Storie di Sovranità Popolare

I progetti che illuminano il mondo

Storie di Sovranità Popolare - Cose(in)utili

di Alessandro Fellagara

Con l’intervista a Elisa Boldi inauguriamo la nuova rubrica, I progetti che illuminano il mondo. In queste pagine racconteremo l’operato di imprenditori, aziende, gruppi, associazioni o individui che hanno un sogno capace di rivoluzionare i comportamenti della società civile attraverso l’innovazione, la sovranità economica, la sostenibilità, l’etica. Approfondiremo progetti nati dall’intuizione, attivati dalla sensibilità ai bisogni sociali e territoriali, progetti che, insomma, vogliono rendere il mondo un posto migliore. L’augurio, quindi, è che un sogno illuminato sia illuminante per tutti.

Intervista a Elisa Boldi, founder di cose(in)utili

Dopo aver superato ampiamente gli 11.000 iscritti, oltre 300.000 oggetti scambiati con una media di circa 150 scambi al giorno, Elisa Boldi, ideatrice del portale cose(in)utili, ci racconta alcuni dei segreti che l’hanno portata a sviluppare quella che oggi, a tutti gli effetti, è la più grande comunità italiana dedicata al baratto.

Elisa, quali sono le “radici culturali” di cose(in)utili?

Cose(in)utili, sostanzialmente, è stato concepito grazie a un mio cambiamento di stile di vita. Molti anni fa sono venuta in contatto con i gruppi di acquisto solidale (GAS) cambiando il mio punto di vista sull’economia. Ho iniziato ad avere un comportamento meno “impattante” dal punto di vista ecologico e più etico e, ad un certo punto, mi sono fatta la domanda: adesso ho la casa piena di oggetti che in certi casi non mi servono più, che cosa ne faccio di tutti questi oggetti? Si, potrei provare a venderli però non tutti possono essere venduti e allora mi è venuta l’idea di un sito di baratto. Ai tempi c’erano già dei portali che se ne occupavano, però erano siti di baratto sincrono, cioè “io ti do un oggetto, se tu hai un oggetto che interessa me”. A mio parere questa modalità era troppo complessa e non incontrava le esigenze delle persone. È difficile che le esigenze di due persone si incontrino perfettamente, per cui ho pensato, pensato, e ripensato finché mi è arrivata in mente l’idea di basare gli scambi su un sistema di “crediti”. È stata proprio una sorta di illuminazione, perché non è arrivata da qualcos’altro che ho visto a cui mi sono ispirata, ma è venuta fuori dal nulla. Poi, dopo un bel po’ di tempo, ho scoperto che di questi sistemi ne esistevano già, ma l’idea è stata originata in quel momento lì.

Spesso l’intuizione è la scintilla che genera un “sogno”, sia esso sociale o imprenditoriale. Poi è necessario tradurre l’idea in “progetto“ e, infine, portare “ordine” nelle cose da fare. Molti dicono che questi costituiscano la triade degli elementi essenziali per lo sviluppo e la realizzazione di un sogno.

La tua prima scintilla quale è stata?

L’intuizione di usare i crediti è stata, secondo me, ciò che ha determinato la differenza di cose(in)utili dagli altri siti di baratto. Alcuni pensano “si vabbè, un sito di baratto che usa una moneta alternativa potrebbe benissimo essere equiparato a un sito di vendita dove si usano gli euro…”. In realtà, una moneta alternativa è percepita in maniera diversa dagli utenti. Siccome i crediti si guadagnano mettendo a disposizione cose che non si utilizzano più -quindi si va a valorizzare qualcosa che non ci serviva- vengono usati con un po’ più di leggerezza rispetto agli euro. Sono molto più mobili e gli utenti li usano in maniera più spensierata.

Come hai tradotto il “sogno” in un “progetto”? Quali sono stati i tuoi primi passi?

Quando ho pensato di creare questo sito, un po’ di cose si sono incastrate da sole nel senso che sono stata aiutata da alcune persone che avevano le professionalità utili a creare un sito del genere e poco dopo è andato online. All’inizio, ovviamente, si è diffuso solo tramite “passa parola” perché, essendo un progetto gratuito, non avevo le risorse per far pubblicità. Per questo motivo all’inizio si è sviluppata particolarmente la community di Varese e dintorni (visto che io sono di qua) e poi, pian piano -però sempre tramite “passa parola” – il sito è cresciuto ed ho trovato anche altre persone che mi hanno aiutato a farlo diventare un progetto a carattere nazionale. È stato fondamentale un programmatore che ha sviluppato le varie funzionalità che agli utenti servivano assolutamente e poi è ancora cresciuto e abbiamo abbinato allo scambio di oggetti anche lo scambio di tempo. Infine, è nato il sistema logistico per gestire le spedizioni.

Ecco, dunque, il terzo elemento che porta ”ordine” a sostegno del sogno. Possiamo dire che dare il giusto valore di spedizione a un oggetto che riteniamo inutile sia stata quella “messa a terra” che ha permesso al progetto di spiccare il volo in tutta Italia?

Assolutamente le consegne hanno rivoluzionato nel nostro piccolo questo progetto perché se c’è una cosa che scoraggia dal barattare in una piattaforma a livello nazionale e quindi dove spesso gli oggetti vengono dall’altra parte dell’Italia è proprio il costo della spedizione. Nei primi tre anni gli utenti si si spedivano gli oggetti uno con l’altro, ma una spedizione costa minimo 7/8 euro quindi lo facevano soltanto se ne valeva veramente la pena. Ovviamente all’inizio gli scambi erano più limitati, poi ad un certo punto, in maniera piuttosto naturale devo dire, è nato il sistema di spedizioni collettive. Gli utenti hanno cominciato ad aggregarsi in piccoli gruppetti in tutta Italia, quindi, è venuto piuttosto spontaneo spedire molti oggetti in un solo pacco. Non c’era più un utente che spediva un unico oggetto, ma un gruppetto di utenti che usavano un unico pacco per spedire gli oggetti a un altro gruppo oppure un altro utente. Nel corso degli anni abbiamo perfezionato il sistema e soprattutto abbiamo cominciato a gestirlo a livello informatico dal sito; quindi non è stata più una cosa spontanea e gestita un po’ così dagli utenti, ma si poteva proprio andare sul sito, aprire una spedizione collettiva, segnalare all’interno della spedizione chi era coinvolto e poi gestire il tutto in maniera molto semplice. Questo nuovo modo di spedire ha fatto schizzare la quantità di scambi giornalieri sul sito perché ha permesso agli utenti di risparmiare moltissimo sulle spese di spedizione. Attualmente una spedizione di un oggetto costa da 0,50 € a 1 euro, quindi un risparmio enorme per gli utenti.

È quindi chiaro che il ciclo delle consegne sia stato un’ulteriore innovazione nata con questo progetto. Non vorrei esagerare con il paragone, ma come ha fatto Amazon, che ha rivoluzionato gli acquisti online con un nuovo sistema di consegne, tu hai rivoluzionato il baratto, hai ridato vita ad oggetti destinati alla discarica, o peggio, all’indifferenziata che hanno valore nel loro uso, ma non nel mercato. Credo che meglio di tutti tu abbia interpretato il terrore di Woody di Toy Story di essere rimpiazzato da altri nuovi giocattoli e gli hai dato la possibilità di avere una nuova famiglia che gli vuole bene.

Indubbiamente questo è anche un progetto di carattere ecologico perché lo scopo di cose(in)utili era proprio quello di non sprecare oggetti, non sprecare cose che potevano essere ancora utilizzate. Come ti dicevo, il progetto è nato entrando in contatto con una realtà come quella dei gruppi di acquisto solidale (GAS), è stato quello che mi ha aperto la mente verso un modo diverso di vedere le cose. La cosa curiosa è che ai tempi avevo raccontato il progetto del sito, ma non ha riscosso molto successo, sembrava una cosa un po’ strampalata, però io sentivo che era quello che dovevo fare e quindi sono andata avanti da sola. Non lo so, a volte senti che una cosa devi portarla avanti e ti nasce una determinazione che magari in altri ambiti della vita non hai; per me è stato così.

Quali sono gli oggetti più diffusi o gli scambi più curiosi e inaspettati?

Diciamo intanto che le cose più richieste sono i prodotti consumabili come il cibo e i detergenti, poi l’abbigliamento e, in particolare, gli oggetti per bambini. Accessori e giochi perché sono quelli che si usano per poco tempo e sono in genere in ottimo stato. Poi abbiamo piccoli elettrodomestici, soprammobili e poi cose un po’ più particolari come i semi, le piante, le verdure dell’orto… Veramente c’è un po’ di tutto; qualcuno è riuscito anche a scambiare delle vacanze. Altra cosa particolare sono gli oggetti nuovi perché possono essere regalati a loro volta. Tantissime persone fanno i regali di Natale prendendo da cose(in)utili perché c’è anche tanto “nuovo”. Spesso capita di ricevere un regalo che non utilizziamo mai o che non ci piace dall’inizio; oppure facciamo acquisti sbagliati… quindi non c’è solo l’usato e ovviamente gli oggetti nuovi sono più ambiti degli altri.

Sono già 11 anni che esiste cose(in)utili, quali progetti hai per il suo futuro?

Ho sempre pensato che il sito potesse risolvere il problema comune di avere delle cose in casa che non utilizziamo più, ridurre il consumo e valorizzare il presente.

Per la community è in corso un re-factoring totale del sito. Siamo già a buon punto e quindi per il 2023 ci sarà una versione ottimizzata sia a livello di navigazione per gli utenti, sia con nuove funzionalità che in questi anni sono emerse come necessità degli utenti. La funzione di “ricerca” sarà molto più precisa ed efficace, e verrà implementata la parte relativa ai gruppi”

Ci vuoi suggerire un progetto che vorresti vedere su queste pagine?

Questa domanda mi prende un po’ alla sprovvista. Se devo pensare a un progetto con una visione mi viene in mente la Fattoria dell’autosufficienza, non so se la conosci. È un progetto che fa cultura e che permette di imparare a vivere in modo naturale a 360°. Loro hanno iniziato molti anni fa e secondo me sono stati molto avanti e precursori dei tempi.

Qui la piattaforma di scambio, recupero, riuso e riutilizzo

Se sei a conoscenza di progetti o sogni imprenditoriali che ritieni possano avere spazio su queste pagine, scrivi a: alessandro.fellegara@gmail.com

 

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