Lettera a Letta

Il disastro politico del PD

Letta PD alla guerra

di Paolo Antonio Amadio

Buonasera Signor Segretario e buonasera  alle persone alle quali indirizzo questa lettera.

Prendo spunto dal suo appello al voto utile nel quale prospetta il pericolo che il 25 settembre la destra stravinca e nel contempo denuncia il Rosatellum quale peggior legge elettorale di sempre.

Purtroppo l’appello non suona bene, viste le responsabilità del suo partito riguardo al Rosatellum e alla riduzione del numero dei parlamentari, che in combinazione tra loro potenziano il pericolo evocato.

E’ molto diffuso il rammarico dovuto al fatto che il PD fece approvare il Rosatellum con una significativa forzatura parlamentare. Analogo sentimento riguarda il sostegno attivo nei confronti della legge per la riduzione del numero dei parlamentari, in relazione a cui, esponenti di spicco del PD riconobbero pubblicamente gli elementi di incostituzionalità del Rosatellum e di rischio per la stessa Democrazia rappresentativa. Il partito si impegnò solennemente a correggere il Rosatellum o a sostituirlo per bilanciare gli effetti disastrosi della modifica costituzionale, sulla rappresentatività del Parlamento. E su questo peraltro, tuttora non si capisce come una legge di rango ordinario, che una qualsiasi maggioranza parlamentare anche estemporanea può facilmente modificare, possa adeguatamente controbilanciare una legge di rango costituzionale.

Signor segretario, è storia che il PD ha imposto il Rosatellum, una legge elettorale incostituzionale e oltretutto politicamente fallimentare, visto che invece di produrre lo sperato bipolarismo e la governabilità ha prodotto un gran numero di piccoli partiti e instabilità e ingovernabilità. E’ storia che il PD ha sostenuto la riduzione dei parlamentari per dichiarati scopi politici, anch’essi dimostratisi fallimentari, e non ha fatto nulla per correggere il Rosatellum, mancando così di proteggere in qualche modo la Democrazia. Sono responsabilità pesanti che il PD ha caricato sulle spalle del popolo di sinistra.

Tornare alle elezioni con il Rosatellum, tenuto conto della falla di sistema che permette di andare alle elezioni con una legge elettorale priva di una “garanzia di legittimità costituzionale”, espone di nuovo la Democrazia italiana al rischio che “un Parlamento eletto con una legge incostituzionale possa modificare la Costituzione” e per di più con una accresciuta probabilità che una sola forza politica possa farlo in autonomia.

Una prospettiva che nessuna democrazia può ammettere.

Il rischio era noto ma non lo si è voluto mai affrontare, nemmeno recentemente. Infatti giace in Parlamento una petizione parlamentare promossa dai cittadini nel 2020 link alla petizione tesa a ottenere che “qualsivoglia legge elettorale possa essere applicata a condizione che abbia preventivamente superato la verifica di costituzionalità da parte della Corte Costituzionale”.

La petizione, devo aggiungere ovviamente, non ha avuto alcun riscontro, cosicché gli stessi cittadini sono stati costretti a promuovere una campagna di ricorsi giudiziari link al testo dei ricorsi nessuno dei quali è ancora riuscito ad arrivare al giudizio della Corte Costituzionale. E le stesse motivazioni di rigetto dei ricorsi meriterebbero un ricorso alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo.

Oggi è concreto il rischio che l’esito delle elezioni produca un pericoloso sbilanciamento di forze in Parlamento, che può favorire una deriva autoritaria, probabilmente giustificabile dalle criticità socio-economiche che ci aspettano. Peraltro i potenziali politici in campo non permettono di prevedere quali sembianze potrà avere la temuta deriva autoritaria.

Tornando all’attualità della campagna elettorale, posso testimoniare, riferendomi ai miei settori di interazione politica, come il suo appello al voto utile contro la destra venga recepito con esplicita insofferenza nell’ambito della sinistra e in particolare del suo partito, al punto che l’appello medesimo potrebbe generare l’effetto opposto sull’elettorato di sinistra, e cioè una temibile astensione dal voto.

A poche ore dalle elezioni, il quesito è perciò che cosa lei personalmente possa fare per scongiurare l’astensione dal voto della sinistra e il pericoloso sbilanciamento di forze in Parlamento.

Signor Segretario, niente è già avvenuto e non tutto è perduto. E l’esito elettorale è influenzato da avvenimenti, talvolta piccoli ma significativi in prossimità del voto, che fanno riflettere e cambiare idea alle persone. Desidererei allora che l’intero paese la sentisse parlare per quel che resta della campagna elettorale di aspetti sociali, economici e politici di programma, rilevanti per chi ha a cuore la democrazia ed è pronto a partecipare per difenderla e riaffermarla.

Al riguardo per esempio potrebbe illustrare in che cosa consista la “legge per la rappresentanza” accennata nel programma del PD, visto che la mancanza di rappresentatività del Parlamento è la criticità istituzionale fondamentale che il Rosatellum ha contribuito a peggiorare, dopo la stagione del Porcellum. A che cosa servirebbe, con quali requisiti potrebbe risolvere il nodo gordiano, che taluni immaginano sia possibile tagliare, alle spicce, con l’elezione diretta del Capo dello Stato.

Vorrei proporle inoltre di lanciare un “progetto di coesione sociale”, attraverso una rivisitazione radicale del welfare. Un progetto di tal genere manca sia all’agenda Draghi, sia a qualsiasi altra agenda politica. Un progetto di questa natura è indispensabile se si vuol tener conto delle diffuse sofferenze che attraversano il mondo del lavoro e i vari corpi sociali, indipendentemente da eventi nefasti come pandemie, guerre e crisi energetiche.

L’Italia ha davvero bisogno di un dualismo trasparente, civile e propositivo e non di scontri politici smaccatamente strumentali. L’annuncio di un progetto di Assicurazione sociale omnicomprensivo, condiviso dalle parti politiche e sociali più sensibili, ridurrebbe molte delle disuguaglianze esistenti, ammodernerebbe il paese, introducendo in campagna elettorale un inaspettato e apprezzabile cambio di registro in termini di confronto e consenso politico.

Senza aver chiesto autorizzazione al alcuno, e chiedo scusa per questo, mi rivolgo irritualmente, oltre a lei, anche alle persone alle quali da aprile 2020 ho inviato la proposta di un “Sistema di assicurazione sociale universale” al servizio di una inedita forma di welfare.

L’intento è che questo possa indurre un’adeguata riflessione, personale e incrociata, su questi temi e possa dare avvio a un’azione generativa di prospettive condivise e mobilitanti. Il momento critico di questa fase lo richiede.

Allego per utilità di consultazione la formulazione della proposta di dicembre 2021, che è frutto delle riflessioni e dei contributi via via ricevuti e che al momento è la versione di livello più immediatamente operativo.

Evidenzio che adottando il sistema di assicurazione sociale universale, ne conseguirebbe l’opportunità di dover rivisitare il PNRR per creare il fondo assicurativo dove custodire le risorse necessarie da usare al bisogno, che corrono il rischio di essere mal spese o perse per l’incapacità di spenderle. I cittadini, soprattutto i meno abbienti, la ritengono una misura coesiva, prioritaria, economicamente e socialmente utile.

Il sistema di Assicurazione universale permetterebbe di sostituire il reddito di cittadinanza e le diverse casse integrazione, di predisporre una pensione di cittadinanza e di gestire tutto ciò che risultasse utile a far fronte all’inevitabile e pervasiva esigenza dell’integrazione del reddito, con l’effetto all’annuncio, di depotenziare immediatamente il valore del confronto strumentale in atto proprio su questi temi.

Ringraziando per l’attenzione e per l’eventuale seguito che vorrete dare a questo articolo, mi auguro che il tratto del mio scritto non deformi il senso dell’appello e auguro a tutti noi buon lavoro e buona fortuna.

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