: certamente, con decine e decine di denunce e querele che sono rimaste lettera morta.

P: in che senso lettera morta?

A: nel senso che nessuno della Magistratura le ha prese in considerazione, oppure archiviate o ancora, catalogate nel Modello 45 del registro penale, ossia in quella sezione del registro dove vengono iscritte le segnalazioni trasmesse all’Autorità inquirente che dopo averne preso atto, soggettivamente cataloga come notizie di episodi non costituenti reato, nonostante le denunce indicassero precise e documentate violazioni delle leggi penali.

P: cosa vuol dire soggettivamente?

A: questo è un discorso procedurale, cioè in breve sostanza, una denuncia o una querela sporta da un privato cittadino arriva all’ufficio del Pubblico Ministero competente per territorio e dal tenore letterale della denuncia stessa, il magistrato PM che la riceve, se non individua norme penali violate, la classifica come segnalazione descrivente fatti non costituenti reato e viene relegata in archivio senza alcun avviso al denunciante. Certe volte i magistrati requirenti più scrupolosi coinvolgono in tale procedura il Giudice delle indagini preliminari come da legge, ma l’ho visto fare in rari casi.

P: ma questo si può fare?

A: si può fare nei casi ove davvero non sussistano reati poiché l’azione penale è obbligatoria. Purtroppo tale adempimento obbligatorio di legge, l’ho visto fare in casi ove vi erano conclamate violazioni delle norme penali e soprattutto ho notato che spesso l’applicazione di tale procedura del modello 45, viene utilizzata come prassi abituale quando una denuncia è scomoda per qualcuno ‘ben visto’.

P: ma quello che dici è di una gravità estrema

A: sì ma sono in grado di provarlo altrimenti non l’avrei mai pubblicamente affermato come tanto più grave è il fatto che una delle circostanze che ha inciso in modo determinante ad abbandonare ’il campo” e cessare l’attività è quella che nell’ultimo furto subito in un mio cascinale, i malviventi oltre spaccare tutto per dispetto e defecarmi al centro di una stanza, hanno esploso alcuni colpi d’arma da fuoco contro una parete e ciò non può che seriamente preoccuparmi, non tanto per me ma come predetto, per l’incolumità delle persone a cui sono affezionato. Infatti, coloro che durante i furti e atti fraudolenti si portano seco le armi da fuoco, qualora si trovino in difficoltà, non si limitano a sparate solo contro le pareti.

P: non sei mai riuscito a capire chi possa aver fatto tutti questi furti e danneggiamenti?

A: nutro vari sospetti ma rimangono meri sospetti; purtroppo come anche tu hai constatato, ogni volta che esco di casa vengo pedinato da ignoti e balordi con auto, furgonette e ciclomotori che oltre effettuare manovre azzardate innanzi alla mia auto per cercare di creare incidenti stradali o farmi deragliare fuori strada, si fanno lecito di fermarsi a lato strada, gridare al mio passaggio insulti e con il telefono cellulare, avvisare loro complici circa il tragitto che sto percorrendo o gli scempi ambientali che sto fotografando sul territorio. Illeciti che documento fotograficamente per fornirli come prova alla tua associazione o come rilievi fotografici nelle vertenze legali. Pertanto è ovvio che mediante un monitoraggio illecito continuativo ad opera di psicopatici di tal fatta, altri balordi possano agire indisturbatamente nei loro dispetti e rappresaglie a mio danno. Se ben ricordi in un’occasione di alcune settimane fa che tornavamo assieme dal Tribunale di Cuneo, un soggetto che scendeva da un’auto ferma sul lato strada opposto, al nostro passaggio ha improvvisamente lanciato innanzi alla nostra auto un grosso disco metallico tipo quelli degli erpici dei trattori agricoli che roteava avanti alla nostra vettura. Abbiamo evitato l’urto sterzando bruscamente su un lato ma è stato un caso fortunato altrimenti finivamo fuori strada.

P: eccome ricordo quell’aneddoto. Questo aspetto contrasta addirittura con le libertà inviolabili del cittadino previste dalla Costituzione. Tanto continuano indisturbati poiché nessuna autorità competente fa mai nulla.

A: lo so bene, questi dispetti da anni continuamente si ripetono all’infinito, ed è uno dei fattori che ha fatto morire prematuramente l’anziana zia e altri.

P: come sarebbe?

A: si, la zia aveva novantadue anni ma tranne i normali acciacchi dell’età è morta di crepacuore nella vana attesa che le Autorità prestassero rimedio e facessero cessare tale putiferio. Come sai la zia aveva appartamento nella stessa casa in cui abito e al piano sopra dello studio legale, è stata perfettamente lucida fino alla morte ed era da anni che mi incaricava di scrivere e denunziare tutti questi descritti fatti alle Autorità ed in pratica aveva scritto a tutti ivi compreso il Presidente delle Repubblica. Nessuno però ha mai mosso nulla, anzi in una causa la Corte di Appello di Torino l’ha pure condannata alle spese privandola del patrocinio a spese dello Stato nonostante avesse la pensione mensile poco superiore ai 700 Euro. Ella era da anni che nonostante i miei ripetuti inviti si rifiutava di uscire da casa anche se ci tenesse tantissimo a visitare ancora una volta i terreni in campagna appartenuti al suo defunto padre ed il piccolo frutteto storico in cui si recava con questi da bambina. Non c’è più stato modo di smuoverla fuori di casa, aveva smesso di uscire da alcuni anni perché quando l’accompagnavo in auto nella sua banca a ritirare la pensione o per banali commissioni nei negozi si terrorizzava quando oziosi e stolti ci pedinavano e tagliavano la strada per poi sopraggiungere repentinamente nel momento che eravamo in attesa e iniziavano a intonare deliranti discorsi o monologhi con espliciti riferimenti a vicende passate di famiglia o private della zia o facendo cenno a vicende legali trattate nel mio studio.

P: ma non hai mai avvertito il tuo Ordine forense che vi erano in giro dei ciarlatani che parevano conoscere le vicende trattate nello studio? La privacy di uno studio legale è importantissima

A: avvertito? Avvertito è un diminutivo, diciamo pure che sull’argomento e su tale questione, oltre alle denunce, ho scritto veri e propri fiumi di inchiostro non solo al locale Consiglio de1l’Ordine ma anche al Consiglio Nazionale Forense, al Collegio di disciplina, alla Cassa forense. Tutto inutile, nessuno ha mosso nulla: come per altri casi, la compianta zia è morta per la immotivata inerzia delle Autorità che neppure si sono mosse nel momento che ho denunciato atti di sfregio alla sua fotografia apposta sulla lapide subito dopo la sepoltura, infatti con un pennarello, dei farabutti si sono fatti lecito di colorarla con baffi e scritte tanto che ho dovuto sollecitare l’impresa funebre di applicare celermente la fotografia con cornice definitiva.

P: si ma l’Ordine è il primo organismo che deve tutelare gli iscritti, d’altro canto la quota annuale la pagate.

A: a mio sommesso avviso, ora come ora gli Ordini e Collegi professionali non hanno più ragione di esistere e se non aboliti andrebbero fortemente limitati a livello nazionale.

P: perché questo?

A: il discorso è lungo ma cercherò di essere sintetico: lo Stato continua a predicare da tutte le parti di facilitare il lavoro ai giovani ma a me pare che, almeno a livello nazionale gli organismi professionali facciano l’esatto contrario poiché in virtù degli albori di un lontano passato dove vi erano pochi che studiavano dopo la scuola dell’obbligo, chi diventava libero professionista in qualsiasi settore metteva da parte vere e proprie fortune. Questo era dovuto ad assenza di concorrenza, ma adesso che ci sono tanti laureati, tali organizzazioni professionali sembrerebbe si siano tramutate in lobby per cercare in tutti i modi di salvaguardare gli interessi, non della totalità degli iscritti, ma di quelli con maggior peso’ ossia, una cerchia ristretta di professionisti affermati e ben collocati nei ranghi del potere pubblico oppure privato.

P: sei sicuro di quello che dici?

A: non c’è bisogno ulteriore sicurezza basta volgere lo sguardo ai fatti notori, gli Ordini cercano affannosamente mediante agganci politici di ottenere competenze riservate a discapito dei professionisti iscritti ad altri Ordini o Collegi che trattano materie simili; mediante appoggi in parlamento cercano di ottenere vantaggi mediante le cosiddette leggi ad personam, ma quando le competenze o i vantaggi vengono ottenuti, mediante regole interne o sperequate fanno in modo che l’avvocato singolo o sconosciuto non possa fruirne o possa fruirne con molte difficoltà; nel contempo istituzionalizzano incompatibilità assolute e tassative di coloro che intendano esercitare la professione. Quindi con tale metodologia larvata ed invisibile, chi è figlio di titolari di studi affermati ha ogni vantaggio, mentre chi come me e come tanti è un piccolo studio individuale di una sconosciuta cittadina, fa fatica a coprire le spese per tirare avanti l’attività. Negli ultimi anni decine di ragazzi e ragazze hanno abbandonato la professione per assenza di guadagni.

P: ma i fatti notori di cui hai parlato quali sarebbero?

A: ve ne sono molteplici ma elenco i più eclatanti: nel 2012 tramite il presidente del Senato on. Schifani veniva riformata la professione forense e venivano apposte incompatibilità nell’articolo 18 della legge di riforma che prima non esistevano o erano più limitate. Incompatibilità insuperabili e prive di senso logico e pratico come proibire l’iscrizione a più ordini professionali, tanto da interrogarsi se l’articolo 1 della Costituzione ove afferma che l’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro fosse stato ancora in vigore. Inoltre inserivano una disposizione transitoria in spregio ad ogni diritto acquisito secondo cui i ritenuti incompatibili, avevano un termine di soli tre anni per eliminare l’incompatibilità pena la cancellazione. La disposizione saltò all’ultimo grazie a diverse istanze elaborate dal sottoscritto e firmate anche da altri giovani avvocati e trasmesse al Presidente della Camera che riportava in parlamento la mia osservazione eliminando la disposizione che veniva considerata incostituzionale. Ancora: il Consiglio Nazionale Forense poco dopo, fu pesantemente multato dal presidente dell’Antitrust dott. Pitruzzella poiché aveva predisposto un codice deontologico con incompatibilità e restrizioni ingiustificate in materia di pubblicità degli studi legali. Circa due anni fa lo stesso Consiglio Nazionale forense fu ‘decapitato’ anche del suo presidente poiché i consiglieri avevano varato un regolamento o una delibera interna con cui istituivano la possibilità di rinnovo di un terzo mandato per tali cariche dove la legge ne prevede due soltanto.

La nuova legge per la professione forense prevedeva nuove competenze per gli iscritti e il sottoscritto apriva un Centro di assistenza agricola, è uno sportello locale per elaborazioni legali e fiscali delle imprese agrarie; che viene dato d’emblée se un professionista è agronomo ma se sei avvocato per ottenere l’abilitazione devi effettuare una lunga ed articolata procedura nonostante che gli adempimenti da effettuare in nome e per conto delle imprese assistite, siano basati principalmente sull’osservanza di leggi comunitarie e nazionali di recepimento.

P: e gli altri Ordini professionali?

A: non so a livello locale ma gli altri ordini professionali cercano di prevaricare gli altri liberi professionisti allo stesso modo del Consiglio nazionale forense, Il Consiglio dell’Ordine nazionale dei Commercialisti a quanto risulta nel1’ultimo decennio, è stato già sospeso due volte dal T.A.R, nel 2013 e nel 2021 poiché a quanto sembrerebbe, i componenti avrebbero dovuto decadere per limiti temporali e nominare un commissario mentre auto-prorogavano indebitamente la loro permanenza in carica. Un altro esempio: i Consulenti del Lavoro hanno varato un regolamento interno ai sensi del quale chi è intenzionato ad effettuare la pratica professionale deve obbligatoriamente iscriversi come tirocinante in uno studio di Consulenti del Lavoro iscritti nello specifico albo nonostante la legge nazionale 11/1979 preveda che gli adempimenti del Consulente del lavoro li possa effettuare anche l’avvocato o il commercialista; inoltre chi intenda effettuare la pratica professionale possa svolgerla anche presso lo studio di questi ultimi senza necessariamente effettuarla presso un Consulente del lavoro.

P: ma come è possibile che un regolamento interno di un Organismo pseudo-pubblico sia più efficace di una disposizione di legge?

A: da quanto ne so io detti regolamenti sono approvati dal Ministero della Giustizia mediante una sorta di ‘visto’ ma sarebbe il Ministero medesimo che dovrebbe per primo rimandarli al mittente per contrarietà alla normativa dello Stato; tuttavia spesso ho constatato con rammarico che pure i Decreti Ministeriali stessi a volte contengono disposizione contrarie alle leggi. Purtroppo negli ultimi tempi, siamo in presenza di una miriade di disposizioni con cui il legislatore, continuamente impegnato a rincorrere il maggior numero possibile di ’poltrone”, si spoglia spesso della sua attribuzione principale che è quella di correttamente legiferare delegando nel dettaglio ai vari Ministeri o ai direttori di questi o di Enti nazionali tipo l’Agenzia delle Entrate, di regolamentare su determinate materie o aspetti specifici delle medesime. Questo risulta un’arma a doppio taglio e a lungo andare si rivela un vero e proprio Handicap perché delegare la facoltà ‘in bianco” di emettere disposizioni con efficacia vincolante per la collettività ad una ristretta cerchia di soggetti o ad uno solo di essi, per autorevole che il delegato possa essere, forse potrà risultare soluzione più rapida che non una legiferazione parlamentare ma può costituire pericolo per i diritti delle categorie di fascia più debole ovvero con meno influenza politica o più lontane dalle sale del potere.

P: ma le varie Autorità nazionali a garanzia dei diritti non adottano provvedimenti contro questi fatti?

A: per quanto riguarda l’Antritrust finchè è rimasto il dott. Pitruzzella come Presidente, le segnalazioni avevano seguito, poi sempre meno sino ad arrivare a risposte del tutto negative anche per evidenti violazioni alla normativa di concorrenza. Per quanto riguarda le altre Autorità di garanzia come quella a tutela della Privacy o all’IVASS per la vigilanza sulle compagnie di assicurazioni o l’anticorruzione o ancora la banca d’Italia, ho scritto molte volte a tutela dei miei clienti ma senza ottenere alcun risultato concreto e ricevendo risposte del tutto ‘pilatesche’.

P: una soluzione da adottare secondo te?

A: i vari Ordini, Collegi professionali, registri di liberi professionisti, sono troppi e oltre agire come lobby nei modi sopra descritti, incidono gravemente sui costi pubblici, pertanto se non abolirli del tutto, io li limiterei a tre o quattro al massimo: uno per le professioni        sanitarie, l’altro per le professioni legali- economiche, altro per le professioni    tecniche ma sotto la vigilanza di un’Autorità statale che veramente vigili scevra da pressioni di vario tipo. Poi abrogherei le varie incompatibilità assolute e viceversa sarei severo sulle incompatibilità derivanti da conflitti di interesse. Infine questi pochi organismi professionali, le suddividerei ciascheduno in sezioni a seconda della delle tipologie dei titoli di studio ma darei la possibilità agli iscritti in una sezione, mediante corsi o esami, di poter ottenere le attribuzioni o parte delle attribuzioni professionali esercitabili dagli iscritti in un’altra sezione ed anche la possibilità di iscriversi in diverse sezioni in modo aprire il più possibile il mondo del lavoro ai giovani o a coloro i quali abbiano voglia di impegnarsi nelle libere professioni. Tuttavia una riforma così radicale dovrebbe coinvolgere anche il sistema scolastico  e universitario in quanto adesso vi sono una miriade corsi di studi e di facoltà similari ed i giovani laureati che escono, nel momento che devono affrontare un esame di abilitazione alla professione, si addentrano in un vero e proprio ginepraio poiché a seconda “dell’umore del momento” del preposto al1’Ordine professionale, il titolo di studio viene reputato idoneo oppure non idoneo per iscriversi all’Ordine stesso e a nulla valgono lettere o specifiche informative sul titolo di studio stesso poiché viene arrogantemente risposto: “fai ricorso al TAR”. Alle Università e al Ministero in primis incorre l’obbligo di prevedere e riconoscere percorsi di studio abilitanti a sostenere l’esame di Stato presso diversi ordini professionali e non viceversa creare ulteriore confusione oltre quella che già abbondantemente esiste sull’argomento. D’altro canto le leggi sono “interpretate“ in modo diverso a seconda di chi sta dietro una pubblica scrivania: già adesso in talune professioni per alcuni adempimenti il cliente risulta legittimato a farsi assistere da liberi professionisti appartenenti a Ordini diversi, e perché allora non prevedere l’iscrizione ad un secondo diverso Ordine con un mero esame integrativo senza affrontare nuovamente l’intero iter. Un esempio che di primo acchito mi viene in mente è quello dell’Ordine dei Geologi che al fine di sostenere l’esame di Stato per l’esercizio della professione, prevede solo lauree in geologia anche se chiamate in modi diversi. A mio sommesso avviso potrebbe iscriversi a detto Ordine anche un laureato in agraria o in ingegneria ambientale o altro qualora dimostri con l’esito positivo di un mero esame integrativo di averne le capacità. Poi a mio avviso l’esame di Stato stesso presso gli Ordini mi lascia sempre più perplesso. In altre nazioni non è previsto.

P: queste tue idee innovative mi sembra che possano funzionare e concedono ampio spazio ai giovani, ma con l’aggiornamento continuo come si può conciliare?

A: nonostante sia mascherato dal fine di tutela del diritto della collettività dei cittadini di potersi rivolgere al bisogno, ad un libero professionista che sia “aggiornato”, gli aggiornamenti professionali come i vari patentini e i vari corsi di aggiornamento in tutti i settori, sono scivolati in un businnes destinato ad alimentare un mondo settore del lavoro e dei servizi ove gira parecchio danaro ma in realtà dove nulla o poco viene prodotto; quindi un costo da affrontare per le imprese e i professionisti. Mi spiego meglio: la ‘meravigliosa idea“ dell’aggiornamento professionale continuo come le vaie mediaconciliazioni in materia legale civilistica e i vari patentini abilitativi di sicurezza sul lavoro, sono nate oltre circa un decennio fa in un momento di profonda crisi economica del paese. Pertanto sono state create con l’intento di aggiornare” i professionisti e le imprese ma con il più surrettizio di creare lavoro e entrate economiche con burocrazia senza produzioni tangibili o risultati finali concreti. Tuttavia qualsivoglia libero professionista a cui sia commissionato un incarico, deve necessariamente effettuare uno studio preventivo su tutti gli aspetti in cui l’incarico si potrà sviluppare e solo dopo aver effettuato ciò, potrà dar corso alla relativa esecuzione; il professionista che non faccia questo e dia corso al mandato alla cieca è già tagliato fuori in partenza in quanto non è un libero professionista ma un improvvisato. Comunque io punterei sugli aggiornamenti in telematico al pari delle lezioni nelle facoltà universitarie on-line e lascerei ampio spazio a colui che si aggiorna circa la selezione della materia trattata nelle lezioni di aggiornamento in modo che il libero professionista possa specializzarsi nelle materie a lui più congeniali. E avrei molto altro da dire sull’argomento.

P: un’ultima domanda, esistono già gli studi multidisciplinari se non sbaglio

A: Si ma la normativa adesso è alquanto confusionaria. Comunque, salvo le associazioni di liberi professionisti, la normativa principale di riferimento risulta l’articolo 10 della L. 2012/183, tuttavia la formulazione di tale articolo è imprecisa e lascia ombre di dubbio, però giustamente prevede la presenza nella compagine sociale di una minoranza di soci non iscritti ad albi professionali ordinistici ma li prevede per non meglio specificate prestazioni tecniche”. L’ultimo comma dell’articolo di legge stabilisce che la società può avere ad oggetto l’esercizio di diverse attività professionali, pertanto le cosiddette prestazioni tecniche del socio non iscritto ad un Ordine sono riconducibili alle attività tecnico-professionali extra ordinistiche effettuate da quest’ultimo tipo: l’amministrazione di condomini o professioni similari quali il disbrigo pratiche burocratiche per conto di imprese o terzi. Questo perché un socio non iscritto ad un Ordine in una società professionale può effettuare come prestazione tecnica solo un’attività siffatta. Sulla falsariga di detta disposizione la legge professionale forense 247/2012 è stata modificata nell’intervento della legge di concorrenza del 2017 aggiungendo un articolo estenso agli avvocati con la possibilità di effettuare società multidisciplinari ma come al solito l’intento del legislatore è stato storpiato. Subito dopo l’intervento della legge di concorrenza infatti, magicamente il legislatore ha apportato un ulteriore modifica all’articolo stesso snaturandone la finalità di concorrenza e di nuove aperture professionali, ovvero: la società può essere costituita anche da avvocati e altri soci iscritti a diversi albi professionali ma è stato aggiunto che la denominazione societaria deve tassativamente contenere la formula “Societa tra avvocati” e con due ulteriori postille è stato aggiunto che il volume di affari della società è assoggettato al calcolo della Contribuzione da versare alla Cassa di Previdenza degli avvocati e la Cassa di previdenza stessa è legittimata a varare un regolamento in cui siano previste le modalità dichiarative di riscossione e le relative eventuali sanzioni per garantire la riscossine stessa. A mio sommesso avviso, quindi, queste ultime disposizioni sono state varate con l’apposito intendo di compiacere gli organismi di vertice degli avvocati e rendere inefficaci i fini di apertura del mercato del lavoro volute dal precedente legislatore nella legge di concorrenza perché quest’ultimo intendeva dar la possibilità di creare società professionali miste tra professionisti appartenenti a diverse categorie professionalt ma avendo finalmente potuto raggiungere detto obbiettivo sempre inviso dai vertici forensi, al primi cambiamenti politici, il risultato retrocedeva quasi al punto di partenza. Retrocedeva mediante l’introduzione di dette disposizioni veramente assurde in quanto se la società è multidisciplinare, non vi è alcun senso che sia denominata necessariamentesocietà tra avvocati , Poi      ancora: se è multidisciplinare con  commercialisti o ingegneri   o altri professionisti il volume d’affari societario di cui questi ultimi ne hanno contribuito alla realizzazione come può essere calcolato per la contribuzione della sola Cassa Forense, difatti, la pensione i soci non avvocati da chi la percepiranno, non di certo dalla Cassa Forense a cui non sono iscritti. L’articolo di legge, adesso come adesso, risulta una accozzaglia di disposizioni eterogenee e profondamente in contrasto tra loro ma con una precisa finalità lobbistica: ovvero quella di voler scoraggiare chiunque e qualsivoglia altro professionista diverso a effettuare società multidisciplinari con gli avvocati.

P: un rimedio

A: dovrebbero essere le magistrature supreme a porre rimedio a queste storture ma visto che i provvedimenti da parte di queste ultime contro i vertici forensi si sono rivelati sempre blandi, dipendesse da me computerei tutti i disagi e i danni alla collettività che una disposizione cosi aberrante ha cagionato per poi imporre un risarcimento direttamente in capo a coloro che si sono fatti lecito tramutarle in legge o in capo al funzionario ministeriale che ha approvato regolamenti o decreti consimili.

P: sull’argomento, sui notai cosa ne pensi?

A: La figura del notaio libero professionista a cui lo Stato delega funzioni certificative esiste in moti paesi europei, però in Italia i notai sono a numero chiuso con rischi di cartelli sui prezzi e rischi di possibili accordi o linee guida predisposte dai notariati di stipulare con formule troppo vincolate o restrittive taluni atti a pregiudizio delle richieste dei cittadini e delle imprese, io sarei propenso ad estendere la concorrenza ad altri liberi professionisti, oppure ad abolire proprio la figura del notaio libero professionista e istituirne una pubblica che autentichi firme o raccolga il pubblico atto ove le rispettive parti potranno eventualmente farsi assistere da liberi professionisti che ne curano i carteggi e gli elaborati in modo da rendere più rapide e celeri le stipulazione e le trascrizioni degli atti pubblici stessi. D’altra parte questa figura di notaio pubblico è vigente nel nord Europa e per taluni atti già adesso le funzioni notarili sono esercitate dal Segretario Comunale o dal cancelliere del Tribunale civile del settore denominato Volontaria giurisdizione. Quindi se si vuole veramente semplificare la burocrazia si potrebbe benissimo nominare una figura pubblica ove i rispettivi professionisti qualora li incarichino, assistano le parti negli atti proprio come si fa nei tentativi di conciliazione obbligatoria in sede di giustizia civile.

P: tornerei brevemente all’ambiente e cosa proponi di fare affinché si evitino disastri ambientali non solo in Piemonte ma nella globalità del territorio.

A: in Italia chi vuole impegnarsi seriamente e singolarmente si addentra in un ginepraio da cui non ne esce più e ci rimette personalmente per tutte le legittime ragioni che possa avere. In Italia inoltre vi è poca coscienza collettiva perché di solito i cittadini si astengono nel prendere posizioni e dall’esprimersi in pubblico contro gli autori dei fatti anche se vengono lesi interessi pubblici o l’ambiente circostante viene danneggiato, poiché solitamente la maggior parte della gente critica ma fa buon viso innanzi a chi detiene il potere. Abbiamo già constatato di persona che quando vi è da raccogliere le firme per una petizione collettiva a tutela di beni pubblici tutti a parole si dichiarano favorevoli ma poi, per un motivo o per l’altro, si defilano.

P: ma effettuare compagne mediatiche?

A: ho già spedito decine e decine di lettere informative a tutte le testate giornalistiche, ne hanno pubblicato una o due al massimo e da parte di piccoli rotocalchi settimanali locali aventi direttori più autonomi e slegati dal potere politico. In Italia è così, la libertà di stampa è un diritto sacrosanto ma se cerchi di pubblicizzare informazione su certe cose nessuno ti ascolta e nessuno pubblica nulla.

P: speriamo in un futuro migliore

A: io mi ero messo in campo direttamente prima come operatore di vigilanza e mi hanno mobbizzato con abusi talmente gravi da rassegnare le dimissioni, poi come avvocato patrocinando questi primari interessi di natura collettiva ma le stesse Autorità che avrebbero dovuto aiutarmi sono state le prime che mi hanno dato contro. Basta così, ci ho già rimesso troppo in salute, in beni economici, in reputazione poiché questi balordi pur di apparire agli occhi dell’opinione pubblica come persone oneste, si sono fatti lecito non solo di criticarmi in tutte le sedi ma addirittura di calunniarmi con invettiva, critiche e diffondendo notizie infamanti. Adesso oltre me sono pronti a danneggiare le persone a cui sono più affezionato e i loro legittimi interessi e proventi economici.

Le azioni legali dirette sinora, si sono rivelate troppo pericolose per me e per chi mi sta intorno. Dovevo ascoltare il suggerimento di mio padre che aveva insistito tanto che dessi le dimissioni prima dal1’Ente Provincia e intraprendessi la professione anche stabilendomi oltrealpe. Lui temeva per la mia incolumità e mi aveva suggerito di licenziarmi al più presto poiché quando ero in organico nella vigilanza avevo scoperto fatti troppo allarmanti.

P: traffici di che tipo?

A: rifiuti tossici smaltiti di notte sotto i terrapieni dell’Autostrada Asti- Cuneo, negli scavi dell’ospedale Alba-Bra in allora appena iniziato e altre cose di pari gravità. Anzi occultando opportunamente il   nominativo  del collega cofirmatario, ti fornisco copia di un verbale di sopralluogo effettuato ai tempi, ne ho molti altri che avevo fotocopiato di nascosto. Verbali e annotazioni di cui negli archivi della Provincia è stata cancellata ogni traccia. Non li ho ancora prodotti tutti perché quelli scritti con calligrafia di un collega che in quel periodo veniva di pattuglia con me sono stati rinnegati addirittura da questa persona, perché dopo il fatto, in una serata di molti anno fa era stato misteriosamente aggredito senza alcun motivo in un bar qui nei dintorni da una torma di teppisti giunti improvvisamente nel locale e mai identificati. Questo ti fa già capire che giro strano e malavitoso gravitasse intorno a quelle opere pubbliche. Molte altre persone che in allora avevano assistito a strani episodi adesso affermano di non ricordare nulla in merito. D’altro canto chi in allora aveva denunciato o dichiarato aver assistito a fatti strani, è morta mediante l’insorgere di improvvise malattie fulminanti, in incidenti stradali dalla dinamica sospetta oppure si è suicidato per motivi inspiegabili. Le dichiarazioni di queste persone le avevo raccolte tutte, una ad una ma probabilmente, dopo averle consegnate presso L’ente Provincia sono finite nelle mani sbagliate.

P: caspita sembra un film di Hitchcock

A: purtroppo non lo è perché siamo in presenza di aggregazioni criminali, il Presidente del Tribunale di Asti ha dichiarato scandalizzato nell’anno 2019 che ad Asti vi erano processi di criminalità organizzata, qui la criminalità di stampo mafioso si è radicata a Torino già nel primo dopoguerra e nel boom economico degli anni ’60 si è allargata nei territori circostanti a macchia d’olio. Ricordo che nell’anno 1984 o 1985, ero adolescente e con gli amici volevamo recarci in una grossa discoteca denominata “Dixie” dislocata sulla strada che collega la cittadina di Alba con Asti; noi ragazzi avevamo solo i ciclomotori e in allora gli interni erano più rigidi che attualmente, quindi abbiamo atteso che venisse la primavera per poter raggiungere la discoteca in ciclomotore ma abbiamo rinunciato ad andarci perché nel contempo avevamo saputo che era stata data alle fiamme in modo doloso. Le discoteche in allora erano frequentatissime e girava parecchio danaro, eludevano alla luce del sole tutte le norme di sicurezza, di somministrazione degli alcolici, quelle relative alla SIAE, quelle fiscali e tributarie, il personale era per la maggior parte in nero e in diversi casi le sostanze psicotrope venivano spacciate all’interno dai buttafuori stessi ma nessuno ha mai toccato le discoteche. Gli operatori delle pattuglie delle Forze dell’Ordine entravano, si recavano al bar a bere qualcosa e poi uscivano senza mai contestare alcun abuso anche se erano evidenti e commessi innanzi a loro. Alcuni ragazzi avevano tentato di sporgere denuncia perché picchiati dai buttafuori senza motivo ma arrivati nella locale Caserma, furono dissuasi con l’intimidazione da parte dell’operatore di Polizia di minacce di controdenunce e con la paventata ipotesi che qualora avrebbero denunciato i fatti, non sarebbero mai più entrati in quel locale. Nelle società che gestivano le discoteche avevano partecipazioni tante persone: politici, titolari di grossi concessionari d’auto, imprenditori facoltosi, alti funzionari pubblici per interposta persona, ecc..

P: Si funzionava così, ma mi sa che non è mai cambiato nulla.

A: terminato detto ‘eldorado“ o contemporaneamente, è iniziato quello del traffico dei rifiuti e dello sfruttamento illecito dell’ambiente ed io che ho tentato di oppormi hanno cercato di annientarmi e umiliarmi su tutti i fronti. Come si sta ripetendo adesso per i diritti fondamentali e dell’Ambiente che cercavo di difendere. Tutti gli illeciti che ho denunziato, sia in qualità di operatore di vigilanza che di avvocato andrebbero portati a conoscenza degli organismi UE e internazionali di questa costante omissione da parte delle Autorità italiane a reprimere un fenomeno che non solo pregiudica l’ltalia ma diametralmente contrario a quanto l’Europa ha sempre raccomandato agli stati membri tramite Direttive, Regolamenti e quant’a1tro.

 

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