Il tempo di una sacra Indignazione

In alto i cuori! Un dio ci sta chiamando

Eduard Manet

di Guido Grossi

Le emozioni, come dice la parola, generano movimento, azione. Più propriamente: re-azione. Un impulso potente ci coglie di sorpresa e ordina perentoriamente al nostro corpo di agire. le emozioni sociali, poi, sono estremamente contagiose e quindi estremamente potenti: muovono con grande energia l’azione collettiva. Ne determinano con forza la direzione, in maniera centomila volte più efficace di qualsiasi pur sana e condivisibile buona ragione. Decidiamo con la pancia, quando preda delle emozioni, non con la testa. Rispondiamo ad ordini perentori in grado di mettere rapidamente a tacere ogni evidenza razionale.

Da dove provenga l’impulso può apparire poco importante: la reazione è comunque quella. Di certo, se concepisci l’esistenza terrena come una delle infinite dimensioni della natura divina di ogni cosa, l’essere consapevole della provenienza dell’impulso non è cosa marginale. Sai che un dio ti ha parlato, e ti sta offrendo energia illimitata.

Ad ogni modo, proprio per la loro potenza, le emozioni sociali ed i meccanismi che innescano vanno ben conosciuti: cambiano radicalmente la nostra esistenza, nel bene o nel male; determinano la forma del vivere politico/sociale che, ci ricorda la storia, può oscillare da forme che richiamano il paradiso terrestre all’incubo più infernale.

Possono esplodere incontrollate le emozioni sociali favorendo scelte scellerate e seminando dolore inutile, oppure si possono incanalare verso obiettivi comuni desiderabili, generosi di pace e di gioia. Non è affatto facile, né scontato, orientarne l’esito.

I manipolatori sono sempre in agguato. Conoscono molto bene i meccanismi psico-sociali che muovono l’azione collettiva ed usano questa scienza per portare verso propri obiettivi il consenso stesso delle popolazioni che, in una realtà sociale divenuta complessa e intricata, non si rendono conto di andare contro i propri interessi.

Bada bene: sono in realtà pochi individui ma, siccome dominati da insaziabile egoismo e ambizione, li troviamo sempre insediati in posizioni di rilievo sociale. Si riconoscono con facilità, fanno gruppo, si organizzano, prendono facilmente il potere politico ed economico. Lo usano per incrementarlo all’infinito. Non hanno empatia: non percepiscono il dolore sociale che le loro azioni seminano. Sono materialmente capaci di scelleratezze inconcepibili.

Le persone normali hanno un’enorme difficoltà a vedere e ancor di più ad accettare questa realtà. Rifiutano l’idea che le Autorità sociali possano concepire ed attuare nefandezze. Agevola dunque l‘azione manipolatoria questa diffusa mancanza di formazione e consapevolezza in tema di emozioni sociali. I programmi scolastici, d’altra parte, sono scritti quasi per definizione da manipolatori perché chi ama l’altro non fa “programmi educativi”, stimola piuttosto la riflessione critica e la consapevolezza.

Viviamo un Tempo interessante, denso di opportunità, e quindi di pericoli. L’ingiustizia sta emergendo sovrana in tantissimi aspetti della vita sociale, troppi! Chi ha sentimento, e quindi apertura, lo vede e lo sente con chiarezza.

L’ingiustizia produce Indignazione. Risposta automatica e naturale, legata al senso innato di “giustizia naturale” e di “etica” che è scritto nel nostro codice genetico e culturale: è complemento, è espressione dell’amore disinteressato e spontaneo per l’altro. Certo: se il cuore è chiuso in sé stesso, prigioniero di una ragione invadente, oppure di una Paura ancora più tirannica e devastante, non vedi, non senti, non ami. Ci può succedere perché non siamo stati educati ad osservare l’invadenza della nostra ragione, e neghiamo invece a noi stessi con abituale facilità di poter essere preda di Paure.

Ora, osserviamo quello che ci accade intorno in questo Tempo, provando a leggere le emozioni sociali in gioco e la loro possibile azione-evoluzione.

L’Indignazione è la prima emozione sociale che si diffonde in risposta automatica alle ingiustizie crescenti. L’Indignazione è cosa sacra. Non devasta, rispetta. Cresce. Attira e attiva energie positive. Costruisce. È consapevole della propria potenza. Sacra perché innata, spontanea, naturale. Proviene da energie superiori. Sacra perché consapevole: è cosciente del suo legame con il divino e della sua natura non solamente umana. Risposta umana allo stimolo divino. Incontro generatore.

Per mantenerla tale, però, è necessario che gli individui ed i gruppi posseggano una struttura salda e matura, che purtroppo è ancora merce rara. In mancanza di struttura adeguata, appena la consapevolezza abbassa la guardia, si degenera rapidamente in una catena pericolosa: dall’Indignazione alla Rabbia passando per la Frustrazione; dalla Rabbia alla Violenza.

Il confine fra Indignazione e Rabbia è sottile; non siamo abituati a percepirlo. Quando si sconfina dall’una all’altra è ormai tardi: la Violenza, in qualche forma, si manifesta. La Rabbia ha infatti un bisogno innato di sfogarsi, e la Violenza è il suo strumento. Gli effetti della Rabbia che esplode in una persona sono identici a quelli di una bomba: l’energia si espande in un tempo breve travolgendo ogni cosa, fino al suo esaurimento. Istanti densi di devastazione. Resta il vuoto attorno a ciò che è esploso, osservalo. Vuoto e rovine in tutto ciò che l’energia impazzita ha incontrato. Soprattutto in ciò che ha opposto più resistenza, come ad esempio un muro di pietra o l’incomprensione incredula di chi ti ama. Rovine. Quando la Rabbia si è sfogata attraverso l’esplosione di Violenza, si esaurisce. Si scioglie. Non c’è più energia a nostra disposizione. Bisogna ricominciare, attraversando il dolore che si è procurato. Elaborando il lutto.

Succede a noi individualmente, succede con ancora più facilità ai gruppi perché le emozioni sociali sono contagiosissime e si rafforzano esponenzialmente all’aumentare della dimensione del gruppo. La violenza di gruppo è cosa tristemente nota. Porta alle guerre. Anche fratricide.

Nota bene: questa dell’Indignazione/Rabbia/Violenza è una strada che può tentare di superare l’ingiustizia, certo. Anzi, a dire il vero, siamo stati accuratamente educati nel corso di millenni a considerare questa come la strada maestra verso la giustizia. Quasi fosse un percorso “giusto” e naturale. L’unico possibile. Centinaia, migliaia di narrazioni e rappresentazioni sceniche e libri, fino alla produzione cinematografica dei tempi moderni, dai film western ai polizieschi di ogni risma, ci hanno scritto dentro, goccia dopo goccia, che “il giusto uccide l’empio, e noi sentiamo un immediato senso di sollievo, di appagamento”. Senza rendercene conto, noi desideriamo con intensità che il giusto uccida l’empio! Ma uccidere è empietà, e non lo vediamo.

Chi è l’empio? Percepisce il dolore che semina? È un uomo libero o preda di meccanismi psicologici che nessuno gli ha insegnato a riconoscere e dominare? Merita la Morte? O ha solo bisogno di quell’amore incondizionato di cui ogni bimbo si nutre e che, per qualsiasi motivo, non ha mai ricevuto dai propri genitori e parenti?

Noi. Noi che giudichiamo e desideriamo con ardore che qualcuno lo uccida, non siamo forse noi che gli abbiamo consentito di occupare posti di responsabilità politica e sociale? Non gli abbiamo forse delegato il potere sperando che lo avrebbe usato per i nostri interessi, intenti com’eravamo a goderci le esteriorità della vita?

Il Male viene per nuocere? O viene a dirci che è tempo di assumerci quelle responsabilità verso la sfera politica che abbiamo sempre rifiutato, soprattutto negli ultimi decenni, delegando volentieri un po’ ai mercati (senza capire cosa fossero) e un po’ ai tecnici, agli esperti, agli economisti. Non abbiamo forse fatto questo con leggerezza, ancora intenti a goderci quel benessere materiale e apparente che i manipolatori ci hanno offerto generosamente e sapientemente per decenni, prima di gettare la maschera e dimostrare le proprie vere intenzioni?

Nelle risposte a queste domande ci sono le chiavi.

Se le risposte che stiamo cercando collettivamente non saranno adeguate, all’altezza della sfida dei tempi, non avremo le chiavi. Perderemo l’energia divina che generosamente ci sta sollecitando, proprio ora, e l’Indignazione, pur sacra, passando dalla Frustrazione, degenererà rapidamente nella Rabbia, e da qui in Violenza devastatrice.

Sta dunque a noi tutti, ognuno con le proprie energie e talenti, cercare con impegno indefesso le chiavi che possono consentire ad una sacra Indignazione di diffondersi e, soprattutto, di evolvere in quella presa di responsabilità collettiva che sola garantisce la generazione di un benessere vero per tutti, coerente con il nostro profondo e naturale senso di giustizia. Per avviarci con gioia verso uno stare bene profondo, duraturo, che è sempre prima psicologico e sociale, meglio ancora, spirituale, e solo dopo materiale e individuale.

In alto i cuori! Un dio ci sta chiamando.

 

 

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