Bombe made in Italy l’eccellenza della morte

No all'economia di guerra

Basta bombe made in Italia. RWM Sardegna
Le guerre e le aggressioni militari iniziano e si sostengono con le fabbriche di bombe e la produzione di nuove armi tecnologiche.
Una fabbrica di bombe a Domusnovas ha come conseguenza la pulizia etnica anche in Palestina ed è direttamente legata, in Sardegna, alla chiusura di ospedali, scuole e servizi alle persone.
Si preferisce investire, con finanziamenti pubblici, in acquisto di armi i e non in stato sociale, sostenendo guerre che non vogliamo.
L’RWM, fra le località di Matt’e Conti a Domusnovas e San Marco a Iglesias, con la fabbrica di armi, sostiene l’ occupazione militare israeliana producendo quelle bombe che stanno sterminando il popolo palestinese.
Amministratori, direttori, operai, sono tutti incatenati a questa macchina di guerra che produce morte e distruzione, spingendo all’esodo un popolo che è già di profughi.
Esprimiano il nostro dissenso, non vogliamo essere complici del genocidio del popolo palestinese.
Manifestiamo
Sabato 13 gennaio ore 11.00
Domusnovas, Località Matt’è Conti Domusnovas – SUD Sardegna
https://www.sovranitapopolare.org/2023/10/08/palestina-libera-dalloccupazione-militare/
I media israeliani riferiscono in merito all’ultima conferenza dei militari dell’IDF che dichiarano di aver sconfitto i combattenti palestinesi nel nord della striscia di Gaza, indicando in circa 8000 palestinesi uccisi. Oltre a dichiarazioni, sempre da parte di militari, i media israeliani non hanno altro da pubblicare. In merito agli ostaggi ancora presenti, presumibilmente nella striscia di Gaza, l’intelligence di Tel Aviv, quella di Londra e anche degli USA, tutto tace, dopo 93 giorni non sono riusciti a liberare un solo ostaggio. Gli USA e Israele trattano con Hamas, avrebbero rifiutato con molto interesse ma la situazione del conflitto non ha aiutato Tel Aviv e Washington. Per il mondo, sono state superate tutte le line di sopportazione, diritto internazionale, genocidio e questo sarà un peso nei prossimi mesi. Al confine con il Sud del Libano, l’IDF attacca e risponde al fuoco dei. militanti di Hezbollah e Tel Aviv sembra interessata a non evitare un nuovo scontro diritte con Hezbollah, questione che non trova il consenso americano che vede una possibile sconfitta di Israele o un prezzo molto elevato per un conflitto con Hezbollah, molto più forte e ben armato rispetto al 2006, primo conflitto con Israele che non ha convinto molto gli analisti militari occidentali.

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