Dal fronte si ritorna a combattere nei luoghi del passato

A Mariupol per la prima volta attivato un corridoio umanitario congiunto con la Croce Rossa

Mariupol Croce Rossa

I corridoio umanitari sono attivi a Mariupol, 40 civili sono stati evacuati dall’Area di Azovstal. Sono 18 uomini, 14 donne e 8 bambini.I civili sono stati trafseriti con gli autobus verso Novoazovsk.

In più di una occasione. Il cammino verso i corridoi umanitari è stato intrapreso autonomamente, le testimonianze riferiscono di non essere stati informati dai militari nazionalisti di Azov sulla possibilità di uscire, perché i corridoi umanitari lo permettevano.

Alcuni civili, testimoniano che prima di abbandonare Mariupol gli ucraini abbiano fatto di tutto per lasciare la città completamente distrutta.

E’ risaputo, la guerra è un crimine ma anche una follia, come in altri conflitti, tra Russia ed Ucraina ci sono anche motivazioni territoriali, culturali e queste si riflettono all’interno dei nuclei separati. Il conflitto tende a separarli per le scelte di un padre e di un figlio. Succede a Mariupol, ci racconta il corrispondente Vittorio Nicola Rangeloni dalle pagine dei suoi social.

Oggi per la prima volta a Mariupol, è stato attivato un corridoio umanitario con il coordinamento congiunto con la Croce Rossa Internazionale.

“Qualche giorno fa di fronte all’Azovstal ho incontrato “Zio Vasya”, un miliziano che avevo conosciuto qualche anno prima. È un uomo sulla sessantina, combatte dal 2014, quando la guerra è arrivata nella sua Konstantinovka (attualmente sotto controllo di Kiev). Si era unito alle milizie popolari, rimanendovi anche nel giorno in cui il fronte è arretrato, dovendo lasciare la propria casa e la propria famiglia. “Lo bevi un bicchiere di vodka con me?” “Non mi sembra il caso di bere qui e ora”, gli rispondo, sorpreso dalla sua proposta. “Peccato”. Poi da un suo commilitone ho scoperto che il giorno prima di questo incontro, Zio Vasya è venuto a sapere che suo figlio, che non vede dal 2014, si trova all’interno dell’Azovstal. Combatte contro di loro, a poche centinaia di metri di distanza. “Nell’Azovstal sono rimasti coloro che non sono disposti ad arrendersi, a ragionare o a cercare un compromesso. In quell’acciaieria c’è il nemico: se noi non li distruggiamo, loro distruggeranno noi”.

Il fronte del Donbass è un brulicare di automezzi e tutto il giorno, le artiglierie vomitano proiettili ovunque e contemporaneamente o missili si distinguono tra le nuvole prima di colpire, una casa, un palazzo oppure un obiettivo militare. Le forze militari della DNR avanzano lentamente, in alcuni punti riescono a sfondare le linee dell’esercito ucraino. Ore di fuoco, ogni giorno le stesse scene e alla fine della giornata, la conta dei caduti, una media di 250 militari da entrambi le parti.

Sulle strade si muovono i mezzi militari, non sono manovre, a volte sono ripiegamenti e spostamenti di truppe e logistica. Da nord a sud e da est ad ovest, ponti distrutti costringono chiunque a lunghi percorsi e non è facile definire il fronte, non è una linea retta. Carri e cannoni vanno in direzione nord, verso la città di Slavyansk, una linea sottile di uomini ed armi quasi a comporre un semicerchio.

L’esercito della Federazione russa e la DNR avanzano e istituiscono capisaldi nella piccola cittadina di Krasny Liman. Queste soste sono dedicate ai feriti, ad un po’ di riposo per poi riprendere la battaglia.

Questa guerra, proprio in questa zona rivede pagine precedentemente scritte, tra il 2014 ed il 2016, l’insediamento di Nikolaevka, posizionato su una collina è un obiettivo strategico che guarda Slavyansk dall’alto. Nel 2014 si è già combattuto per quella collina, è incredibilmente vero, la storia si ripete. Tutto come una volta, anche il monte Karachum, da dove dominavano i nazionalisti ucraini, la ferrovia e la città di Slavyansk.ritorna ad essere evidenziato sulle cartine militari, entrambi gli schieramenti punteranno molto sulla sua conquista. Non lontano da Slavyansk, nella cittadina di Izum, inserta la sua sorte, caposaldo dell’esercito della Federazione Russa a seguito di un attacco notturno, dell’esercito ucraino, forti esplosioni vicino al quartiere generale, le notizie non sono certe, non ci sono ancora conferme, il generale russo Aleksander Dvornikov è rimasto coinvolto in questo attacco ucraino, forse è ferito, forse è morto. Inoltre e non è più un fatto raro, a seguito dei nuovi armamenti, l’assistenza dei consiglieri militari della Nato, l’esercito ucraino ha colpito direttamente nel territorio russo, notizie non precise, pare un sito collegato al Ministero della Difesa nella città di Belorod.

Più a sud, altro fronte ma le scene sono le stesse, si combatte a Ugledar, Velyka Novosyolka e Gulyaipol nella regione di Zaporozhye. L’intensità è lievemente diversa rispetto ad altre aree, ma qui è molto intenso il traffico di automezzi e logistica che raggiungono il fronte.

Non ci sono avanzamenti speciali qui, ma contemporaneamente alla macinazione del nemico, stiamo accumulando forze in diversi settori del fronte per uno sfondamento a nord. Al centro, in direzione di Si continua a combattere ad Avdiivka e a Marinka. I bombardamenti sono continui, artiglieria ed azioni dal cielo, di giorno e di notte. L’esercito ucraino resta nelle sue posizioni, dal Ministero della difesa ucraina non ci sono comunicati di azioni di controffensiva e le informazioni sono poche ma dal numero dei militari e dalle forze concentrate si sta consumando un massacro.

Gli unici strumenti per raccogliere notizie, testimonianze e dichiarazioni avvengono leggendo i messaggi di persone e conoscenti coinvolti nel conflitto per diverse ragioni. Da una volontaria ucraina (per sicurezza non riportiamo il nome) leggiamo i suoi post che raccontano la situazione dell’esercito ucraino in difficoltà e che le autorità non commentano e non informano. Alcuni militari ucraini, della 79° brigata aerea hanno pubblicato un videomessaggio in cui raccontavano di essere stati sconfitti dalle truppe russe vicino a Yampol e di come i loro comandanti li avevano abbandonati.

A questo punto si riscalda la propaganda, e parte lo scambio di dichiarazioni, smentite ed accuse. Se non sono chiari gli sviluppi di una battaglia, di una cosa siamo certi, è un massacro.

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