Gli studenti universitari americani con la Kefia

Stop ai contratti con aziende coinvolte nel genocidio contro i palestinesi

University Columbia Palestine genocidio

Da una settimana i media internazionali diffondono immagini di Campus di diverse università americane occupati dagli studenti universitari e tutti indossano una Kefia. Le immagini trasmesse dai grandi network televisivi arrivano da diversi Stati degli USA. Centinaia di studenti denunciano il genocidio contro il popolo palestinesi, alcuni editorialisti li definiscono pro-palestina e nonosante diversi sforzi dei rettori e altri funzionari, le denuncie non si placano, anzi, ogni giorno una nuova università viene occupata.

È importante ricordare, le tensioni in molte università americane è iniziata prima del 7 ottobre, giorno dell’attacco dei combattenti palestinesi nel territorio di Israele.

Al momento è possibile sintetizzare una unica reazione dei rettori, allarme della Polizia e centiania di arresti nel tentativo di fermare la contestazione.

La situazione è peggiorata la settimana scorsa alla Columbia University, quando il presidente dell’università, Nemat Shafik, ha testimoniato davanti a una commissione parlamentare sulla risposta dell’università alle accuse di antisemitismo nel campus. Shafik ha chiesto, l’intervento della polizia di New York per allontanare gli studenti dai prati dell’università, perchè stavano “violando le regole e le politiche dell’Università”. Solo dopo m olte ore e con l’intervento di diversi avvocati, la polizia ha riferito di aver arrestato più di 100 studenti.

Durante i momenti assembleari tenuti dagli studenti e da alcuni documenti emergono in modo molto chiaro le motivazioni, appelli firmati da tante organizzazioni, due in particolare, Students for Justice in Palestine e Jewish Voice for Peace, per denunciare il “continuo business e investimenti in denari dell’università in aziende che traggono profitto dall’apartheid, dal genocidio e dall’occupazione militare della Palestina da parte di Israele”.

In poche ore altre organizzazioni e altri studenti hanno occupato altri campus; Massachusetts Institute of Technology, all’Emerson College, all’Università del Texas ad Austin, all’Università del Michigan e all’Università della California a Berkeley. Mercoledì. In alcune università la polizia è intervenuta usando manganelli e gas urticante come nel caso della University of Southern California oltre le botte portavoce della polizia riferisce di 140 arresti.

Nell’università di Yale, la polizia ha acusato e minacciato gli studenti di violazione di domicilio poi ha caricato e arrestato oltre 45 manifestanti ma non è riuscita ad impedire la continuazione dell’occupazione. L’Università di Harvard ha sospeso ogni attività di studio e amministrativa e molti studenti, accusati di essere pro-palestina sono stati sospesi.

Arresti vengono denunciati nel campus dell’Università del Minnesota a Twin Cities e nell’Emerson College di Boston la polizia riferisce di aver arrestato oltte 100 studenti mentre studenti, docenti e personale dell’Università del New Mexico hanno protestato lunedì a sostegno dei palestinesi ma al momento non ci sono ulteriori informazioni.

Le istanze degli studenti sono chiare, sono determinati a continuare l’occupazione finché l’università non accetterà di cancellare gli accordi con le istituzioni accademiche israeliane e non si impegnerà a “disinvestire totalmente” i suoi fondi da società e istituzioni collegate a Israele. Anche nelle altre università le rivendicazioni sono le stesse, c’è molta condisione nelle proteste universitarie nei diversi Stati.

Texas University

Da alcune istituzioni religiose ebraiche sono state diffuse note sui social di preoccupazione e raccomandazioni a restare a casa, dirette a circa 300 studenti ebri della Columbus. Una preoccupazione che ha come obiettivo alimentare il fantasma dell’antisemitismo ma tra gli studenti con la Kefia non c’e traccia di violenza verbale e fisica contro altri studenti ebrei. Dato il periodo ricorrente la Pasqua ebraica le “preoccupazioni” a mezzo stampa sono eccentuate ma gli studenti danno continuamente dimostrazione di grande maturità politica e culturale, infatti un gruppo di studenti ebrei e non ebrei si è riunito all’interno dell’università per celebrare la Pasqua.

Per prevenire ogni atto o provocazione contro gli studenti ebrei alcune organizzazioni ebraiche all’interno delle uni versità riferiscono di aver chiesto misure di sicurezza straordinarie con l’intervento di aziende private ed esterne.

La politica americana, alcuni leaders hanno reagito alla situazione molto duramente, il presidente della Camera Mike Johnson ha invitato il presidente della Columbia University a dimettersi durante una tesa conferenza stampa in cui la folla ha ripetutamente interrotto l’oratore e, a volte, ha sonoramente fischiato lui e altri politici.

Alcuni interventi ripetono e alimentano la tensione in merito alle accuse e al pericolo dell’antisemitismo all’interno dell’università.

Il Ministro dell’Istruzione Miguel Cardona ha dichiarato martedì di essere “profondamente preoccupato” per gli episodi di antisemitismo alla Columbia University e ha fatto riferimento a un’indagine sui diritti civili aperta in precedenza sull’università per violazioni relative a molestie antisemite.

Quale sarà il futuro del rettore della Columbia Shafik? I leader politici nazionali, tra cui il presidente Johnson, hanno aumentato le pressioni affinché Shafik si dimetta. Shafik è un accademico ed esperto di politica economica nato in Egitto e presidente dell’università Ivy League dal luglio 2023. Secondo la Columbia, la famiglia di Shafik è fuggita dall’Egitto negli anni ’60, quando il Paese era in pieno fermento politico ed economico, e in precedenza è stata presidente della London School of Economics and Political Science. È cresciuta nel Sud americano.

Dopo sette giorni di occupazioni in numerose università americane, gli effetti sono centinaia di arresti e le dimissioni di due presidenti della Ivy League: Claudine Gay dell’Università di Harvard e Liz Magill dell’Università della Pennsylvania.

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