Ricchi da fare schifo

“Noi siamo il 99%, Voi siete lo 0,666%”

Disuguaglianze - Illustrazione di Matt Kenyon

di Alfredo Facchini

Nel 2011 era uno degli slogan più strillati a “Zuccotti Park” durante “Occupy Wall Street”.

Da allora, non è cambiato niente di niente. Anzi.

La solita storia: ricchi e riccastri i soldi neanche li contano più, li pesano, mentre i comuni mortali arrancano tra tasse e balzelli.

Una ricerca appena sfornata, che arriva direttamente dall’Impero del Soldo, informa che si è ulteriormente ampliato il gap degli stipendi tra i top manager e dipendenti nelle aziende americane.

In media i primi guadagnano 670 volte in più dei secondi, e in alcuni casi addirittura 1.000 volte di più.
Nel 2020 il rapporto era “solo” di 604 a 1.

Lo certifica l’Institute for policy studies, secondo il quale nel 2021 i compensi dei boss sono aumentati di 2,5 milioni di dollari, attestandosi su una media di 10,6 milioni.

A guidare la classifica degli amministratori delegati più strapagati spicca Andy Jassy di “Amazon”, Fabrizio Freda di “Estee Lauder” e Jay Snowden di “Penn National Gaming”.

A Jassy è stato riconosciuto un compenso di 212,7 milioni, 6.747 volte i 32.855 dollari che un dipendente medio di “Amazon” porta a casa.

Freda invece ha visto schizzare del 258% il suo compenso nel 2021: 66 milioni di dollari, circa 1.965 volte un lavoratore di “Estee Lauder”.

Snowden con i suoi 65,9 milioni ha guadagnato 1.942 volte in più di un suo dipendente.

Secondo lo stesso studio, l’aumento della forbice tra top manager e dipendenti è legato in parte ai piani di riacquisto di azioni proprie da parte delle aziende quotate. Nel 2021 ai piani di “buyback” sono stati destinati miliardi di dollari che, se investiti sui dipendenti, ne avrebbero in alcuni casi fatto raddoppiare i salari.

Lowes, azienda che opera nella vendita al dettaglio di materiale per la casa, ad esempio ha riacquistato suoi titoli per 13 miliardi: se li avesse distribuiti fra i suoi 325.000 dipendenti avrebbe regalato loro un aumento da 40.000 dollari. Fantascienza.

Ma mentre i vertici spendevano nei “buyback”, una delle strade per gonfiare i compensi dei super manager, gli stipendi dei lavoratori venivano ridotti del 7,6% a 22.697 dollari. Realtà.

Non è superfluo ricordare che l’1 per cento più ricco della popolazione mondiale guadagna quanto gli oltre quattro miliardi più poveri e gode del 55 per cento dei beni complessivamente consumati.

I mille soggetti più ricchi del pianeta Terra detengono un patrimonio netto di poco inferiore al doppio del patrimonio totale dei 2,5 miliardi di individui più poveri.

Dalla globalizzazione alla “glebalizzazione”, è un attimo.

E qui da noi come siamo messi?

I compensi dei top manager italiani, ma guarda un po’, hanno registrato un balzo in avanti del 35% rispetto al 2020.

Il primato spetta a Carlos Tavares, CEO di “Stellantis”, che ha incassato 19,1 milioni di euro.

Secondo “Oxfam”, il 20% più ricco detiene quasi il 70% della ricchezza totale in Italia, mentre il 20% più povero circa l’1,3%.

Il patrimonio dei primi tre paperon dei paperoni italiani (Ferrero, Del Vecchio e Armani) sarebbe superiore alla ricchezza netta detenuta dal 10% più povero della popolazione italiana, circa 6 milioni di persone (37,8 miliardi di euro).

Alla faccia della “patrimoniale”.

 

Tratto da: https://www.labottegadelbarbieri.org/la-piu-grande-crisi-alimentare-e/

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