di Maurizio Recchia
Uno sguardo attento alla realtà attuale, così come si è sedimentata nel tempo, ci rivela una struttura di relazioni umane a livello globale forgiata sull’affermazione “Homo Homini lupus” di hobbesiana memoria. Secondo tale assunto siamo mossi soltanto dall’istinto di sopravvivenza e quello di sopraffazione. Dentro tale prospettiva di pensiero anche la legge e l’organizzazione sociale da essa regolamentata non è che l’espressione dell’interesse dei più forti sul resto dell’umanità. La legge, quindi, è soltanto un mantello menzognero che simula equanimità e giustizia per nascondere gli intenti bellicosi dei dominatori dominati (passatemi l’ossimoro) dall’irrefrenabile fame di sopraffazione.
Esempi di questa nostra condizione planetaria ne troviamo a iosa sia nella storia che nell’attualità. Guerre e atrocità si succedono fin dalla notte dei tempi. Disuguaglianze economiche, sociali, ingiustizie, massacri fanno parte del panorama che ognuno di noi può guardare (con più o meno raccapriccio) dalla propria postazione in questo mondo.
Ebbene, se non vogliamo cedere alla superficialità dell’affermazione “ così va il mondo” che ci fa aggiungere “ e così sia! ”, allora abbiamo bisogno di affondare il coltello nella piaga. Scavare nella ferita purulenta che la constatazione della violenza che governa le relazioni umane ci procura, serve non tanto a espungere momentaneamente il pus che ci tormenta, ma a tentare di trovare una via che in prospettiva ne elimini definitivamente la formazione.
La riflessione che qui propongo parte dalla palese natura divina dell’uomo. Odo già qualche schiamazzo imbarazzato provocato da questa mia affermazione, ma procederò nel mio ragionamento poiché sono uso a non curarmi degli stolti. Volendo arrivare al sodo vi invito a constatare che noi generiamo la vita. Non soffermatevi, vi prego, alla faccenda dell’ovulo e degli spermatozoi. Questa è solo tecnica. Riguarda il come. Lasciamo agli scienziati lo studio della materia, le questioni chimico-fisiche. Quello che sicuramente noi comuni mortali sappiamo è che attraverso l’unione amorosa tra un uomo e una donna diamo origine alla vita. E il bello è che normalmente non siamo nemmeno consapevoli di tale potenza creativa. Ma ricordarci di essere, per via di questa nostra capacità, fatti “a immagine e somiglianza” di Dio ( inteso come forza spirituale creatrice), ci posiziona “ipso facto ” in una dimensione di enorme potenzialità che collide con la condizione di soggetto preda di forti sensazioni egoistiche e conflittuali. Insomma, perché generare la vita se poi ci troviamo a combatterla, a sopraffarla fino a distruggerla. E nemmeno può consolarci il pensare che distruggeremo i figli degli altri e non i nostri, con le armi più diverse dalla semplice minaccia su su fino alla bomba atomica.
La domanda che a tutti i costi non vogliamo farci è: “ perché? “
Poiché le domande insolute non mi piacciono provo a formulare una risposta al quesito. Io penso che siamo esseri complessi. Insieme alla potenza creatrice siamo anche fragili e inconsapevoli di noi stessi. In quanto divini ma allo stesso tempo umani sperimentiamo la paura. Quella auto prodotta e quella indotta dai nostri simili. E ciò è possibile grazie al fatto che il nostro “ IO egoico” è così belligerante perché si immagina separato. In una condizione mentale in cui mi sento un involucro a se stante che avverte la sensazione di fame, e non solo di cibo e di oggetti in grado di assicurarmi la sopravvivenza ma anche di amore e benessere, vengo catapultato nella competizione con l’altro per accaparrarmi ciò di cui necessito. E questo anche a discapito dell’altro. Che l’altro crepi, chi se ne frega!
Non è ridicolo tutto ciò? Si, forse lo è, ma è anche e soprattutto tragico. Nel senso che siamo Divini ma allo stesso tempo deficienti, nel senso letterale del termine. Siamo cioè mancanti della consapevolezza di essere spirito creatore e perciò ne perdiamo la condizione. Restiamo tanti piccoli “IO” separati gli uni dagli altri, deboli (avendo perso l’originaria potenza) e in lotta perenne per un tozzo di pane. A questo punto non possiamo fare altro che sparare all’altro, oppure chiedergli l’elemosina se non addirittura di risparmiarci la morte.
Bisognerà fare allora una sorta di salto quantico e spostarci su un altro livello. Fermo restando la nostra fragilità, a chi fa comodo questa nostra condizione? La mia risposta è: “agli ALTRI “. Avrete notato che ho usato le maiuscole. Ora, guardate in modo più approfondito il mondo circostante. Quante sono le persone che decidono le sorti dell’attuale mondo globalizzato, e che sono in grado di orientare se non addirittura di pilotare direttamente i Governi utilizzando le proprie risorse economiche immensamente più grandi di quelle degli Stati? Poche. Basti pensare alla potenza finanziaria ed economica di agglomerati multinazionali come Vanguard o BlacKRock. Sono entità come queste, mosse soltanto dalla brama del profitto, che sull’altare dei propri interessi sacrificano le nostre vite e quella del Pianeta. Pensare di redimerle è pura follia, ma visto che attraversiamo tempi apocalittici dove la criticità dell’esistenza e il baratro dell’estinzione ecologica è alle porte, diviene necessaria una rivoluzione antropologica degli esseri umani che lavori collettivamente e pacificamente sulla riappropriazione del proprio essere spirito, e smetta di chiedere l’elemosina agli ALTRI. La follia di questi ALTRI è arrivata al capolinea. Sono estremamente pericolosi come gli zombie, ma sono già morti anche se non lo sanno. Sta a noi togliere dalle loro mani le leve di comando. A patto di non seguirne l’esempio. Buon lavoro a tutti.
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