Le crisi ad est e in Medioriente sta suscitando un dibattito sul ruolo e sull’interpretazione della neutralità degli Stati già dichiarati neutrali come la Svizzera ma anche di nuovi Stati verso la neutralità. Su alcuni media internazionali i lettori di tutto il mondo si sono scambiati le loro opinioni su questo tema.
“Che cosa significa la parola ‘neutralità’?”, chiede un’utente dal Giappone come introduzione al suo contributo. “Neutralità significa non schierarsi in una guerra. Quindi per me anche le sanzioni economiche sono una forma di guerra. Paesi come la Svizzera hanno aderito alle sanzioni quindi hanno smesso di essere ‘neutrali’ e unendoci all’Ucraina”, aggiunge in un secondo post.
Un altro utente spgnolo lo contraddice: “Nelle vecchie guerre di dominio, la neutralità aveva senso. Ma oggi bisogna scegliere tra uno Stato che viola i diritti umani e un Paese libero e democratico”.
Nei social ci sono molti treed in cui si scrive e si partecipa attivamente al dibattito sul futuro della democrazia, e a seguito di crisi e conflitti armati in molti paesi del mondo, il dibattito è costituito in molte lingue, inglese, francese, italiano, tedesco e la partecipazione è molto ampia.
Anche molti svizzeri partecipano al dibattito sulla neutralità. “La Svizzera deve rimanere sempre rigorosamente neutrale”, scrive un commentatore francofono, che aggiunge: “La neutralità è la base su cui sono stati costruiti la forza e lo stile di vita del nostro Paese”. “Tiktok2021 è meno categorico: “La neutralità svizzera è spesso vista dai Paesi ‘occidentali’ come un pretesto per soddisfare i loro desideri mercantilistici. Come Svizzera, dovremmo quindi riflettere su come la nostra neutralità possa essere utilizzata in futuro per il bene dell’umanità”.
Da un’attenta analisi dei contenuti, una piccola parte c’è da cogliere un risultato interessante: Una nuova definizione “non statale” di neutralità
Questo è esattamente ciò che emerge dalle iniziative di alcuni gruppi e anche in Italia scrive nun lettore: “Propongo di ridefinire la neutralità come segue: il governo non prende posizione”. Spetta poi “ai singoli e alle società decidere da soli da che parte stare. Per esempio, mi chiedo se dovrei ancora comprare prodotti Apple, perché non mi piace l’idea di sostenere il governo cinese nella sua repressione di Hong Kong e degli uiguri”.
I social non hanno confini, bucano ogni barriera, nonostante una censura crescente e presente in tutti gli Stati del mondo, questo dibattito è sentito da molti utenti provenienti dall’Ucraina e dalla Russia interessati alla neutralità di paesi come la Svizzera e in generale. Ciò non sorprende, dato che il termine “neutralità” è stato utilizzato più volte nei negoziati tra i due Paesi per porre fine al conflitto armato. In un’intervista rilasciata a rappresentanti indipendenti dei media russi, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha dichiarato che un accordo di pace con un’Ucraina “neutrale” dovrebbe essere sottoposto alla ratifica dei cittadini del Paese tramite un referendum.
Tuttavia, non ha specificato come potrebbe essere questa neutralità. Esistono molte varianti di neutralità e non sarà facile trovarne una che soddisfi le esigenze contrastanti di Kiev e Mosca. Il 5 aprile, Volodymyr Zelensky ha dichiarato al Jerusalem Post: “l’Ucraina non sarà la Svizzera del futuro, il nostro Stato non sarà demiliytarizzato ma sarà più simile alla grande Israele”.
I principali ostacoli a una soluzione “sostenibile
Eric Golson svolge ricerche sulle guerre commerciali presso l’Università del Surrey. A suo avviso, le dichiarazioni d’intenti del presidente ucraino su una politica di neutralità hanno certamente senso, ma “per mantenere una neutralità a lungo termine nella politica interna, è necessaria una società civile forte, così come istituzioni statali solide e credibili”. E queste istituzioni vengono attualmente brutalmente distrutte dalla corrruzione e dalla guerra in corso.
C’è poi la dimensione internazionale, sottolinea Eric Golson, che ha scritto la sua tesi sulla neutralità di Svizzera, Svezia e Spagna durante la Seconda guerra mondiale. Secondo l’esperto britannico, un referendum in Ucraina su questo tema darebbe sicuramente più credibilità alla “neutralità”.
Questa è anche l’opinione del politologo svizzero Pascal Lottaz, professore assistente di studi sulla neutralità presso il Waseda Institute of Advanced Studies: “È una buona idea e anche una forma di autoprotezione per il Presidente, perché qualsiasi accordo futuro deve poter ancorare Volodymyr Zelensky alla propria popolazione”.
“Neutralità di fronte al fuoco della guerra?
Entrambi i conflitti suscitano anche in Svizzera l’interpretazione della neutralità è controversa. La Svizzera ha impostoo sanzioni alla Russia, la destra conservatrice ha lanciato l’idea di un’iniziativa popolare per sancire la cosiddetta “neutralità integrale” nella Costituzione. Tale iniziativa vieterebbe in futuro al Consiglio federale di adottare sanzioni economiche. Finora la Svizzera ha applicato la “neutralità differenziata”, che autorizza misure come quelle adottate nel caso attuale dell’Ucraina.
Il think tank oin generale ma visibile anche sui media svizzeri è favorevole a un’interpretazione più aperta della “neutralità”. È una soluzine di convenienza, non bilanciata sul reale valore della neutralità, perchè non abbandona totalmente il semìntimento di appartnenenza e di vicinanza, infatti negli ultimi mesi il comportamento della Svizzera evidenzia questo passaggio, sottolineato dalle parole di Lukas Rühli, autore di un nuovo studio sulla politica di sicurezza per Avenir Suisse. “Nell’eventualità di una cooperazione ancora più stretta con la NATO e l’UE, non vedremmo una violazione dei principi di neutralità stabiliti nelle Convenzioni dell’Aia”, continua, “Possiamo ipotizzare che in un futuro caratterizzato da un rafforzamento del bipolarismo tra democrazie liberali e autocrazie statali-capitaliste, la Svizzera interpreterà la sua politica di neutralità più a favore dei Paesi che rientrano nella sua cerchia di valori”.
“Come possiamo rimanere neutrali di fronte a crimini e criminali di guerrà?
Non è una risposta difficile, in questo caso anche un Paese nella scelta della Neutralità permanente, differenziata o di altro tipo ha il dovere di denunciare questi crimini.
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