Un nuovo sistema monetario per il mondo multipolare che avanza

la fine di un’epoca per il dominio di Washington sul sistema finanziario mondiale

La fine della società dei consumi americana

di Maria Luisa Visione

Come si riposizioneranno gli assetti geopolitici rispetto ai cambiamenti in corso del sistema finanziario? L’egemonia del dollaro è in battuta d’arresto, mentre si affaccia un globo multipolare all’orizzonte: il Quantum Financial System.

Da sempre il ruolo degli istituti bancari e delle banche centrali è stato primario nel funzionamento dei sistemi di pagamento, ricoprendo una funzione determinante in termini di sicurezza delle transazioni monetarie e finanziarie. Il nuovo mondo, invece, mette al centro l’intelligenza artificiale e compensa le transazioni in autonomia, in tempo reale e in totale sicurezza, attraverso l’utilizzo di network quantistici e crittografia.

Se fino a ieri la possibilità che un Paese potesse sganciarsi dall’ “influenza politica” delle banche centrali sembrava impossibile, gli eventi degli ultimi mesi hanno rimesso in discussione canoni ritenuti imprescindibili. La Russia, costretta dagli Stati Uniti a uscire dallo SWIFT, rappresenta un caso reale e un fatto inequivocabile, in questa direzione, del possibile ritorno a un sistema internazionale non più basato sul dominio di un solo attore.

Nella storia abbiamo assistito ad un’evoluzione dei sistemi finanziari; in particolare, a partire dalla fine della Seconda guerra mondiale, l’Europa era stata divisa in due blocchi: quello sotto l’influenza sovietica e comunista ad Est, e quello sotto l’influenza degli Stati Uniti ad Ovest. Sono gli anni della guerra fredda in cui si afferma il sistema bipolare, che vede le due superpotenze dominare nella vita politica ed economica internazionale. Ricordiamo che il sistema monetario stabilito dagli accordi di Bretton Woods del 1944, affidava alla valuta americana il pieno dominio su tutte le altre, poiché solo il dollaro era convertibile in oro. Nel 1989, con il crollo del muro di Berlino, il blocco sovietico cominciò a vacillare fino a crollare, a sua volta, nel 1991, e a far avanzare il sistema unipolare statunitense.

Oggi ci troviamo di fronte a un passaggio storico epocale, in cui l’affermazione del QFS potrebbe essere l’ago della bilancia per spostare gli assetti geopolitici.

In sostanza, se è verificabile che uno Stato può operare in piena sovranità monetaria, vengono sfatati falsi miti e credenze, dimostrando che non c’è più ragione per non attuare un sistema finanziario multipolare. Oppure – ma la sostanza non cambia – se esiste un sistema finanziario capace di garantire a ogni Paese piena sovranità, si rende di nuovo attuabile il sistema multipolare di Stati autonomi.

Viviamo un’epoca di crisi continua, a volte di origine finanziaria, altre di origine reale (come quella innescata dalla recente pandemia); situazioni in cui si cerca di affermare a tutti i costi, che va bene così, che funziona, senza avere il coraggio di confrontarsi sul tema centrale, ovvero: se in Italia, durante queste crisi avesse potuto operare lo Stato, attivando la spesa pubblica in deficit, ci troveremmo sempre in questa situazione di incertezza senza fine? Una situazione nella quale la BCE cerca di rimanere credibile, ma non dichiara ancora quale sarà la soluzione a una nuova recessione, probabile. Come si pensa di uscire dal vortice di un’eventuale stagflazione?

Uno Stato con piena sovranità ha a cuore il benessere di tutti i cittadini e con il suo intervento può equilibrare le dinamiche sociali, agendo da protezione all’economia reale, che poi è la vita delle persone che lavorano ogni giorno. Davvero si pensa di lasciare alle logiche dei mercati finanziari la risoluzione delle crisi economiche? Le vere domande da porsi adesso sono: “In questi infiniti anni di crisi dove si è spostata la ricchezza?” “Aziende e famiglie sono diventate più povere o più ricche di ieri?”.

L’altro aspetto su cui riflettere è strettamente legato alla complessità del sistema finanziario in cui viviamo, che per continuare ad esistere necessita di controllo altrettanto complesso, che rischia di involvere, perché di difficile attuazione.

Allo stato dell’arte è evidente che non c’è sviluppo dell’economia reale e anche l’economia finanziaria comunitaria non trova soluzione permanente di stabilità, in quanto l’unico obiettivo rimane il contenimento dell’inflazione, ma poi si vive di continue tensioni, e ritorna lo spettro dello spread, quando ancora sono in atto le promesse di crescita del PNRR. Quando l’inflazione aumenta l’unico intervento delle banche centrali sembra essere l’aumento dei tassi di interesse; questioni finanziarie che portano a chi ha bisogno di liquidità a rimanere senza credito o a dover pagare di più per ottenerlo; che sia una famiglia o un’impresa non cambia, in quanto probabilmente, nel frattempo è diventata più povera e sta cercando di restare a galla. Mentre sui mercati finanziari albergano la speculazione e l’avidità, svuotandone il senso originario di luoghi di scambio in cui si muove e redistribuisce la ricchezza, perché per anni ha vinto la teoria del liberismo, della competitività e dell’efficienza, secondo cui “i mercati da soli” riescono sempre a bilanciare gli interessi di tutti.

In questo scenario, il QFS sconvolge i racconti diventati mantra, offrendo, sulla carta, un nuovo modello finanziario basato su computers, nodi, rete, che dovrebbe funzionare a beneficio di tutti. Non è un caso che nell’ultimo anno hacker e truffe informatiche abbiano richiesto presidio continuo, rappresentando un pericolo e la minaccia più grande per il sistema finanziario tradizionale. Di conseguenza, permettere a banche e imprese di inviare dati su una rete quantistica inviolabile è diventato un aspetto di “snodo” per così dire. Inoltre, la tecnologia del QFS, oltre a processare i dati in maniera veloce e immediata, riduce in modo significativo i costi di transazione e attiva un meccanismo di trasparenza e tracciabilità, fondato su principi etici per impedire comportamenti illeciti.

In conclusione, il sistema finanziario che conosciamo potrebbe cambiare più velocemente di quanto immaginiamo o crediamo, riposizionandosi e diventando multilaterale. Ciò comporterebbe la fine di un’epoca per il dominio di Washington sul sistema finanziario mondiale.

In presenza di queste condizioni il ritorno degli Stati alla piena sovranità non apparirebbe più così lontano o impossibile da attuare. Nel frattempo, anche il sistema monetario basato sull’euro mostrerebbe tutte le sue vulnerabilità.

Il ritorno alla piena sovranità per il nostro Paese, però, da solo non sarebbe sufficiente per permettere all’economia reale di tornare al suo splendore, combattendo disuguaglianze, povertà educativa e povertà economica.

Occorrono politici veri, con il coraggio di dire come stanno davvero le cose, e di prendere una posizione netta rispetto alla volontà di far parte di un sistema, quello finanziario comunitario, che cercherà di sopravvivere, ma non sappiamo ancora “fino a quando e con quali ricadute” sul benessere dei cittadini.

Oppure, prepararsi a uscirne.

 

 

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