Maestro, cos’è Musica&Parole?
E’ un progetto culturale. Si tratta di organizzare degli eventi, delle semplici serate, in cui si alternano dibattiti con la Musica. I dibattiti saranno vari, di varia natura. Si parlerà di attualità, questioni sociali, tematiche particolari come razzismo e la violenza sulla donna, tematiche importanti che apparentemente nulla hanno a che fare con la Musica eppure, in qualche modo, vi è sempre un collegamento con il mondo dell’arte. Accanto a queste tematiche ovviamente vi sarà arte di qualsiasi genere: si affronterà la letteratura e la poetica, la pittura, la scultura e naturalmente curiosità sul mondo musicale. Si parlerà dei compositori che si eseguiranno, si farà conoscere un lato della musica e dei musicisti spesso sconosciuto al pubblico.
Come e quando nasce l’idea di questo progetto?
L’idea specifica nasce in Luglio quando ho lavorato con Ilaria Rocco alla pubblicazione, su Sovranità Popolare, della sua poesia “Figlio della Terra”. Con Maurizio se ne parlava già da prima, volevamo creare qualche progetto culturale, ma non avevamo mai pensato all’impostazione ne al volto che tale progetto potesse avere. Ilaria ci ha aperto un mondo con la sua poetica perché ciò che vogliamo fare noi è esattamente ciò che lei fa nelle sue poesie. Lei parla, attraverso l’arte, di problemi giornalieri, di questioni sociali, di tematiche importanti. I dibattiti che faremo noi lei li tratta poeticamente, Figlio della terra ne è una prova evidente. Quindi da lì è nata l’idea. Ma non immaginavamo che si sarebbe concretizzata, non era nei piani. Il tutto si è concretizzato nel mese di Novembre. La sua pubblicazione ha avuto un notevole successo, se ne parla ancora oggi, ho risentito tempo fa dei colleghi al quale avevo mandato l’articolo quest’estate e dopo così tanto tempo mi hanno chiesto proprio di quella poesia facendomi osservazioni anche interessanti, stimolanti, e solitamente non accade che si parli di una pubblicazione per così tanto tempo quindi sicuramente il giornale, Maurizio e Musica&Parole, vorrà dedicarle una serata anche perché ciò che si cerca di costruire è un qualcosa che in Italia manca, ossia la meritocrazia. I talenti vanno sostenuti, stimolati e chi ha questo tipo di talento, chi pratica un’arte così nobile merita la giusta attenzione.
Vi saranno molte giovani donne coinvolte nel progetto?
Ci saranno molte figure femminili coinvolte, assolutamente sì. Alle prime due serate avremo Stefania Montonati. Maurizio mi ha telefonato qualche giorno fa chiedendomi se conoscessi qualche direttrice donna da coinvolgere e quindi prossimamente si affronterà la direzione d’orchestra dal punto di vista femminile. Questo è importante perché ancora oggi spesso certi mestieri vengono classificati come forzatamente mestieri “maschili”, vedi la direzione d’orchestra, mentre abbiamo chiari esempi, nel mondo intero, che non è così. Solo che è più facile chiudere gli occhi e nascondere l’evidenza piuttosto che valorizzare la realtà e questo fenomeno secondo me rappresenta pura ignoranza o arroganza, oltre al fatto che probabilmente molti godono di complessi di inferiorità legati al sesso. Quindi naturalmente ci saranno delle donne al centro del progetto, si cercherà di abbattere certe barriere, l’arte, la cultura non ha confini!
Lei ha messo in musica la poesia della Rocco! Anche quello è da intendersi come Musica&Parole?
Bella domanda…al quale credo di non saper rispondere. Mi fu fatta un’intervista, pubblicata su Sovranità Popolare credo nel mese di Novembre, dove parlai praticamente solo di questa composizione. Naturalmente vi è un rapporto tra musica e testo, anche perché, come spiegai in quella intervista, mi sono posto in una posizione diversa rispetto a quella del semplice lettore e ho musicato un aspetto della poesia del tutto personale, certo, ma con un assoluto legame al testo. Mi sono posto non nel banale lettore che legge la poesia e finita lì, ma nella posizione di colui che vive la poesia. Ilaria, lì, parla all’umanità dell’umanità, parla delle paure, delle sofferenze, dei problemi sociali che vive una qualsiasi persona, evidenziando i difetti della persona umana ma ancor di più illuminandone i pregi e i punti di forza e dando dei sacrosanti consigli di vita. Mi ricorda un po’ Verdi, le opere verdiane parlano all’uomo dell’uomo, quindi…riavvolgendo il nastro, non è una poesia da leggere ma da applicare nella vita, la musica che ho tentato di scrivere ricalca questo aspetto. Credo sia la base su cui Musica&Parole nasce, parlare del quotidiano attraverso l’arte.
Le prime due serate su cosa saranno impostate?
Il tema principale della prima serata sarà “l’ostinato nel tempo – parte prima”, abbiamo creato delle puntate con cadenza mensile su questo argomento. Il dibattito sarà una sorpresa. Affronteremo vari autori in particolare la figura specifica di Barbara Strozzi, musicista particolare e anche qui, come vede, la figura femminile è al centro ma anche perché la tematica affrontata nel dibattito sarà incentrato sul mondo femminile. Questa è stata una decisione assai interessante dei miei colleghi. Nella seconda serata si parlerà di J.Sebastian Bach. Serata unica.
Qual è l’importanza di questo progetto?
Musica&Parole serve per diffondere cultura e sensibilizzare il pubblico sulle varie tematiche. Per i miei colleghi musicisti sarà importante perché questo progetto è tutto affidato ai giovani, sono loro i protagonisti. Sono loro al centro della scena, esecutori, molto spesso anche protagonisti nell’affrontare i dibattiti ed è un’opportunità ai ragazzi di approcciarsi con altre realtà. Sovranità Popolare non mette a disposizione solo un giornale e già quella è una fantastica occasione perché essere intervistati, avere un articolo dedicato è già molto soddisfacente, ma vi sarà l’opportunità di essere registrati, di avere una ripresa audio e video dell’esecuzione il che per i musicisti può essere fondamentale. Il tutto sarà trasmesso in streaming sui vari social e si sta lavorando per avere una collaborazione con canali televisivi, piano piano si aggiungeranno novità strada facendo.
Come può relazionarsi la Musica con altre tematiche differenti, lontane dalla musica?
Ma in realtà nessun argomento è lontano dall’arte. Nella mia idea non si tratta solo di affiancare una tematica all’arte musicale ma anche alle altre nobili arti. In ogni caso le faccio un esempio pratico. Innanzitutto si parte dal tema che si vuole affrontare, prendiamo come esempio il tema dell’omosessualità. Cosa suonare? Di che artista parlare? In realtà la musica è piena di compositori omosessuali che hanno fatto la storia. Tchaikovsky, Chopin, Brahms, Ravel e molti molti altri. Erano omosessuali o comunque bisessuali
Facendo un esempio concreto di chi potremmo parlare nello specifico?
Parliamo di Schubert, ad esempio. E’ stato probabilmente il compositore che soffrì maggiormente la sua omosessualità. Eduard von Bauernfeld, commediografo, fu il primo a parlare di Schubert come uno a due facce e a tentare di spiegare come ciò potesse aver condizionato la sua fortuna. Le leggo un documento.
Si riporta una lettera del Bauernfeld: “Schubert era in un certo senso una doppia natura, l’allegria viennese congiunta e nobilitata da un tratto di profonda malinconia. Poeta nell’intimo e, di fuori, quasi una specie di gaudente, come persona naturalmente veniva giudicato da quel che appariva all’esterno”
- A Ferdinand Luib, 24 Novembre 1857
Il motivo della doppia natura, che ricorre frequentemente nelle testimonianze degli amici, sembra assumere una sorta di imbarazzo nel ricomporre il mosaico della personalità di Schubert. Su alcuni aspetti venne stesa una sorta di protezione, se non di omertà; soprattutto su uno: la condotta di vita in rapporto alle inclinazioni sessuali. Ancor prima che la sua omosessualità si manifestasse, Schubert fu attirato dalle compagnie maschili. Agli uomini maturi finì col preferire compagni più giovani, con i quali condivise beni materiali e immateriali; non esitando a cercare sfogo alla sua sensualità in rapidi amori, fuori dalla consuetudine, anche a prezzo di maldicenze e gelosie. Schubert pagò, però, l’appartenenza a questo circolo con l’emarginazione e con l’isolamento. Anzi, fu quasi una delle cause principali della sua mancata affermazione nella città di Vienna. Schubert fu sedotto da un certo Franz von Schober. Il rapporto che si creò fra i due amici fu subito intensissimo e divenne con il passare del tempo molto serio, per certi aspetti addirittura tragico. Per ben tre volte i due condivisero non solo appartamenti, ma anche progetti artistici sempre più ambiziosi. Il loro rapporto andò sicuramente oltre l’amicizia: fu amore e di fatti, nei periodi di lontananza, si scambiarono lettere appassionate o scherzose, ammiccanti, nostalgiche e reciprocamente incoraggianti. Nell’agosto 1817, però, furono costretti a separarsi. La madre di Schober, preoccupata dai pettegolezzi che circolavano sulla loro convivenza, impose al figlio di lasciare Vienna. Il 24 Agosto Schubert dedicò un Lied al suo amico: Abschied (addio), fu la prima e unica volta che compose musica su un proprio testo e, inoltre, con la Sinfonia Incompiuta è l’unica composizione in Si minore. La separazione da Schober fu un trauma che gettò Schubert nello sconforto. Fu costretto a ritornare nella casa paterna e c’è da specificare che le condizioni familiari di Schubert erano drastiche. Con il padre aveva un rapporto che si può paragonare a quello che vi era tra Kafka e suo padre o tra Leopardi e il padre Monaldo. La madre morì molto presto. Era il dodicesimo figlio, ma solo quattro fratelli erano vivi alla sua nascita e uno, Josef, morì nel 1798. Dopo di lui arrivarono altri due figli maschi che morirono in tenera età e una figlia nel 1801. Questa vicenda di nascite e di morte fu un’esperienza che incise in maniera acuta sulla sensibilità di Schubert, abituandolo precocemente a una familiare consuetudine con le cerimonie dei battesimi e dei funerali. Nel periodo dopo Schober il numero di lavori incompiuti crebbe enormemente, come se Schubert si bloccasse a metà strada per una caduta della volontà e dell’interesse. La vita iniziava a prendere una strana traiettoria, come se perdesse di valore e di senso; questo stato d’animo era aggravato dalla diminuzione dell’autostima. Temeva di non riuscire più a comporre e si sentiva un musicista fallito. Schubert morì a causa di una malattia, probabilmente di natura venerea, nel 1828 in Novembre, a soli 31 anni.
Mi ha appena parlato, in pochi minuti, di una possibile trama per una serata di Musiche&Parole.
No, le ho parlato di un collegamento tra il dibattito e la Musica. I Temi sono vari, l’omosessualità la si affronta a 360 gradi, considerando che ora siamo anche nel 2022 certi comportamenti ottocenteschi sono vergognosi. Inoltre si vede l’omosessualità come un crimine e io vorrei solo far notare che dopo due secoli ancora parliamo di Schubert, non di quei quattro cretini che probabilmente lo denigravano perché omosessuale, di Schubert, non della madre di Schober. La persona umana, l’artista, non ha nulla a che fare con l’orientamento sessuale. Quindi ci sono vari aspetti da curare e discutere nei vari dettagli. Anche la depressione, la poca autostima, la credenza di essere dei falliti sono tematiche importanti affrontabili e, come può vedere, collegabili all’arte musicale. E poi c’è il rapporto tra genitori e figli e in quel caso non si parla solo di Schubert, come può notare.
Si tratta quindi di sensibilizzare il Pubblico, conferma?
Assolutamente sì. L’arte non ha confini, non ha barriere, non conosce violenza. Quindi si tratta di discutere di tematiche importanti in rapporto con l’arte poiché è sempre e solamente l’arte, la cultura, a sconfiggere l’odio, la cattiveria, qualsiasi cosa che si identifichi come male. Noi umani siamo vulnerabili, possiamo peccare, l’arte no. Inoltre, non dimentichiamo che nelle varie serate avremo degli ospiti che interverranno nei dibattiti. Man mano che andremo avanti cercheremo di coinvolgere figure importanti di rilievo nazionale e internazionale del panorama artistico.
Chi sono i giovani musicisti coinvolti?
Per ora non li svelo, in modo che si presentino man mano che il progetto prosegue. Comunque Arrivano da ogni parte d’Italia, dalla Sicilia, Calabria e Puglia, da Napoli. Già nella prima sera ci sarà una ragazza siciliana, cantante, voce di mezzosoprano, una ragazza russa al liuto e un ragazzo pugliese alla tiorba, i nomi saranno svelati più avanti. Ci saranno musicisti barocchi, romantici ma vi sarà anche un genere popolare, avremo una band napoletana con la quale vedremo un’altra faccia della musica contemporanea.
Qual è oggi il suo ruolo nel progetto?
L’ho solo pensato, ho definito delle linee nelle quali si lavora, ma ora è tutto affidato ai miei colleghi e a Maurizio. Cerco di dare una mano a chi mi domanda aiuto, ho chiesto la collaborazione di amici e colleghi, ho dato dei suggerimenti per affrontare il progetto, sembro una sorta di direttore artistico che opera da lontano, non sono personalmente attivo nel progetto. Non suonerò, non affronterò i dibattiti e non sarò fisicamente presente alle serate anche perché ho lasciato la città di Milano. Quindi sono assolutamente fuori da tutta l’attività pratica. Al momento, mi godo lo spettacolo da casa e in ogni caso è soddisfacente vedere un progetto del genere realizzarsi.
Si svolgerà interamente a Milano?
Vi è l’idea di portare il progetto in giro per L’Italia, soprattutto al Sud, mi piacerebbe vederlo nella mia città natale. Ma un passo alla volta, si parte da Milano, presto vi sarà la possibilità di raggiungere Firenze per raccontare l’opera lirica nella città in cui il Melodramma nasce nel 600. In particolare si parlerà delle Nozze di Figaro di Mozart e poi piano piano si prosegue. Le strade importanti e lunghe si percorrono a piccoli passi, quindi per adesso limitiamoci ad augurare a tutti un grande in bocca al lupo e auguriamoci di divertici e far divertire e che questo progetto possa avere successo!
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