Il mito dell’intelligenza collettiva

La mediocrità data dal conformismo

L'Italia non firma il Trattato Onu di proibizione delle armi nucleari

di Sergio Pomante

Il filosofo francese Pierre Lévy scriveva nel 1994 la seguente definizione “L’intelligenza collettiva è una forma di intelligenza distribuita, continuamente valorizzata, coordinata in tempo reale, che porta a una mobilitazione effettiva delle competenze.

Essa si è trasformata seguendo lo stesso ritmo degli sviluppi in campo tecnologico. Ovvero alla nascita e sviluppo di internet. Infatti se nel secolo scorso era impensabile utilizzare questa intelligenza in un mondo virtuale, oggi è il modo in cui viene prevalentemente usata; per questo è diventata “intelligenza collettiva 2.0.

Prima ancora si parlava semplicemente di “comunità scientifica” e la rete nasceva come mezzo di scambio di informazioni tra istituti di ricerca, non a caso il linguaggio html, da cui il web, nasce e si sviluppa al CERN di Ginevra.

Ovviamente non basta e non bastava scrivere sui social network il proprio pensiero per farne parte, ma esiste un preciso protocollo, che è al tempo stesso la negazione di ogni reale progresso. Escono, quindi, allo scoperto le prime contraddizioni di un sistema solo apparentemente votato alla conoscenza e al progresso scientifico.

La valutazione tra pari – detta anche revisione tra pari e meglio nota con il termine inglese peer review – indica nel mondo della ricerca e dell’università, la valutazione critica che un lavoro o una pubblicazione riceve, da parte di specialisti (pari) aventi competenze analoghe a quelle di chi ha prodotto l’opera. Il nome di questi revisori è nascosto, come anche, spesso, il nome degli autori, in un sistema di “doppio cieco”. Di modo da evitare conflitti d’interesse o condizionamenti di varia natura.

Ora, immaginate se al revisore X dovesse arrivare il lavoro dell’autore Y che proponesse l’esistenza di fenomeni come “fusione fredda”, “terapie anticancro alternative”, come anche nuovi paradigmi scientifici, secondo voi avrebbe speranza di esser pubblicato? Lo sappiamo, no! Un sistema nato con i migliori propositi è diventato, in realtà, un modo per assicurare il perpetuarsi dello status quo e controllare che ogni idea innovativa venga opportunamente bloccata sul nascere! Ma questa viene chiamata “intelligenza collettiva”. E se vuoi farne parte devi accettarne le regole. Se vuoi fare carriera, vuoi avere riconoscimenti accademici devi pubblicare, devi sottostare alla revisione tra pari e devi riconoscerle la capacità di discriminare tra un lavoro valido e uno pessimo.

Tanto impegno non ha però impedito la pubblicazione di lavori scientifici in campo medico con risultati non ripetibili, spesso inventati e manipolati ad arte dagli autori. Viene certificato da altri studi revisionati. Il che è ovvio visto che un revisore non può che fidarsi di quanto dichiarato dall’autore fraudolento. Appare quindi evidente che ogni revisione debba essere pubblica e non alla cieca, debba avvenire sul campo, nei laboratori, dove l’autore mostra i suoi risultati al revisore, eliminando ogni Principio di Autorità.

Si dice spesso che il bravo allievo sia colui che supera il proprio Maestro, ma è ancora più vero che il buon Maestro è colui che pretende dai propri allievi la demolizione dei suoi insegnamenti: colui che invoglia i giovani ad avere un pensiero critico, a contraddire piuttosto che accettare un’idea che loro ritengono sbagliata, a spingerli a dimostrare le proprie tesi ad avere fiducia nelle proprie idee. Una comunità scientifica sana e produttiva è quella che invoglia ad avere idee nuove, rivoluzionarie, senza l’assillo di una revisione! Solo in tal modo è possibile un vero progresso scientifico. Solo in tal modo diventa importante avere tante persone che studiano un determinato settore, ognuna con un punto di vista diverso, senza pappagalli bravi solo a ripetere il pensiero altrui.

Nei primi decenni del 1900 avevamo i fisici teorici che insegnavano nelle università un modello di atomo che vedeva elettroni nel nucleo atomico, di contro, gli sperimentali dicevano che nei nuclei insieme ai protoni vi fossero delle particelle ancora non scoperte: i neutroni. Al giorno d’oggi sarebbe impensabile una tale contrapposizione.

Dai tempi di Leonardo da Vinci, ma anche di Archimede, il Potere ha compreso l’alto valore “strategico” della Scienza. Essa permetteva di avere un vantaggio decisivo sul campo di battaglia. Poteva essere un metallo più resistente come la polvere da sparo cinese, insomma, la vera ricerca scientifica, quella libera, quella priva di revisioni e Principi di Autorità, priva di conflitti d’interesse, la vera “intelligenza collettiva” potevamo averla e possiamo averla solo in ambito militare!

Ma da quel 16 luglio 1945 qualcosa è cambiato. La divisione è diventata netta, inesorabile e senza alcuna speranza. Il primo test nucleare ha determinato una spaccatura insanabile nel processo scientifico e nella comunità scientifica. Il “segreto” ha preso il sopravvento sulla libera circolazione delle idee. Non a caso qualunque brevetto può essere bloccato e requisito dal proprio apparato militare. La miseria rimasta a noi “civili” è sotto gli occhi di tutti. Basta solo saper guardare!

In un’epoca di “follia sanitaria”, la nostra presunta intelligenza collettiva ha prodotto come unica soluzione cosa?! Esatto: il vaccino! Ma quella vera scienza medica, non legata al mondo accademico, non vincolata al consenso collettivo, priva di interessi e principi di autorità, frutto del pensiero critico e del vero Metodo Scientifico cosa ha prodotto? La cura!

Ben comprendiamo allora il motivo per cui Giulio Tarro, virologo italiano, alla fine di tante polemiche abbia deciso di vaccinarsi contro il covid-19. Quella comunità scientifica che gli ha dato tanto, da cui proviene la sua carriera, che lo ha reso uno scienziato, ora gli chiede di ottemperare e lui, magari irrazionalmente, e per “senso di appartenenza” decide di obbedire. Rifiutarsi avrebbe significato rinnegare il suo passato, rinnegare se stesso, rinnegare quel mondo accademico che lo ha reso ciò che è. Insomma, lui si sente parte di quel mondo e quindi si vaccina.

Dal sillogismo aristotelico a quello hegeliano, la contrapposizione di Tesi e Antitesi, che confluiscono in una Sintesi, ha caratterizzato ogni forma di ragionamento logico.

Ora, oggi, nella nostra presunta intelligenza collettiva abbiamo solo Tesi contrapposte ad altre Tesi e una totale assenza di una Sintesi logica.

Scriveva Arthur Schopenhauer: “Dovunque e comunque si manifesti l’eccellenza subito la generale mediocrità si allea e congiura per soffocarla.” E, aggiungo io, la mediocrità data dal conformismo.

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