Come “funziona” la UE nella gestione dell’emergenza sanitaria e non solo

di Marco Cattaneo

La vicenda vaccini – argomentavo qualche giorno fa su twitter – è la prova di come “funziona” la UE.

Molto semplice. La UE impedisce agli Stati membri di fare tutta una serie di cose, per poi scoprire che non è in grado di farle lei al loro posto.

Nel caso della vicenda vaccini, appunto, impone di centralizzare su di sé il negoziato d’acquisto con le case farmaceutiche che li producono. E poi gli approvvigionamenti non arrivano perché si è tirato sul prezzo, gli impegni di consegna non erano blindati, eccetera.

Tutto questo, quando gli Stati erano perfettamente in grado di procedere ognuno per sé, e anzi si stavano attivando (prima di essere stoppati).

“La UE impedisce agli Stati membri di fare tutta una serie di cose, per poi scoprire che non è in grado di farle lei al loro posto”, dicevo: con l’eccezione dell’euro. In questo caso siamo in presenza di un progetto che la UE in effetti è riuscita a mettere in atto – piccolo dettaglio: con risultati catastrofici.

Ma in effetti a ben vedere anche l’euro rientra nella casistica “vaccini”. Anche in questo caso, si sono sottratte agli Stati tutta una serie di strumenti di autogoverno – relativi alla sfera economica, nella fattispecie – allo scopo di trasferirli a un’entità esterna.

E anche in questo caso si è scoperto che la UE segue principi e regole privi di qualsiasi logica e razionalità, senza peraltro riuscire a correggerli e a renderli funzionali, neanche dopo anni e anni di effetti deleteri.

Tanto è vero che in presenza di un’emergenza – la crisi Lehman del 2008, la pandemia del 2020 – il massimo che la UE riesce a fare, l’unica cosa di una qualche utilità, è sospendere le regole che lei stessa si è data.

Questa è la UE. In sintesi: un progetto catastroficamente fallito.

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