In un mondo Globale col Lasciapassare

Dove sta l'inganno?

di Adriano Lombardo

Il tempo che stiamo vivendo ci trova attori e spettatori di un dibattito a tratti feroce sulla necessità o meno del “lasciapassare” come strumento necessario non solo per gli spostamenti nazionali ed esteri, ma per usufruire dei servizi essenziali per la vita di una persona. Fare la spesa, prelevare soldi, recarsi ad un ristorante o al concerto, salire su un treno e via dicendo, insomma per tutto.

Se la politica la si può riassumere come arte della mediazione, la negazione dell’evidenza può essere considerata come una sfumatura di quest’arte. Per quanto ci si possa sforzare trovo molto difficile immaginare il sig. “la qualunque” che al cospetto di questa parola, lasciapassare, non volga il pensiero seppur per un istante ad echi e memorie di inizio secolo scorso.

Entrano così in gioco i professionisti della comunicazione che con un abilissimo make up rendono questa minacciosa parola una elegante chiave di volta di un mondo proiettato verso il Green.

Il Green Pass!

Figliol prodigo della globalizzazione o mondializzazione a dir si voglia, il Green pass è indubbiamente un tema di grande attualità, un’idea che nasce e si sviluppa indietro negli anni più di quanto si possa immaginare e che ci proietta in un futuro fatto di luci ma anche di tante ombre.

Il mondo globale per alcuni è un’indubbia opportunità di crescita economica dovuta ad un incremento della concorrenza su scala mondiale ( se mai proprio ne sentissimo il bisogno ), attraverso l’abbattimento dei costi come conseguenza della diminuzione spazio-temporale della comunicazione e dello spostamento di risorse.

Per altri un pericoloso processo di perdita di sovranità, sia individuale che popolare, a favore di pochi con conseguente incremento della forbice tra una plebe numerosa e povera a fronte di pochi patrizi che con un “clik” decidono all’istante la vita di qualcun’altro.

Per comprendere quale tra le due opposte fazioni abbia ragione occorre tenere presente che nell’immaginario comune il termine Globalizzazione non ha solo un’ accezione economica, ma grazie alla forza delle parole di un pensiero dominante, in modo più subdolo che furbo, è un rimando al concetto di integrazione sociale, al conseguente abbattimento delle discriminazioni di qualsiasi natura e soprattutto un “sinistro” concetto di uguaglianza sociale.

Durante la ricerca del vero o la comprensione di eventi contemporanei, ci si rivolge spesso alla lettura di testi storici al fine di trovare un corso e ricorso storico che ci permetta di presagire con maggiore accuratezza il futuro prossimo, ed è proprio questo che facciamo, ignari del fatto che in un testo di Biologia potrebbero esserci molte più risposte alle nostre domande.

La Biologia, cioè lo studio della vita, ci permette di capire come l’evoluzione ha lavorato per miglioni di anni gettando solide basi nella comprensione del presente e nell’immaginazione del futuro.

Ma il senso della vità qual’è? La risposta è più semplice di quanto pensiate, è continuare se stessa!

Dannazione se c’è riuscita! Vediamo come ha fatto.

Ecco, comprendere i meccanismi chiave alla base di un simile successo ci darà indubbiamente un aiuto enorme.

Non è questo lo spazio dove disquisire scientificamente in termini evoluzionistici dimostrando quanto la vita risponda alle stesse leggi, sia a livello subatomico che macroscopico, ma l’osservazione di fatti ed eventi più vicini e familiari al lettore darà la giusta comprensione per capire se la deriva globalista è la corretta via da intraprendere.

L’Italia.

Forse uno dei migliori esempi per spiegare il successo della vita nel continuare se stessa riguarda proprio la nostra terra.

Se si pone attenzione si può constatare che questo piccolo lembo di terra protratto in un piccolo mare quasi chiuso, al pari di una pozza al cospetto degli oceani, ha di fatto condizionato il mondo intero per gli anni a venire.

Cerchiamo di comprendere perchè proprio l’Italia. Arte, cultura, maestranze, milizia e qualsivoglia altro ingegno siamo stati capaci per un paio di millenni di essere una società dominante, la potenza delle potenze.

Il grande segreto di questo successo è la sua grande Biodiversità! Questa è la parola chiave che ci permetterà di comprendere quale sia la direzione più giusta.

Un territorio il nostro che vede comunità montane, ognuna con le proprie caratteristiche ed una forte identità territoriale a pochi passi da luoghi simil caraibici, anch’essi con una forte identità sociale e territoriale ma indubbiamente all’antitesi negli stili di vita e nelle necessità.

Stesso discorso per la flora e la fauna, così vicine nello spazio, così delineate dal cline terminico e così lontane nella loro biologia.

Oltre alla geografia interna del territorio, un ruolo chiave lo ha giocato la collocazione spaziale a destinare alla nostra amata Italia il ruolo di attrice protagonista negli scambi culturali, commerciali e non meno importanti quelli genetici. Insomma il tipico siciliano fino a qualche tempo fa non aveva proprio la pysique du role per essere un abitante altoatesino. 

Risulta così più evidente che mai che la diversità sotto ogni suo punto di vista, sia necessaria al fiorire di tutte quelle varianti che permettono alla vita di continuare se stessa, dove il problema di uno non è il problema di tutti. Sotto ogni punto di vista. Questa è la chiave della sopravvivenza ma, c’è sempre un ma, non va dimenticato un aspetto fondamentale, una “conditio sine qua non” e cioè l’identità ben definita e stabile di ogni forma di diversità, sia biologica che sociale. Mantenedo se stessa fornisce al contempo una variabile per un’altra variabile dando vita a qualcosa di diverso, di nuovo.

Quindi se la diversità genera diversità, come può un mondo eguale ed uniforme evolvere? Come può un mondo eguale ed uniforme sopravvivere?

Il concetto di Globalizzazione se nel primo istante ci illude con l’inganno della mescolanza culturale sarà il tempo, tiranno per antonomasia, ad essere testimone di un progressivo abbattimento della diversità attraverso la diffusione di un linguaggio comune, abitudini comuni, idee comuni. Annullando il concetto di “disuguaglianza di merito”si da la possibilità all’incapace di decidere procedendo a passi da gigante verso un appiattimento umano e culturale che gioverà solo a pochi.

Il sogno globale di alcuni, malvagio dico io, vede nelle masse un “prodotto”, un business da gestire e maggiore sara il grado di uniformità sotto ogni punto di vista maggiore sarà la capacità delle masse di rispondere ad un imput.

Una società amorfa e disumana china davanti un device pronta ad essere addetta ad ogni dictat ricevuto da chi, a seconda del momento, sposta capitali e risorse al fine di far girare quell’economia che solo a lui giova.

Il controllo avverrà attraverso i social, la comunicazione in tempo reale, l’indottrinamento scolastico e televisivo e udite udite attraverso la dittatura sanitaria.

Si sa, la storia insegna che attraverso la paura domini le masse e cosa c’è di meglio di un nemico invisibile?

Per sapere cosa fai e come lo fai devi essere censito e controllato istante per istante in ogni momento della tua vita, verificare se sei o meno un bravo ed ubidiente cittadino, padrone di nulla e ricattabile in qualsiasi momento.

Il Green Pass è miglior modo per cominciare questo perverso cammino liberticida e disumano, praticamente il paradosso dei giorni nostri, uomini che dichiarandosi cittadini del mondo sognano quel modo globale ma… col lasciapassare!

 

“Non andartene docile in quella buona notte,
I vecchi dovrebbero bruciare e delirare al serrarsi del giorno; 

Infuria, infuria, contro il morire della luce.”  

 

– Interstellar 2014 –

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