Il governo Draghi gode del sostegno di tanti, dalla Confindustria ai partiti, arrivando anche a Cgil Cisl e Uil che sembrano volergli fornire stampelle su tutte le materie, a partire dall’uso dei fondi del Pnrr che senza un movimento di lotta adeguato andranno alle aziende e soltanto poche briciole scivoleranno verso il basso.
Per noi dietro il governo dei ” migliori” c’è il governo dei padroni, dei banchieri, dei tecnocrati che governano l’Unione europea.
L’emergenza sanitaria ha picchiato duro, e ha rivelato l’inadeguatezza dei governi a farvi
fronte. Occorre una politica sociale che ne tragga lezione e operi con grandi investimenti
pubblici su tutta la filiera che va dalla sanità, al trasporto, alla scuola.
Continuare intervendo con tagli è pura follia, basta con le delocalizzazioni delle imprese, le privatizzazioni e le esternalizzazioni di servizi essenziali.
E’ necessario un settore pubblico rafforzato e di qualità per tutti e tutte.
Lo smart working consente un risparmio di tempi di viaggio, minore inquinamento e ha reso evidente la possibilità di superare o evitare una parte delle attività umane più inquinanti.
Lo smart working può servire come modalità di lavoro che riduce la possibilità di
rischi socio-sanitari legati al sovraffollamento sui mezzi di trasporto e nei luoghi di lavoro.
Però Brunetta decreta il “tutti e tutte in ufficio”. Per lui forse i dipendenti pubblici sono
pecorelle che il dirigente/pastore deve avere sotto gli occhi? Non va bene …
Confindustria ha incassato dal Governo Draghi lo sblocco dei licenziamenti. Molte aziende, multinazionali e non solo, hanno già cominciato ad approfittarne e dal 31 ottobre la situazione peggiora di giorno in giorno, domani sarà una macelleria sociale.
I licenziamenti GKN, Gianetti Ruote, Whirpool e tanti altri sono solo l’anticipo di quel che ci spetta? Cosa accadrà da qui a pochi mesi nel settore turismo, commercio alberghi, massacrato da due anni di cassa integrazione e di cambi di appalto che favoriscono la corsa al ribasso salariale?
Quanti lavoratori e lavoratrici precarie, partite Iva, collaborazioni occasionali hanno già
perso il lavoro? E quanti altri e altre lo perderanno?
I rinnovi contrattuali senza l’indicizzazione dei salari (la scala mobile) e sulla base
dell’indice IPCA (che escludono gli aumenti dei prezzi energetici) comportano una
riduzione di fatto dei salari reali e insieme alla esternalizzazione dai settori tradizionali e
dal pubblico verso contratti minori (sempre siglati dai soliti sindacati) producono un impoverimento che trascina in basso anche i settori forti.
Salario minimo sì o no? In Germania chi ha vinto le elezioni propone 12 euro all’ora; in
Francia i sindacati Solidaires e Cgt chiedono di passare dagli oltre 1.300 euro mensili attuali ai 1.700. Da noi succede che la paga dei comunali è di oltre 1.700, quella delle cooperative sociali vicino ai 1.500 e quella del contratto Aninsei vicino ai 1.300 euro per la stessa attività. I contratti nazionali sono passati da 300 a oltre 900 e nessuno di quelli
nuovi è stato migliore dei precedenti a cui si sono aggiunte prebende per i sindacati firmatari con i consigli di amministrazione dei fondi pensione e assicurazioni sanitarie.
La nuova Ita (Alitalia è un esempio di un contratto nuovo ma assolutamente non migliorativo per i lavoratori.
Governo, Confindustria e sindacati confederali si apprestano a concordare un nuovo patto sociale: a favore di chi? Non possono decidere da soli.
Utilizziamo un po’ del nosro tempo e riprendiamo a discutere e decidere le richieste da portare al tavolo del confronto generale, contrattuale e sulla sicurezza.
E’ importante ottenere la sospensione dei costi dei brevetti, perché occorre garantire l’accesso alle cure su scala mondiale non solo nei paesi più ricchi). Bisogna evitare che continuino a morire 3 lavoratori al giorno e le decine di migliaia di infortuni e malattie professionali in genere non riconosciute. La riduzione della precarietà è necessaria anche per evitare che anche con il nonnismo vengano rifilati ai neoassunti le operazioni più pesanti, sgradevoli e rischiose.
Perché i soldi del PNRR non finiscano nelle tasche dei soliti ci dovremo impegnare a livello generale e locale per ottenere investimenti pubblici che migliorino l’ambiente, la sanità pubblica, la sicurezza nei luoghi di lavoro e per una piena occupazione.
Per questo occorre combinare il confronto per un salario giusto, contratti adeguati e
stabilizzazazione del lavoro precario, riduzione dell’arario di lavoro a parità di salario e per incrementare la piena occupazione.
Queste sono alcune rivendicazioni da portare nelle manifestazioni nei prossi giorni.
Commenta per primo