Di Jacopo Brogi
«Il mondo è una farsa per quelli che pensano, una tragedia per quelli che hanno sentimenti»
Horace Walpole
In una società democratica, liberale, aperta, inclusiva e tollerante, in un sistema (capitalistico) perfetto dove gli individui più ricchi fanno il bene della collettività grazie alle loro possibilità smisurate, frutto del loro merito e della loro intraprendenza, di cui possono beneficiare anche i meno fortunati, sia quelli più competitivi, sia chi è rimasto più indietro, grazie al buon cuore degli altri, siano essi associazioni filantropiche o singoli sensibili alle cause giuste – in questo tipo di società – chi critica e dissente rispetto a questo stile di vita lo fa perchè non ne è all’altezza, soprattutto per invidia: non è in grado di raggiungerlo e quindi si pone automaticamente al di fuori della comunità, dimostrandosi semplicemente – a suo modo – un folle.
Perchè metter su polemica, cosa ci sarà mai da protestare? Così va e andrà questo mondo.
Lo Stato ti dà libertà e sicurezza, ti permette di avere competenze, di stare in tranquillità e salute, aiutando al contempo i più svantaggiati e fragili.
I soldi fanno girare tutto il resto: questo è il grande business della vita. Dove tutto funziona, a denaro: se ti manca, è giusto così. Significa aver dimostrato manifesta inferiorità, rispetto a chi invece c’è arrivato.
Sempre, c’è un prezzo da pagare: i soldi non li hai, perchè non li hai saputi fare. Se poi avessi addirittura scelto di non volerne fare, qui la conferma assoluta: saresti veramente il più folle di tutti.
Manifesta inferiorità da rieducare: non sarai mai lasciato solo, semmai, con poco.
Perchè quando non va, è colpa tua: non sei adeguato e, più in generale, è colpa primaria dell’organizzazione terroristica o del dittatore straniero che attentano alla nostra libertà: pazzi scriteriati che non sono in grado di capire, di concepire il nostro stile di vita e per questo ci attaccano. Per derubare e distruggere a noi, quello che loro – per malvagità ed incapacità – non sarebbero mai in grado di costruire: manifesta inferiorità da sanare dimostrando la nostra superiorità di fronte a tutto il mondo.
Quelle che seguono sono le parole dell’Alto rappresentante della Ue per gli affari esteri e la politica di sicurezza, cioè colui che guida la politica estera dell’Unione europea, il tecnocrate spagnolo Josep Borrell. Correva l’anno 2022, a pochi mesi dall’intervento russo in Ucraina.
“L’Europa è un giardino. Abbiamo costruito un giardino. Tutto funziona. È la migliore combinazione di libertà politica, prosperità economica e coesione sociale che l’umanità sia stata in grado di costruire – le tre cose insieme. (…) Il resto del mondo non è esattamente un giardino. La maggior parte del resto del mondo è una giungla, e la giungla potrebbe invadere il giardino. I giardinieri dovrebbero prendersene cura, ma non proteggeranno il giardino costruendo muri. Un bel giardino piccolo circondato da alte mura per impedire alla giungla di entrare non sarà una soluzione. Perché la giungla ha una forte capacità di crescita e il muro non sarà mai abbastanza alto per proteggere il giardino. I giardinieri devono andare nella giungla. Gli europei devono essere molto più impegnati con il resto del mondo. Altrimenti, il resto del mondo ci invaderà, con modi e mezzi diversi”. (1)
Ognuno di voi può tranquillamente giudicare queste parole riscontrandole con la propria realtà fattuale di tutti i giorni: il vostro giardino, è così meraviglioso quanto quello dell’Alto Borrell?
Davvero “Tutto funziona”?
La platea di Borrell era composta dai cadetti della European Diplomatic Academy (2), il nuovo centro di formazione comunitario che ha l’obiettivo di creare un corpo diplomatico a pieno titolo dell’Unione europea. E così concludeva: “Custodite il giardino, siate buoni giardinieri. Ma il vostro compito non sarà quello di prendervi cura del giardino in sé, bensì della giungla là fuori.” (3)
Se i nostri nemici esterni sono dei selvaggi da civilizzare a suon di bombe intelligenti, missioni di pace e rivoluzioni colorate, ossia missili a tutto spiano e guerre per procura, occupazioni militari e colpi di stato mascherati, cosa fare coi nostri nemici interni?
I nemici interni sono quelli che si ribellano a decenni di politiche antipopolari, ma non sono rappresentati da nessuno, se non da loro stessi: nella modernità liquefatta è un fiume carsico potenzialmente ingovernabile.
E allora via alle danze, squadra e schema vincente, non si cambia.
“Spero che coloro che da oggi saranno oggetto di restrizioni possano tornare a essere parte della società con tutti noi” . (4)
Così l’Alto (in senso gerarchico) tecnocrate Mario Draghi avvisava i cosiddetti “No Vax”, che il suo governo aveva appena buttato nella pattumiera dell’indifferenziato, ai margini del giardino fiorito di Borrell – al tempo almeno dieci milioni di persone (5) – chi non voleva sottoporre il proprio corpo alla sperimentazione coatta di Pfizer, Moderna, AstraZeneca & Company.
Esclusione sociale: senza lavoro, senza reddito, senza possibilità di vita sociale, a tempo indefinito.
Al resto pensò la propaganda: “L’identikit del No Vax: licenza di scuola media, disoccupato e con disagio abitativo”. “Ricchi e istruiti non seguono le teorie anti somministrazione. Tanti i migranti senza copertura. Vaccinare vuol dire ridurre le disuguaglianze” .“Ci sono ben pochi ricchi tra coloro che non hanno la copertura e comunque sono molti meno delle persone che invece hanno problemi economici. Ma sono pochi anche i laureati che non hanno ricevuto nemmeno una somministrazione” (6).
Grandi e appassionate inchieste mainstream, dalle tv al web, fino ai grandi giornali; non ha fatto certo eccezione il quotidiano della Confindustria: “Chi sono i no vax: dai complottisti ai medici obiettori di coscienza”. “Il no ai vaccini o all’obbligo di vaccinazione riunisce tendenze diverse, dai teorici delle «congiure» di Big Pharma alla rivendicazioni di libertà costituzionali. Il mondo dei cosiddetti no vax, i movimenti ostili a vaccini e vaccinazioni, viene identificato soprattutto con le sue derive più radicali e complottiste, dalle ipotesi di disegni nascosti per il controllo della popolazione a quelle su una regia sotterranea dei gruppi farmaceutici. Ma il fenomeno include, anche, gruppi o singoli che non hanno nessuna intenzione di inquadrarsi come anti-vaccinisti e motivano il proprio no ai farmaci contro il Covid con appelli alla «libertà di scelta» o all’obiezione di coscienza. Gli esempi vanno dal muro di migliaia di operatori sanitari contro l’obbligo vaccinale alla titubanza di fasce della popolazione che non si ritengono documentate per affrontare la somministrazione. Per arrivare a testi, sulla facoltà di non vaccinarsi: non un manifesto no vax ma un’analisi giuridica per ragionare «da una prospettiva liberale» sul diritto a ricevere o meno il farmaco.” (7)
Il celebre artista e attore italiano Enrico Montesano è stato chiaro, poche settimane fa:
“Hanno inventato la parola complottista per sminuire chi dice la verità”.
Ed è proprio “Complottista” la parola più diffusa e di sintesi del fenomeno, che oggi è addirittura un neologismo promosso a pieni voti dall’Enciclopedia Treccani:
“Chi o che ritiene che dietro molti accadimenti si nascondano cospirazioni, trame e complotti occulti”(8) . Si argomenta usando citazioni da quotidiani nazionali quali La Repubblica, La Stampa, Il Secolo d’Italia. E chiusa qui la questione. L’etichetta è già affibbiata. Dal complottismo all’ “estremismo di destra”: neofascismo e neonazismo con una spruzzatina hippie. (9)
Proprio in queste ore una delle tante guerre sparse per il mondo, ma geopoliticamente forse la più importante, sta facendo migliaia di morti. Rimbalzano nei telefonini di tutto il globo le immagini di bambini carbonizzati, uomini mutilati, donne e anziani trucidati: un immane delitto contro chi aveva già poco, ma tanta dignità e amore per la propria terra e che non ha più nulla, se non infinita disperazione.
Si parla addirittura della volontà, prima segreta, oggi documentabile e dichiarata (10), di voler far esodare, sfollare altrove, oltre 2 milioni di persone per ottenere quelle terre, quello spazio vitale, come diceva qualcuno che lo voleva altrove, soltanto per sè. E finì malissimo.
Ecco che la guerra, ossia il complotto più grave, palese e tragico contro la vita umana è sempre stato – e lo è sempre – sotto gli occhi di tutti.
Non è certo da ora che il Potere tenta di dividere, marginalizzare e disinnescare il dissenso, tenendo ben salde le redini con cui conduce, guida e sfrutta senza remore la maggioranza, in modo da ottenere la legittimità al controllo sull’intera società, la società – giardino, aggiornando la definizione del tecnocrate Ue Borrell.
Se c’è un peccato originale, può essere la nostra certa fallibilità di essere umani verso la lunga, e magari eterna strada della consapevolezza – e verso l’amore per il prossimo, ma può essere anche interpretato per legittimare sfruttamento, sofferenze e Potere contro gli altri.
Il grande sociologo Zygmunt Bauman ha analizzato in lungo e largo la genesi della nostra “Modernità liquida”, la società occidentale ormai decomposta:
“All’epoca in cui Orwell e Huxley impugnarono la penna per delineare i contorni del triste futuro, entrambi sentivano che la tragedia del mondo consisteva nella sua placida e incontrollabile corsa verso la spaccatura tra i sempre più potenti e irraggiungibili controllori e la massa sempre più depauperata e rigidamente controllata. L’angosciante visione che ossessionava entrambi gli scrittori era quella di uomini e donne non più responsabili della propria vita. Al pari di altri due pensatori di epoca ben diversa, Aristotele e Platone, i quali non potevano immaginare una società – buona o cattiva che fosse – senza schiavi, Huxley e Orwell non potevano concepire una società, felice o miserabile che fosse, senza amministratori, pianificatori e supervisori che scrivevano congiuntamente la sceneggiatura, portavano in scena la rappresentazione, mettevano le battute in bocca agli attori e licenziavano o gettavano in galera chiunque osasse improvvisare di propria iniziativa. Non potevano visualizzare un mondo senza torri di controllo e plance di comando. Le paure del loro tempo, così come i sogni e le speranze, volteggiavano intorno agli Uffici del comando supremo”(11).
Quello che abbiamo letto ne “ Il Mondo Nuovo”, “1984”, ma anche in “Noi” di Evgenij Zamjatin (1922), e prima prima ancora ne “Il tallone di ferro”, romanzo fantapolitico di Jack London del 1908, nonché nel pieno della Guerra Fredda con Fahrenheit 451 di Ray Bradbury (1953), è un qualcosa che ci siamo ritrovati veramente a subire.
Quindi la colpa di chi è? Del “Comando supremo” che oggi possiamo individuare nelle organizzazioni sovranazionali occidentali, nei loro tecnocrati e soprattutto negli interessi delle corporation che li muovono?
“La loro influenza e la loro sfera d’azione stanno sconvolgendo le tradizionali pratiche commerciali tra gli Stati, del commercio tra gli Stati, il trasferimento di tecnologia, la trasmissione di risorse tra le nazioni e i rapporti di lavoro. Ci troviamo di fronte a un vero e proprio conflitto frontale tra le grandi aziende transnazionali e gli Stati. Questi ultimi sembrano essere interferiti nelle loro decisioni fondamentali – politiche, economiche e militari – da organizzazioni globali che non dipendono da nessuno Stato e che, nella somma delle loro attività, non rispondono né sono supervisionate da nessuno Stato. Non rispondono né sono supervisionate da alcun parlamento, da alcuna istituzione che rappresenti l’interesse collettivo.
In una parola, è l’intera struttura politica del mondo che viene minata.
I mercanti non hanno un Paese. Il luogo in cui operano non costituisce un vincolo. Sono interessati solo al profitto. Non è una mia frase, ma di Jefferson. Ma, non solo le grandi imprese transnazionali minano gli interessi genuini dei Paesi in via di sviluppo, ma la loro azione schiacciante e incontrollata ha luogo anche nei Paesi industrializzati in cui hanno sede, Questo è stato recentemente denunciato in Europa e negli Stati Uniti, il che ha portato a un’indagine del Senato stesso. Di fronte a questo pericolo, i popoli dei paesi sviluppati non sono più sicuri di quelli sottosviluppati. Si tratta di un fenomeno che ha già provocato la mobilitazione dei lavoratori organizzati, comprese le grandi organizzazioni sindacali esistenti nel mondo. Ancora una volta, l’azione di solidarietà internazionale dei lavoratori, dovrà affrontare un avversario comune: l’Imperialismo. (…) Il nostro non è un problema isolato o unico. È la manifestazione locale di una realtà che ci travolge. Comprende il continente latinoamericano e il Terzo Mondo. Con intensità variabile e peculiarità singolari, tutti i Paesi periferici sono esposti a qualcosa di simile. Il senso di solidarietà umana che prevale nei Paesi sviluppati deve ripudiare il fatto che un gruppo di aziende possa interferire nell’ingranaggio più vitale della vita di una nazione, fino a sconvolgerla completamente.” (12)
Le parole che avete appena letto, pronunciate a fine ’72 di fronte all’assemblea delle Nazioni Unite, non sono di un complottista qualsiasi, ma di qualcuno che l’11 settembre 1973 un complotto, una cospirazione mortale l’ha subita veramente. Salvador Allende, presidente democraticamente eletto del Cile fu deposto e morì durante un colpo di stato militare organizzato con successo dalla Cia e finalizzato dall’esercito locale.
“Gli Imperi del futuro sono quelli della mente”. Winston Churchill nel suo discorso del 6 settembre 1943, di fronte alla comunità accademica di Harvard: le nuove colonizzazioni e le nuove conquiste sarebbero presto arrivate attraverso l’esportazione della cultura, a partire dalla lingua: la lingua inglese.
“Tali piani, offrono bottini molto migliori che portar via le province o le terre di altri popoli o schiacciarli nello sfruttamento (13).”
E qui torna in gioco la propaganda. “L’assenza di significati garantiti, di verità assolute, di norme di condotta preordinate, di confini prestabiliti tra giusto e sbagliato, non più bisognosi di attenzione, di regole garantite di successo, è la conditio sine qua non di una società autenticamente autonoma e al contempo di individui autenticamente liberi; società autonoma e libertà dei suoi membri vanno di pari passo”.
Ancora Bauman, che continua: “la maggiore contrapposizione nella società moderna nella sua attuale fase liquefatta e decentrata, l’antitesi da risolvere per spianare la strada a una società autenticamente autonoma, è quella tra assunzione di responsabilità e ricerca di un riparo che permetta agli individui di scaricarsi delle proprie responsabilità.” (14)
“Io ho fiducia nell’intelligenza del popolo, il popolo organizzato è intelligente” (15). Così un’operaia cilena negli primi anni di Allende, esperienza tragicamente interrotta dal colpo di stato di Pinochet gestito da Washington che proprio dal golpe di Santiago innestò, parallelamente alle carovane della morte contro i dissidenti – i cui urli di dolore arrivano fino ad oggi (16) -, il primo governo nazionale – dittatoriale – guidato dall’ideologia neoliberista di Milton Friedman, che attualmente pervade le politiche di tutti i governi occidentali, per non parlare dei trattati sovranazionali che intagliarono le istituzioni cardine della globalizzazione nata alla fine della Guerra Fredda e bruscamente interrotta il 24 febbraio 2022 con l’Operazione Militare Russa in Ucraina, come ammesso anche dall’attuale Commissario Ue all’Economia, il tecnocrate Paolo Gentiloni (17).
L’attualissimo discorso contro l’imperialismo delle multinazionali di fronte all’assemblea Onu del 4 dicembre 1972 del Presidente Allende diretto anche e soprattutto ai popoli occidentali – al tempo solidi e non ancora liquefatti – con la sua denuncia ed il suo significato politico deflagrante svanì come neve al sole quando arrivò ai giornali il Comunicato n.1 delle Brigate Rosse del 18 marzo 1978, dopo il rapimento del Presidente della Democrazia Cristiana Aldo Moro, recluso da due giorni. Assieme alle copie del testo, c’era una sua foto formato Polaroid sotto una bandiera con la stella a cinque punte delle BR.
“La trasformazione nell’area europea dei superati Stati-nazione di stampo liberale in Stati lmperialisti delle Multinazionali (SIM) è un processo in pieno svolgimento anche nel nostro paese. Il SIM, ristrutturandosi, si predispone a svolgere il ruolo di cinghia di trasmissione degli interessi economici-strategici globali dell’imperialismo, e nello stesso tempo ad essere organizzazione della controrívoluzione preventiva rivolta ad annichilire ogni “velleità” rivoluzionaria del proletariato.”
Secondo le BR, Moro rappresentava un obiettivo primario per
“PORTARE L’ATTACCO ALLO STATO IMPERIALISTA DELLE MULTINAZIONALI. (…) ATTACCANDO IL PERSONALE POLITICO-ECONOMICO-MILITARE CHE NE E’ L’ ESPRESSIONE”. (18)
I comunicati ritenuti veritieri saranno otto, poi l’epilogo e l’omicidio di Aldo Moro, l’atto e l’assassinio più grave ed esecrabile della Storia italiana, da cui è nata l’Italia odierna, sottomessa in tutto e per tutto a organismi e interessi corporativi transazionali. Ai tempi, scrivere così era assimilabile a contiguità col terrorismo rosso.
Dal canto suo, il Consigliere per la Sicurezza Nazionale Usa del tempo, Henry Kissinger, l’uomo che più si spese per deporre Allende, “non vedeva alcuna ragione per cui ad un paese dovrebbe essere permesso di “diventare marxista” soltanto perché il suo popolo è irresponsabile” (19).
Quindi, un “popolo organizzato” è “intelligente” o “irresponsabile”? Dipende da quali sono gli interessi di chi lo giudica.
Va da sé che quei politici e quei popoli che si sono messi contro, o anche non supinamente a favore, degli interessi dell’imperialismo occidentale sono stati via via colpiti con ogni mezzo possibile e ricondotti sulla strada dell’ordine, o meglio, su quella del disordine e del caos.
“A troppe persone è stato dato a intendere: Ho un problema, è compito del Governo affrontarlo! Ho un problema, andrò a prendere un sussidio per risolverlo!. Sono un senzatetto, il Governo deve darmi una casa! E quindi stanno gettando i loro problemi sulla società e che cos’è la società? Non esiste! Ci sono individui, uomini e donne, e ci sono le famiglie, e nessun governo può fare nulla se non attraverso le persone, e le persone guardano prima di tutto a se stesse. È nostro dovere prenderci cura di noi stessi e poi anche aiutare a prenderci cura del nostro prossimo e la vita è un affare reciproco e le persone hanno troppo in mente i diritti senza tenere conto degli obblighi.” (20)
Verbo della premier britannica Margaret Thatcher. Quindi, la società non esiste, ci sono soltanto individui, in quanto la vita è un “reciprocal business”. Era il 1987. E com’è finita?
“Il nostro è un tipo di modernità individualizzato, privatizzato, in cui l’onere di tesserne l’ordito e la responsabilità del fallimento ricadono principalmente sulle spalle dell’individuo. Sono i modelli di dipendenza e interazione per i quali è oggi è scoccata l’ora di essere liquefatti. Oggi tali modelli sono malleabili in una misura mai sperimentata o finanche immaginata dalle generazioni passate, ma al pari di tutti i fluidi non conservano mai a lungo la propria forma. Ed è molto facile plasmarli che mantenere la foggia (Bauman, 1999).
Grazie agli “Imperi della mente” preconizzati da Churchill e al “Capitalismo della sorveglianza” ben analizzato dalla docente di Harvard (esattamente dove il Primo Ministro del Regno Unito tenne il suo discorso il 6 settembre 1943, nel bel mezzo della seconda guerra mondiale) Shoshana Zuboff, dove le attuali multinazionali della tecnologia riescono ottenere il condizionamento di ogni attività umana a colpi di algoritmi, tanto da riuscire a superare il capitalismo industriale che fu, per impiantare un nuovo sistema di potere fondato sul controllo del comportamento individuale, esso può essere plasmato e indirizzato senza più bisogno di un Pinochet qualunque che ti punti una pistola alla tempia per farti accettare ciò che è contro di te.
L’individuo, la persona, cresce assimilata e assorbita al sistema, senza bisogno di un vero e proprio dirigismo governativo riconoscibile che la guidi, che però diventa utile nei momenti di emergenza, come abbiamo purtroppo sperimentato durante le regole pseudosanitarie e tecnocratiche dell’emergenza Covid.
Essere individui, atomi leggeri dispersi nel mercato e non più persone di spessore, protagonisti di una vita solida, ma individui a consumo usa e getta: sembra essere ormai questa “una distopia tagliata su misura della modernità liquida, perfetta per sostituire le paure ricorrenti negli incubi di stampo orwelliano e huxleyano” (21).
Se la massa è ormai molle, duttile e deformabile, molto sensibile e recettiva alla propaganda, che in tempi di homo videns è diffusa sostanzialmente H24 in una forma ossessiva e compulsiva di marketing, alternato a folate di paure e di eccitazioni varie che si sono via via trasformate in paranoie per molti, il problema è addirittura psichico: ma soltanto per chi è critico, diffidente o non credente rispetto alla versione ufficiale, quella diffusa dai governi e dai grandi media.
Chi sono i disturbatori, le erbacce infestanti del rigoglioso “giardino” fiorito decantato dall’Alto tecnocrate Borrell dove “Tutto funziona”? Tutti noi, un po’ folli lo siamo da sempre. Ce lo spiega Rob Brotherton, psicologo al Barnard College della Columbia University di New York, e autore del libro Menti sospettose. Perchè siamo tutti complottisti (Bollati Boringhieri, 2017).
L’intervista è stata concessa nel pieno dell’emergenza sanitaria al magazine scientifico nazionalpopolare Focus: “In realtà, il pensiero cospirativo è un’abitudine quotidiana. Spesso non ce ne accorgiamo, perché i nostri complottismi non riguardano le idee più assurde, ma il meccanismo di molti pensieri è del tutto simile: i complotti, in pratica, fanno leva su paure, dubbi, preoccupazioni che sono in ognuno di noi. E il nostro cervello cade in trappole di cui non ci accorgiamo”. (22)
Quindi, torniamo al principio. Perchè quando qualcosa non va, è colpa tua: non sei adeguato alla situazione e magari sei soltanto un po’ folle, la società non c’entra. Visto che “non esiste” più.
C’è soltanto un giardino frequentato da milioni e milioni individui in “reciprocal business”, dove tutto funziona. E dove ogni tanto compare qualche mela marcia o pianta infestante da sradicare.
Vorremo mica rischiare di diventare giungla come quegli altri selvaggi del resto del mondo?
“In generale, trovo che non si possa pensare di sradicare la mentalità complottista ridicolizzando o offendendo chi crede a certe cose”, continua Brotherton. “Un atteggiamento più utile è invece quello di iniziare la discussione con un teorico del complotto cercando di capire che cosa abbiamo in comune. Studiare certe teorie, poi, può aiutarci a capire meglio il modo in cui funziona la mente. La mente di tutti, intendo. Perché dobbiamo ricordarci che, volenti o nolenti, siamo un po’ tutti complottisti nati. L’unica differenza è che alcuni lo nascondono meglio di altri.” (23)
Ma allora com’è morto Giulio Cesare? E Gesù Cristo? E il golpe in Cile chi l’ha organizzato? E in Ucraina? L’omicidio Kennedy ha avuto si o no dei mandanti? Davvero Aldo Moro lo volevano morto soltanto le Brigate Rosse? Come mai c’è un piano attualissimo che prevede l’esodo di oltre due milioni di palestinesi dalla Striscia di Gaza?
Nessuna analisi storica, politica, economica, geopolitica è più valida e necessaria. I rapporti di forza all’interno di una società non contano nulla, se la società “non esiste”, e allora oltre agli individui rimangono soltanto le classi dirigenti e dominanti: ecco perchè “andrà tutto bene”, per loro!
“Tutti ricorriamo a scorciatoie cognitive che, spesso, altro non sono che trappole mentali in cui caschiamo senza nemmeno accorgercene”, afferma ancora lo psicologo del Barnard College: “Siamo portati per esempio a pensare che dietro ogni cosa ci sia un’intenzione, una volontà: è molto più difficile pensare che a volte le cose capitino semplicemente per caso. Preferiamo credere che se qualcosa succede è perché qualcuno ha fatto in modo che succedesse.” (24)
La guerra, il saccheggio di intere nazioni, l’imperialismo delle multinazionali, il nostro impoverimento costante e sistematico, la nostra precarietà, la nostra disoccupazione, i nostri morti sul lavoro, i nostri suicidi nell’emarginazione. Capita tutto per caso: chi si pone domande, critica lo status quo e prova a protestare è soltanto vittima di un certo fallace, non meglio identificato, meccanismo mentale. Siamo tutti un po’ folli, ammettiamolo.
A questo punto, possiamo dirlo: il complottismo non esiste.
Riprendendo le parole di chi di televisione, comunicazione e media se ne intende, l’attore italiano Enrico Montesano:
“Hanno inventato la parola complottista per sminuire chi dice la verità”.
Colpire, etichettare e marginalizzare di fronte al pubblico ludibrio quella parte di società più critica e potenzialmente più attiva o in grado di attivarsi rispetto alla massa plasmabile e indirizzabile, è fondamentale.
Nella società liquida, disorganizzata e priva di punti di riferimento, di esempi guida e di idee condivise, prevale il clan, il branco, la setta. Chi per bisogno di approdo e marcare una propria identità nel deserto ideale e ideologico, si riconosce nell’etichetta “complottista” e affini, sta facendo inconsapevolmente un piacere a chi comanda a bacchetta i processi nel giardino fiorito, tanto decantato dall’Alto Borrell.
Divide et impera non è certo una strategia nata adesso, anche se sarà stata una modalità millenaria di esercizio del potere inventata “per caso”, seguendo la linea di pensiero di Brotherton.
Durante il capitalismo pesante e la società solida si torturavano e spesso si uccidevano gli oppositori, sia con stragi eclatanti, sia con omicidi mirati. Oggi, nel capitalismo leggero, nel capitalismo della sorveglianza, immerso nella Modernità Liquida basta la guerra psicologica a mettere ko un Popolo, ad emarginare una personalità di spicco, che non subisce attentati fisici, ma solo mediatici.
Ognuno di noi ha i propri eroi di riferimento di un passato più o meno lontano, altri più recente. Eroi scomparsi da eroi, per il nostro bene e per le generazioni future. Un esempio per tutti, ormai immortale.
La società dello spettacolo produce “i complottisti”, minando così la credibilità e la reputazione di quella personalità o di quei personaggi più in evidenza potenzialmente aggreganti in termini di consenso e di leadership, disinnescandone e limitandone così l’Esempio, che resterà tale soltanto per la propria nicchia di riferimento, circoscritta e facilmente controllabile grazie alla libertà vigilata digitale.
Scriveva Guy Debord, senza ancora conoscere i social network e gli smartphone: “il sistema economico basato sull’isolamento è una produzione circolare dell’isolamento. L’isolamento fonda la tecnica e il processo tecnico isola a sua volta. Dall’automobile alla televisione, tutti i beni selezionati dal sistema spettacolare sono anche le sue armi per il rafforzamento costante delle condizioni di isolamento delle “folle solitarie”.” (25)
L’idea di fondo che tutto sia stato predeterminato e già deciso in alto, ha una funzione annichilente in basso, portando frustrazione, rabbia, impotenza, inazione e certifica al contempo un presunto potere assoluto che tutto sovrasta, quasi divino; e anche questo è una volontà del Potere: la legittimazione altrui della propria forza superiore. L’idea che tutto stia invece per cambiare, rimanendo sul divano e pensando che la salvezza potrà essere soltanto individualistica e individuale, o di piccolissimi gruppi, nega la possibilità dell’azione collettiva, sia essa solidale o pienamente politica.
Questa guerra psicologica incessante a cui siamo sottoposti che plasma la massa, ma contemporaneamente anche larga parte delle minoranze dissidenti, risulta ampiamente efficiente.
“Complottista”, “negazionista” e similari sono etichette di sistema. Così come le cosiddette fake news: notizie false propagate a pioggia dall’alto in basso, dando poi la colpa al popolo di averle diffuse e, magari in parte, credute.
Chiunque si senta addosso queste identità ingegnerizzate dal potere, contro il cittadino libero di spirito critico, se ne dovrebbe liberare al più presto: rappresentano in gran parte le catene invisibili che ci tengono a fondo, negandoci – questo si – una possibilità di cambiamento costruttivo e collettivo che innanzitutto riesca rendere coscienti i più che “il giardino” fiorito tanto decantato dal tecnocrate Ue Borrell, è in realtà un carcere di massima sicurezza costruito contro i popoli e gli interessi popolari a vantaggio di quei pochi che si credono e si sentono di un altro pianeta.
Il giardino occidentale è la vera giungla dove vige il darwinismo sociale per la gente comune e la vita da nababbi per chi comanda davvero.
Domani tutti saliranno i gradini che portano alla Macchina del Benefattore. Rimandare non si può, perchè nei quartieri ad occidente c’è ancora il caos: urla, cadeveri, bestie e – purtroppo – una ragguardevole quantità di alfanumeri che hanno rinnegato la ragione. Ma di traverso, sul 40° viale, siamo riusciti a erigere provvisoriamente un muro elettrico ad alto voltaggio. E io spero che vinceremo! Anzi, ne sono certo: vinceremo! Perchè la ragione deve vincere!
Evgenij Zamjatin, Noi – Appunto 40 (1922)
NOTE
(2) = https://www.eeas.europa.eu/eeas/european-diplomatic-academy-1_en
(3) = Ibidem
(5) = https://www.ilsole24ore.com/art/non-vaccinati-quota-10-milioni-ecco-l-identikit-AE1qADg?refresh_ce=1
(7) = https://www.ilsole24ore.com/art/dai-complottisti-medici-obiettori-chi-sono-no-vax-italia-AEV5DvU
(8) https://www.treccani.it/vocabolario/complottista_%28Neologismi%29/
(11) = Bauman Zygmunt, Liquid Modernity – Modernità Liquida, ed.italiana, pp.51/52, Laterza, Bari (2011)
(12) = Textos de Salvador Allende 1972, pp.973 – 990, Biblioteca Clodomiro Almeyda, Partito Socialista de Chile, Octubre 2016
(14) = Bauman Zygmunt, Liquid Modernity – Modernità Liquida, ed.italiana, p. 252, Laterza, Bari (2011)
(15) = Tratto dal film documentario 11′ 09” 01′ 11’09″01 – September 11 , episodio n.6 diretto dal regista Ken Loach (2002)
(18)= http://www.archivio900.it/it/documenti/doc.aspx?id=47
(19) = Aguirre Verdugo Patricia, Allende: Cómo la Casa Blanca provocó su muerte, Catalonia, Providencia, Santiago de Chile, 2003 – seconda ed. italiana, p.56 (2023) Edizioni Bietti, Milano
(20) = Thatcher Margaret, intervista alla rivista britannica Woman’s Own, 31 ottobre 1987 – https://www.margaretthatcher.org/document/106689
(21) = Bauman Zygmunt, Modernità Liquida, p. XXXVIII ed.italiana, Laterza, Bari (ed. 2013)
(22) = https://www.focus.it/comportamento/psicologia/complotti-cervello-cade-in-trappola
(23) = Ibidem
(24) = Ibidem
(25) = Debord Guy, La Società dello Spettacolo, p.52, Massari Editore, 2002
BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE
Aguirre Verdugo Patricia, Allende: Cómo la Casa Blanca provocó su muerte, Catalonia, Providencia, Santiago de Chile, 2003
Bauman Zygmunt, Liquid Modernity – Modernità Liquida, ed.italiana, Laterza, Bari (2011)
Brotherton Rob, Menti sospettose. Perché siamo tutti complottisti, Bollati Boringhieri, 2017
Guilluy, Christophe, No Society. La fin de la classe moyenne occidentale. Paris, Flammarion, 2018
Zamjatin Evgenij, Noi, Mondadori Editore (1° Ed. Italiana 2018
Zuboff Shoshana, Il capitalismo della sorveglianza. Il futuro dell’umanità nell’era dei nuovi poteri, Luiss University Press, Roma, 2020
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