Accordo UE e Israele sull’esportazione di gas naturale verso l’Europa attraverso l’Egitto

EastMed 1900 kilometri pronto in 7 anni

Pipeline Gas EastMed

di Maurizio Torti

Dall’alba di questa mattina l’esercito russo e suoi alleati hanno attivato un corridoio umanitario per facilitare l’uscita dei civili, bambini, donne ed anziani, questa volta dal sito industriale della città di Severodonesk. I dati non sono ufficiali ma stime, forse 2500 militari ucraini e circa 500 civili. Al tramonto da fonti militari viene confermata l’uscita di una sola persona, le notizie sono molto frammentate e poco chiare. Come già accaduto a Mariupol nell’Azovstal, il corridoio umanitario è stato interrotto a causa di una serie di colpi di mortaio sparati dalle trincee ucraine. È un nuovo braccio di ferro, lo Stato Maggiore ucraino ha raccolto il suggerimento dei consiglieri militari stranieri e segue alla lettera le linee guide: “arroccarsi laddove ci sono città con ampie zone industriali. A Sieverodonesk si ripete quanto accaduto a Mariupol, probabilmente anche la conclusione sarà la stessa.

La diplomazia oggi, a seguito di dichiarazioni dai leader europei e dagli Usa, alla vigilia del viaggio di Draghi, Macron e Scholz prevista domani per Kiev, fanno eco le notizie dal campo di battaglia, trasferitosi nelle stanze illuminate delle ambasciate e dei governi.

L’Italia si prepara per la notte con ulteriori brutte notizie, la prima è stata ricevuta direttamente dalla direzione dell’ENI. GAZPROM ha annunciato e confermato ufficialmente il taglio del 15% delle forniture di metano verso l’Italia.

Stessa lettere ma non si ha ancora conferma ufficiale è stata recapitata alla Germania, la diminuzione della fornitura, in questo caso è dovuta ad un guasto ad una turbina, un problema tecnico reso più complesso dall’effetto delle sanzioni. La turbina è stata, nei termini contrattuali e di assistenza, riparata dalla Siemens ma non è stato possibile effettuare la consegna, bloccata delle sanzioni. Se sommiamo le varie comunicazioni per cui è stato annunciato il taglio della fornitura di gas alla Germania, oggi il taglio è pari a il 60% del totale. La situazione per la Germania è molto grave.

Altra brutta notizia arriva dal Ministero delle finanze della Federazione Russa: il dazio all’esportazione sul petrolio russo aumenterà da $10 per tonnellata, a $ 55,2 per tonnellata dall’inizio del mese prossimo.

In diverse città della Russia, principalmente a Mosca, oggi è il primo giorno dell’evento: Forum Economico di San Pietroburgo, dal 15 al 18 giugno, confermata la presenza di diversi capi di Stato come Egitto e Serbia ed oltre 100 delegazioni straniere, centinaia di incontri, dall’economia, i giovani, la cultura, è possibile seguire gli eventi, anche in Inglese al sito QUI.

Se in Italia non è ancora chiaro chi e perché ha pubblicato un elenco di pericolosi informatori filorussi, in Germania si verificano atti persecutori contro una giornalista tedesca  Alina Liph, da circa 6 mesi nel Donbass. Le autorità tedesche stringono le maglie della censura e a pagarne le conseguenze è la giornalista freelance, ora rischia ora 3 anni di carcere dopo il blocco di conti correnti ed altre misure persecutorie.
Secondo la normativa tedesca, ora è possibile esprimere solo informazioni unilaterali prive di qualsiasi critica rivolte all’ autorità.

Dagli Usa le news non sono affatto tranquillizzanti, avvolti da una cortina di fumo, per cui è difficile comprendere veramente quale sia questa logica, oltre a quella bellicistica, non è possibile leggere proprio nulla. In questa settimana il dialogo a distanza tra Biden e Zelensky sembrava configurare anche altre soluzioni. Dalla casa Bianca, pronto un altro miliardo di dollari, nuovi armi, missili, carri armati, elicotteri “la posta in gioco è troppo alta”. Gli Stati Uniti puntano molto sui sistemi l’MLRS fornito alle forze armate ucraine utile a rafforzare in modo significativo il potenziale delle truppe. Gli Usa hanno deciso di rischiare tutto, nel tentativo di riuscire a non espandere la guerra.

In Europa, le alleanze non quadrano, il presidente turco Erdogan, rifiuta colloqui trilaterali con Svezia e Finlandia e non è disponibile a compromessi al vertice della NATO. Erdogan conferma il suo no a Svezia e Finlandia nella Nato.

Draghi, Macron e Scholz domani a Kiev ma non sono trapelate anticipazioni particolari, probabilmente sta aumentando la pressione dei leader europei per riavviare i negoziati, determinare un cessate il fuoco. se Zelensky chiederà più armi per sconfiggere la Russia, cosa risponderanno Draghi, Macron e Scholz?

I tre leader confermeranno la solidarietà all’Ucraina ma molti cittadini in Europa vogliono che la guerra finisca il prima possibile, anche se ciò porterà a una riconfigurazione dei confini ucraini. L’opinione pubblica europea dal 24 febbraio ha un’altra opinione rispetto al conflitto e la conferma arriva da un sondaggio voluto dal Consiglio Europeo per le relazioni estere che si è svolto tra il 28 aprile l’11 maggio realizzato in Gran Bretagna, Finlandia, Svezia, Germania, Polonia, Romania, Francia, Italia, Spagna e Portogallo. Il risultato non riflette la posizione dei governi nazionali ed è in netto contrasto con le scelte guerrafondaie europee. Rivela una netta frattura tra chi vuole la pace e chi invece vuole ottenere giustizia nel quadro della guerra in Ucraina, in particolare i primi sono preoccupati che i loro governi nazionali siano concentrati nel condurre solo politiche contro la Russia, piuttosto che risolvere questioni importanti come l’inflazione, il lavoro, il caro energia e l’aumento del costo della vita. Molti temono che la guerra, a causa delle scelte e del coinvolgimento degli Stati Uniti e della Gran Bretagna, avrà conseguenze gravi, il rischio di una guerra allargata è sempre più vicino. Per il responsabile del sondaggio, Leonard Ivan krastev questa posizione dell’opinione pubblica rischia la frattura dell’unità Europea.

La notizia più battuta di oggi, diffusa da tutte le agenzie europee e non solo è l’accordo tra UE e Israele sull’esportazione di gas naturale verso l’Europa attraverso l’Egitto. Accordo firmato dal Ministro dell’Energia israeliano Karin Elharar e dal presidente della Commissione europea Ursula Von Der Leyen è della durata di 3 anni.

Le forniture all’Egitto dal giacimento di gas Leviathan sono iniziate a gennaio 2020. Il volume della produzione di gas è pari a 12 miliardi di metri cubi con una prospettiva di incremento giornaliero per un valore massimo di 21 miliardi di metri cubi. L’Egitto ha firmato, per rispondere al suo fabbisogno, un precedente contratto con Israele per la fornitura di 64 miliardi di metri cubi per la durata di 15 anni.

Israele ha firmato accordi sempre per la fornitura di gas anche con Grecia e Cipro ma in questo caso per la costruzione del gasdotto del Mediterraneo orientale denominato EastMed.

L’accordo tranquillizza l’Europa e gli Usa e EastMed è in fase di progettazione ma chi pagherà il gasdotto lungo 1900 km in poco meno di 7 anni?, al momento non abbiamo informazioni ufficiali e gli Stati Uniti non sembra più molto interessati.

Nel moneto in cui il gasdotto non è ancora pronto, l’unica soluzione per l’UE è quella di acquisire il gas israeliano liquefatto sfruttando gli impianti egiziani di GNL Idku LNG e Damietta LNG con una capacità totale di 12,2 milioni di tonnellate all’anno.

Se questi volumi di produzione sono mantenuti come indicato teoricamente, non viene sostituita completamente la fornitura di gas russo ma è un passo avanti importante ma non è una soluzione a breve termine e resta una questione fondamentale, qualsiasi diminuzione dei volumi di acquisto viene compensata dall’aumento dei prezzi.

Il braccio di ferro tra UE e Russia sarà intenso ma non di lungo periodo, chi sarà più veloce, la Russia nell’ orientare i flussi di esportazione del gas verso l’Asia oppure l’UE riuscirà a trovare alternative alla fornitura di gas russo?

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