La strada per l’Aia è lastricata di richieste di genocidio a Gaza

La responsabilità dei media occidentali

17 Dicembre manifestazione per la Palestina. Parigi, Francia
Nessuno ha idea di quale sarà lo scenario del “day after” a Gaza. Il governo e l’uomo che lo dirige si rifiutano da tre mesi di affrontare l’argomento. Capire quale sarà invece lo scenario del “day after” per Israele è più facile: saremo trattati come lebbrosi, più odiati e perseguitati che mai.
Gli israeliani stanno vivendo in un film, in una bolla progettata dal corrispondente militare di Canale 12 Nir Dvori e dal portavoce dell’IDF Daniel Hagari. Non hanno idea di cosa stiamo lasciando dietro di noi a Gaza e di cosa si dice di noi nel mondo. Comandanti e soldati che combattono a Gaza parlano di una distruzione senza precedenti, di una totale mancanza dei limiti e della moderazione che avevano praticato in passato.
Parlano di una situazione in cui quando finalmente identificano un raro terrorista che emerge da un tunnel e fugge verso casa, semplicemente distruggono l’edificio con l’aiuto dell’aeronautica. Dopo che ce ne saremo andati – mi ha detto uno di loro – mostrare le foto del massacro del kibbutz di Be’eri non ci aiuterà a giustificare le nostre azioni. Yaroslav Trofimov, corrispondente senior del Wall Street Journal, questa settimana ha detto: “La parola ‘Gaza’ sarà ricordata negli annali della storia come la parola ‘Dresda’”.
Ci verrà presentato il conto. È una questione puramente strategica, che va oltre le questioni morali ed etiche (che peraltro, in una società avanzata, liberale e amante della vita, dovrebbero trovare spazio). Ma anche rimanendo sul piano del puro interesse israeliano, sembra che nella gerarchia politica o militare nessuno sia abbastanza saggio e coraggioso da fare in modo che anche questo problema venga messo sulla bilancia.
A questo proposito, è altamente ironico che la prima causa contro Israele presso la Corte internazionale di giustizia dell’Aja sia stata presentata proprio dal Sud Africa; loro ricordano ancora cosa significava essere una potenza regionale e persino nucleare, ricca e fiorente rispetto ai suoi vicini falliti, ma trattata come un’appestata e isolata.
Manifestazione solidarietà alla Palestina negli USA
La dettagliata denuncia sudafricana attribuisce a Israele e ai suoi atti “commessi e omessi” l’intenzione di realizzare un genocidio a Gaza e dà ampio peso (otto intere pagine) al clima che lo ha consentito e preparato.
Si tratta di un documento affascinante e deprimente, al di là dei cavilli e della prassi giuridica. Presenta dozzine di citazioni, commenti e azioni di israeliani ben noti, provenienti da una vasta gamma di ambiti. Benjamin Netanyahu, che ha parlato dell’estinzione di Amalek [ha anche affermato: “questa è una guerra tra i figli della luce e i figli delle tenebre. Proseguiremo la nostra missione finché la luce non vincerà l’oscurità: il bene sconfiggerà il male estremo che minaccia noi e il mondo intero”], appare accanto a Eyal Golan [cantante pop], che ha dichiarato su Canale 14: “Cancellate Gaza, non lasciate nessuno lì”.
Isaac Herzog, fotografato mentre autografa un proiettile di artiglieria [è il presidente di Israele: ha anche affermato: “C’è un’intera nazione là fuori che è responsabile. Questa retorica sui civili non consapevoli, non coinvolti non è assolutamente vera (…) e combatteremo fino a spezzare loro la spina dorsale”], è menzionato insieme alla pop star Kobi Peretz, che ha ballato con i soldati cantando “Bruciamo il loro villaggio, cancelliamo Gaza”. Il ministro dell’Agricoltura Avi Dichter, che ha dichiarato che Israele sta portando avanti la Nakba [la pulizia etnica del 1948] a Gaza, è presentato insieme al presentatore televisivo Yinon Magal, che ha partecipato con entusiasmo a un video in cui i soldati cantavano: “Sradicherò il seme di Amalek” e ha dichiarato che non esistono civili innocenti a Gaza.
Il documento continua all’infinito. Il ministro Amichai Eliyahu con la sua bomba atomica [ha poi anche dichiarato: “Il nord della Striscia di Gaza, più bello che mai. Tutto è stato fatto saltare in aria e raso al suolo, un autentico piacere per gli occhi”, e anche “dobbiamo parlare del giorno dopo. La mia idea è di assegnare appezzamenti di terreno [a Gaza] a tutti coloro che hanno combattuto per Gaza nel corso degli anni”] e le “riflessioni” del deputato Nissim Vaturi [che ha definito il 7 ottobre “una fortuna”, in quanto ha permesso a Israele di combattere contro Hamas]. Gli inquietanti tweet della parlamentare Tally Gotliv [che al parlamento israeliano ha affermato: “Senza fame e sete tra la popolazione di Gaza, non saremo in grado di reclutare collaboratori, non saremo in grado di reclutare intelligence, non saremo in grado di corrompere le persone con cibo, bevande, medicine, al fine di ottenere informazioni”] e le illusioni di sterminio di massa di Eliyahu Yossian [l’analista israeliano che ha detto che “non ci sono innocenti a Gaza”, nemmeno donne o bambini, e che l’esercito israeliano avrebbe dovuto uccidere 50.000 abitanti di Gaza nel suo attacco iniziale “a scopo di vendetta: zero moralità, il massimo di cadaveri”]. I sogni del ministro delle Finanze Bezalel Smotrich [che punta alla pulizia etnica dichiarando “Se a Gaza ci saranno 100.000 o 200.000 arabi e non 2 milioni, l’intera questione del “day after” sarà diversa”] e del ministro della Sicurezza nazionale Itamar Ben Gvir [“per essere chiari, quando diciamo che Hamas debba essere distrutto, significa anche coloro che festeggiano, coloro che sostengono, e quelli che distribuiscono caramelle sono tutti terroristi e anche loro devono essere distrutti”], e le fantasie del parlamentare Boaz Bismuth [“non dobbiamo dimenticare che anche i “cittadini innocenti” – il popolo crudele e mostruoso di Gaza – ha preso parte attiva… non c’è posto per nessun gesto umanitario”] e del parlamentare Galit Distal Atbaryan [secondo cui sarebbe “immorale” per l’esercito israeliano non mostrarsi “vendicativo e crudele”].
Il richiestissimo commentatore e conferenziere sul genocidio Zvi Yehezkeli è stato tralasciato, non si sa perchè. Il parlamentare Moshe Saada è arrivato tardi: la petizione è stata depositata un giorno prima che lui dichiarasse: “Oggi è chiaro a tutti che la destra aveva ragione riguardo alla questione palestinese, è semplice: ovunque tu vada, la gente ti dice ‘distruggeteli’”.
Questa immagine spaventosa di una società bestiale si è delineata davanti ai nostri occhi da quel sabato maledetto [il 7 ottobre]. La barbara invasione dei jihadisti musulmani, seguita da una folla di saccheggiatori assetati di sangue, ha posto a Israele una sfida molto difficile: come rispondere con il giusto livello di potenza strategica e deterrente, preservando allo stesso tempo un’ombra di umanità e la capacità di distinguere tra i terroristi e la popolazione in mezzo a cui agiscono; come sconfiggere i nostri nemici senza diventare come loro. Abbiamo completamente fallito in questa sfida, e il prezzo da pagare sarà doloroso.
Tratto da alcuni media israeliani.
La parti in parentesi ] sono tratte direttamente dalla denuncia di genocidio contro Israele presentata dal Sud Africa.
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