Siamo già nell’apocalittico 2026 di “Metropolis” (1927)

Preludio del piano mondialista: analisi del film riferita al coevo controllo delle masse

di Giusy Calabrò

Sovranità Popolare nuemro 4 anno 2

Il film “Metropolis” (1927) dell’espressionista F. Lang cela quasi profeticamente molti temi presenti nel piano mondialista che l’élite sta realizzando. Situato in una distopia futuristica (2026) dal risvolto fantascientifico, descrive la realtà coeva suddivisa in due classi sociali contrapposte: pensatori e operai. Una società pianificata dove una massa di lavoratori deumanizzati vive in un inferno severamente controllato. D’altronde il film muto è stato oggetto di vari revival coevi, soprattutto nell’icona dell’androide che appare nei concerti delle popstar, in servizi fotografici e videoclip.

Oltrepassando i significati occulti e apocalittici del film, gradirei focalizzare la mia analisi su alcuni temi mai sviscerati: star come Lady Gaga, Beyoncé, Kylie Minogue ecc. impersonificano l’androide programmato per corrompere la morale dei lavoratori e incitarli alla rivolta. Forse un piano usato dalle star, strumentalizzate dall’élite, per corrompere le masse? Come mai nel film sono proprio il ricco e autocratico Fredersen e lo scienziato a istigare il clone, affinché crei disordini e rivolte tra le masse distruggendo la Macchina M? La soluzione potrebbe essere solo una: l’élite cerca il pretesto della violenza di massa per introdurre la repressione.

Ma andiamo con ordine: il film inizia mostrando degli operai che, con la testa chinata in segno di sottomissione e rassegnazione, si dirigono tutti verso la loro città sotterranea. L’inerte “gregge umano” si muove sempre in folla ed è rappresentato come esausto, suggestionabile, labile all’inganno e inebetito. I compiti assegnati ai lavoratori sono puramente meccanici e, non necessitando di alcuno sforzo cerebrale, li rendono mera estensione della macchina. Compiendo ripetutamente le stesse azioni si alieneranno, finché non saranno divorati dall’onirica visione della macchina, ormai, trasformatasi nell’infernale Moloch: antica divinità semitica del fuoco.

Mentre i lavoratori vivono in una distopia infernale, i pensatori prosperano in un’utopia scintillante, testimonianza delle conquiste umane; tuttavia, la “città dei lumi” non potrà mai sorreggersi senza la manodopera (rif. alla Torre di Babele) secondo una struttura piramidale del potere che è occulta e dualistica. Fredersen fondatore e capo della città è come un semidio, un demiurgo gnostico e sarà lui a commissionare a Rotwang il clone di Maria, l’insegnante che col suo carisma guiderà il proletariato.

Comprendendo la disperazione degli operai che si stava fomentando in rivolta e cospirazione, Maria predica la pace e la pazienza, richiamando l’immagine della Torre di Babele e profetizzando la venuta di un “mediatore” fra la testa (i pensatori) e la mano (i lavoratori).

Nel frattempo, Rotwang e la sua mano destra meccanica che sostituisce quella persa durante gli esperimenti, sembrerebbe indicare come lo scienziato abbia intrapreso l’esoterico “Left hand Path” (la via della mano sinistra, magia nera) come evidenziato anche dal pentagramma rovesciato, apparso in vari fotogrammi. L’inventore presenta con orgoglio a Fredersen la sua ultima invenzione: l’Uomo-Macchina, il “Man of the Future”. L’androide verrà mutato sulle sembianze di Maria, affinché venga usata la sua credibilità per istigare gli operai alla rivolta.

Ecco che arriva il momento cruciale: per modificare la personalità di Maria, Rotwang gli pone un casco al quale verranno inviati degli impulsi elettrici e, infatti, si possono notare le stesse onde nell’immagine iniziale del robot Hel (vedi immagine). Come mai appaiono delle onde anche attorno alla testa di un androide già compiuto? Forse il dettaglio potrebbe essere il preludio ai futuri piani mondialisti come il Monarch, l’HAARP o, ancora peggio, a uno dei risvolti del 5G sul sistema cerebrale umano?

Lo scenario sembra pre-apocalittico, d’altronde l’androide recita nel film il ruolo della grande meretrice di Babilonia (“Apocalisse” 17:1, Giovanni): è lei “l’agente-provocatore” che incita gli operai alla rivolta contro l’interesse pubblico, avvantaggiando l’interesse elitario. Essi, essendo ormai lobotomizzati, solo con l’aiuto del loro capo comprenderanno di essere stati ingannati dall’androide.

Il film finisce con la didascalia: “Il mediatore fra la testa e la mano deve essere il cuore”, capito? Ma no… connazionali…che cosa avete capito? Nulla di sentimentale, figuriamoci…proprio da un regista tedesco: il film si riferisce al mediatore (Freder), ossia ai media che nell’era digitale assolvono il ruolo di filtrare i malumori, la rabbia, le proteste e le forme di ribellione dei cittadini contrari al regime imposto; ossia, affinchè il popolo oppresso sia mantenuto calmo, è necessario farlo sfogare tramite tv, chat, social, fiction ecc. Morale della favola non è “aboliamo le ingiustizie sociali e costruiamo un mondo equanime”, piuttosto “inganniamo e sediamo il popolo facendogli credere, tramite i media, che la sua condizione potrà cambiare, mentre il suo status quo rimarrà tale.”

Insomma, inutile aggiungere che i media manipolano quotidianamente il pensiero delle masse, inducendole ad amare la loro oppressione. “Metropolis” esprime chiaramente l’ideologia e il piano incentrato sul transumanesimo, il controllo della mente, l’occultismo, il degrado morale, lo Stato di polizia e il governo come Grande Fratello. La nuova interpretazione del film si incentra proprio sul controllo del “gregge disorientato”, in balia del proprio destino. D’altronde, non si tralasci che il film era uno dei prediletti da Hitler, il quale disse: “Che fortuna è per i leader che gli uomini non pensino.”

Aggiungerei, in una società dove (come nel film) si assiste all’annichilimento della famiglia (sarà Maria, l’insegnante, a salvare i bambini abbandonati dai propri genitori) in nome della produzione, all’”alienante socievolezza” (relazioni on line) e al clima del sospetto, l’individuo diviene soggetto autistico del consumismo. Anche la fede perde significato per sostituirsi a una religione mondiale coi suoi idoli infernali. A tale proposito, si rammenta un episodio del 28 Ottobre 2019 che scosse i fedeli cattolici: per l’inaugurazione di una mostra era stata collocata la statua di Moloch all’ingresso del Colosseo, luogo sacrificale dei martiri cristiani. Occorre agire adesso in nome della propria dignità, prestando molta attenzione alla frase evidenziata in neretto, prima che il piano di controllo divenga più invasivo e intacchi le nostre strutture cerebrali: sfogarsi soltanto sui media è deleterio, poiché se ne trae un’effimera soddisfazione che crea assuefazione e regge soltanto il gioco di coloro che ci stanno manipolando. “Metropolis” docet.

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