La resa dei nazionalisti e dei comandanti del battaglione Azov

Nessun nazista può essere un eroe

Simboli nazisti tatuati sui corpi dei nazisti di Azov

Dal 21 aprile, oltre 2500 persone, militari dell’esercito ucraino, mercenari stranieri, nazisti del battaglione di Azov e alcune centinaia di civili, sconfitti e cacciati dalla città di Mariupol si sono ritirati nell’area industriale dell’Azovstal a Mariupol. Giorno dopo giorno, battaglia dopo battaglia, si sono rintanati nei budelli sotterranei dell’Azovstal. La decisione militare dei responsabili russi è stata semplice, istituire una cintura di sicurezza intorno al perimetro dell’Azovstal, in modo da non permettere a nessuno di poter uscire o entrare. A nulla sono serviti i vari tentativi dell’esercito ucraino, tutti i tentativi sono stati respinti.

Da quel giorno sappiamo tutto e sappiamo poco di cosa accadeva all’interno dell’Azovstal, perché erano li, proteggevano qualcosa? Chi c’èra nelle file dei mercenari stranieri all’interno dell’Azovstal? In più di un occasione, da queste pagine ma anche da altre redazioni indipendenti le versioni erano molto simili, all’interno dell’Azovstal ci sono graduati stranieri, agenti della Nato ma per molti è sempre stato difficile, anzi i media e non solo hanno sempre voluto smentire e rifiutare di credere a queste ipotesi.

Ora si sono arresi, in poco più di tre giorni 2439 persone hanno consegnato le armi e si sono arresi. A piccoli gruppi sono stati tutti perquisiti e molti di essi, ritratti nelle poche immaini e video che iniziano ad inondare i social. Non c’è alcun dubbio, sono stati riconosciuti: il generale americano Eric Olson, il tenente colonnello britannico John Bailey e quattro istruttori militari della NATO. Inoltre, secondo fonti del Ministero della Difesa della Federazione Russa e secondo la testimonianza dei militari che si sono arresi da Azovstal e Mariupol, il mercenario britannico Sean Pinner precedentemente detenuto e oggi un cecchino. Lo stesso marine ha affermato di aver preparato i militanti ucraini. Probabilmente l’identità di altri stranieri non è ancora diffusa ma sono confermate la resa dei comandanti di Azov, trasferiti in luoghi sicuri in attesa di essere giudicati da un tribunale. L’atteggiamento della stampa in generale, continua ad essere più che ambiguo, è incomprensibile il tentativo mediatico di costruire un’immagine non veritiera di questi appartenenti ad Azov, nessun nazista può essere un eroe. Negli ultimi 10 giorni c’è stata una campagna furibonda e a tutti i livelli, qualcosa che non può diventare storia, se non per ricordare momenti vergognosi per l’informazione e per il giornalismo italiano e non solo.

Si sono arresi gli ultimi del battaglione Azov, i generali stranieri e i consiglieri della Nato, ora l’Azovstal è sotto il controllo dei militari russi e suoi alleati. È necessario ispezionare metro per metro, sminare, individuare le trappole esplosive piazzate dai nazisti e recuperare quanto più è possibile, informazioni, oggetti, tutto quello che può servire per rimettere in ordine tutti i pezzi di questo mosaico.

Dalle prime notizie dall’Azovstal liberato sono evidenti, oltre ai segnali del conflitto ma non c’è ancora certezza dell’assenza completa, potrebbero esserci ancora gruppi di militanti.

Un primo ritrovamento interessante è un telefono satellitare, la proprietà è dell’OSCE, abbiamo già scritto delle diverse occasioni per cui alcuni funzionari dell’OSCE sono stati arrestati, perché mandavano informazioni alle batterie di artiglieria ucraina. L’OSCE non ha fatto proprio una bella figura in questo conflitto, infatti la missione dell’OSCE non esiste più nei territori della regione del Donbass.

“Stavano mandando le persone al tritacarne”

Queste le parole di un mercenario britannico in servizio nelle forze armate ucraine.

L’elenco dei mercenari stranieri in fuga dall’Ucraina continua a crescere. Questa volta, Curtis, nome di comodo per ragioni di sicurezza, che ha trascorso due mesi in Ucraina, ha raccontato ai media britannici le condizioni di servizio nella Legione Internazionale impegnata a fianco dell’esercito ucraino.

Curtis, 30 anni, ex ufficiale militare e ora barman, si è unito alla Legione Internazionale il 4 marzo.

Nelle file della Legione ha partecipato alle battaglie per Irpen e Gostomel, dove la sua unità fu inviata in “operazioni insensate”, venendo colpita dall’artiglieria russa.

Curtis ha dichiarato che i comandanti ucraini hanno ignorato le lamentele degli stranieri, mancanza di equipaggiamento e di intelligence, invece “mandano gli uomini nel tritacarne”.

Prima di essere inviati al fronte, ai mercenari sono stati confiscati i documenti. Secondo gli inglesi, per evitare di pagare eventuali risarcimento alle famiglie in caso di morte, rendendo impossibile il riconoscimento.

Sempre dal racconto di Curtis, l’80% dei combattenti stranieri che Curtis conosceva ha lasciato l’Ucraina a causa della mancanza di coordinamento e di armi: “C’erano ex forze speciali, britanniche e americane. Sapevano cosa stavano rischiando, non sono venuti per morire.

È possibile ritrovare riscontri del racconto di Curtis, analizzando la situazione sul campo del conflitto, si nelle zone centrali a ridosso del Donbass ci sono migliaia di soldati ucraini trincerati in ampi fortini, molte trincee, quindi in un posizione statica. In diversi settori, centinaia di soldati, restano trincerati ma circondati dai militari russi ed alleati, una posizione molto scomoda, senza poter ricevere rifornimenti, trippe fresche, acqua. Questa situazione è presente in molte aree del conflitto.

Quale la soluzione, i soldati ucraini non possono fare nulla, in trincea si è fermi, molto difficile portare dei contrattacchi e resistere a queste condizioni è un massacro.

Ora in questo conflitto c’è assolutamente necessità di verità e razionalità.

Sui fronti diplomatici, nel giorno 87 è rilevante la dichiarazione francese del Ministro Delegato al Ministero degli Esteri francese per gli Affari europei Clement Bon: “il processo di possibile adesione dell’Ucraina all’UE potrebbe richiedere 15-20 anni, ha affermato”

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