Biden voleva andare in Ucraina, poi a Kiev è arrivato il funzionario di più alto rango degli Stati Uniti, Nancy Pelosy, mentre Angelina Jolie rafforzava la campagna mediatica a favore dell’Ucraina, attraversando le strade di Kiev e regalando selfi e sorrisi. Quale messaggio hanno portato a Kiev?
Era necessario spiegare in cosa consisteva il finanziamento Usa pari a 33 miliardi di dollari e ribadire gli obiettivi annunciati dalla Casa Bianca per eliminare ogni ombre di retorica rispetto a quanto dichiarato dal segretario alla difesa. Gli Stati Uniti vogliono indebolire l’esercito russo e rovesciare Putin, non importa come, vogliamo vincere questa guerra oppure sostenere qualcuno che possa assassinare Putin.
Dal 24 febbraio ad oggi gli Usa hanno speso 50 miliardi di dollari per sostenere l’esercito ucraino, senza contare gli sforzi dei servizi segreti, l’uso dei satelliti privati e commerciali e sui fondi Biden ha dichiarato ancora la disponibilità di altri finanziamenti anche se il Congresso è arrivato quasi al limite, quindi è assolutamente prioritario, da parte degli USA, raggiungere gli obiettivi importanti, sul campo e a livello diplomatico.
Lo sforzo bellico ed economico degli USA in Ucraina è paragonabile a 4 anni di guerra in Afganistan ma con una grande differenza, l’esercito americano non ha sparato un solo proiettile.
La visita a Kiev è servita per togliere ogni retorica nelle dichiarazione di Biden e del segretario della difesa.
Gli Usa vogliono vincere questa guerra e sembrano essere disponibili a vincerla con qualsiasi mezzo, strategia militare, diplomaticamente e, giorno dopo giorno negli USA cresce la convinzione che questa guerra si può vincere anche se è una guerra per procura. L’America in Ucraina ha varcato la soglia, sia nel suo coinvolgimento a breve termine sia nel suo intento a lungo termine. Gli Stati Uniti sono stati inizialmente prudenti durante l’autunno e l’inverno, poiché la Russia, oltre ad avere la potenza nucleare è un paese con il potere di veto al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Non poteva colpire l’orso russo o provocare Vadimir Putin. Il 24 febbraio, il Segretario di Stato americano, Antony Blinken, ha affermato che l’obiettivo dell’America degli USA, era semplicemente sostenere il popolo ucraino.
La Casa Bianca, guidando una nuova coalizione di “nazioni di buona volontà” ha sanzionato la Russia – inizialmente prendendo di mira alcune banche, oligarchi, élite politiche, imprese di proprietà del governo e la stessa famiglia di Putin – al solo scopo di spingere Putin al ritiro dell’esercito russo, evitando così l’intervento armato. Il confronto diretto tra NATO e Russia è la terza guerra mondiale, qualcosa che dobbiamo sforzarci di prevenire”, come confermato dal presidente Joe Biden, all’inizio di marzo. In solo due mesi, il conflitto, con ramificazioni globali, si è rapidamente evoluto in una guerra per procura contro la Russia.
I funzionari statunitensi ora inquadrano il ruolo dell’America in termini più ambiziosi che rasentano o forse hanno già superato la linea dell’aggressività. L’obiettivo, sostenuto con decine di miliardi di dollari di aiuti, è quello di “indebolire” la Russia e assicurare che un’Ucraina sovrana sopravviva. Ma i soldi, come sempre finiscono e Biden ha chiesto, al Congresso 33 miliardi di dollari – per il nuovo sostegno militare, economico e umanitario – “Il costo di questa guerra non è basso”, i nuovi aiuti sono circa la metà dell’intero budget della difesa russa e anche più della metà del budget annuale del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti. Nei prossimi cinque mesi, gli aiuti statunitensi all’Ucraina raggiungeranno una media di duecento milioni di dollari al giorno. Continua il presidente Biden, “è un piccolo prezzo per ridurre il rischio di conflitti futuri con la Russia”
A bordo di un treno, durante un viaggio segretissimo, Biden e Zelensky faccia a faccia in cui si sono ripetiti e rimarcati gli obiettivi: “Vogliamo vedere la Russia indebolita nella misura in cui non può fare il tipo di cose che ha fatto nell’invasione dell’Ucraina”, “Non sappiamo come si svolgerà il resto di questa guerra, ma sappiamo che ci sarà un’Ucraina sovrana e indipendente sulla scena mondiale”
Martedì, il segretario alla difesa Austin ha riunito a Ramstein, i leader della difesa di oltre 40 paesi, oltre il quadro della NATO, per coordinare il sostegno all’Ucraina. Austin, un generale in pensione coinvolto nella guerra in Iraq e in Afganistan, ha annunciato la formazione di una nuova coalizione di “nazioni di buona volontà” che si incontrerà mensilmente per “intensificare” una campagna internazionale e per vincere “la battaglia di oggi e le guerre a venire.” Nel preparazione di ulteriori aiuti, Biden ha affermato: “Dobbiamo fare anche la nostra parte, guidando l’alleanza”.
Gli Stati Uniti sono profondamente coinvolti in questa guerra. La diplomazia tra Ucraina e Russia è bloccata, gli esperti USA considerano la prima partecipazione di Mosca ai colloqui di pace non credibile. La Russia ha rivendicato la Crimea meridionale, la regione orientale del Donbas e le terre lungo lo strategico Mar Nero.
Il crescente coinvolgimento degli Stati Uniti riflette anche ma sembrano delle questioni marginali, le pressioni politiche dei paesi ai confini o vicino alla Russia ed una analisi strategica che interpreta la volontà della Russia di non fermarsi, non viene considerato un eventuale errore di valutazione.
Nonostante la sconfitta e le risorse impiegate in 20 anni di guerra in Afganistan ed in Iraq, circa due terzi degli americani credono che gli Stati Uniti abbiano la “responsabilità morale” di fare di più per fermare l’uccisione di civili in Ucraina, lo conferma un sondaggio di Quinnipiac, pubblicato a metà aprile. In sintesi, gli americani esprimono indignazione solo quando si tratta di impegnare in guerra l’esercito americano.” Così ha dichiarato Tim Malloy, analista della Quinnipiac University. Solo il 19% degli americani crede che gli Stati Uniti dovrebbero fare di più anche se rischiano di entrare in una guerra diretta con la Russia.
Questa convinzione potrebbe presto essere messa alla prova. Il ruolo degli Stati Uniti si è evoluto, da una risposta reattiva alla guerra della Russia a un’affermazione proattiva della leadership e della leva americana. Forse per disperazione, il braccio di ferro con Putin è diventato più impegnativo.
Questa scelta strategica e volontà politica, da parte degli USA, di vincere a tutti i costi non solo è ingombrante ma molto pericolosa, ed errori di analisi non sono rari. I riflessi si vedono, il segretario della Nato Stoltemberg, per dare sostegno alle scelte USA contraddice il presidente Zelensky quando dichiara di essere disponibile al dialogo rinunciando alla Crimea, il segretario della Nato interviene così: “mai nessuna concessione, la Russia deve ritirarsi dalla Crimea e dalla regione del Donbass”.
Dovrebbe essere chiaro ora, questa è la guerra dell’America in Ucraina, Zalensky, per ora non può fare alcun negoziato, ora il presidente ucraino non è solo marcato dai nazionalisti e nazisti ucraini ma subisce una doppia marcatura, gli USA non mollano l’osso, per loro non ci sarà un’altra occasione storica per aggredire la Russia e non si poteva fare con la Finlandia oppure con la Polonia, la crisi in Ucraina è l’occasione storica per gli Stati Uniti.
Da altre parti del mondo, la Cina osserva, magari preoccupata ma impegnata a studiare tutte le mosse degli USA e della Nato, in modo particolare rispetto alle sanzioni, la modalità e la velocità di applicazione e le reazioni dell’Europa. Da una riunione straordinaria, esperti cinesi analizzano e sperimentano circuiti economici alternativi, fanno test di stress per verificare la solidità ed eventuali falle nel sistema bancario cinese. Il mondo sta cambiando velocemente e l’accaparramento delle materie prime, di ogni tipo è la corsa pazza, proprio per resistere ad una prossima crisi, alimentare, economica ed energetica.
Non è difficile ritrovare segnali e conferme, ed a tutti i livelli, anche l’ONU lancia segnali di difficile interpretazione, per la prima volta, dopo tanti anni, ed è un evento storico, i 5 riescono a definire una risoluzione superando il rischio dei veti: trovare una soluzione pacifica e aprire i porti, per riprendere la distribuzione del grano ed altri prodotti e quindi prevenire una sicura carestia alimentare.
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