AAA Magistrato che onora il suo lavoro cercasi

La vera riforma della magistratura nasce dai presidi dinanzi alle Procure e nelle piazze italiane

Magistratura

di Cassandra

Dal 23 al 26 maggio scorso, cinquantuno procure sono state presidiate da cittadini determinati a cercare un magistrato capace di onorare il proprio incarico con correttezza e onestà. Stranamente pare che nessun magistrato si sia candidato. I presidi stanno continuando settimanalmente in altrettante piazze. La notizia non ha avuto risonanza nei media mainstream. Seconda stranezza. Eppure sono sempre di più i cittadini che sono informati dei gravi fatti che gettano nell’ombra l’operato di parte della magistratura. In questo momento storico, questo fatto, invece, non pare strano proprio per niente.

Di cosa si tratta? L’iniziativa è stata promossa da Francesco Carbone, presidente dell’Associazione Governo del Popolo APS. Carbone ha spiegato e documentato che sono circa trecentomila le denunce dei cittadini che ogni anno vengono illecitamente iscritte a “modello 45”, strumento introdotto nel 1989 in concomitanza con la riforma Vassalli. Attraverso il ricorso al modello 45, la magistratura arresta l’iter delle denunce che riguardano reati, anche molto gravi, a carico di persone e pubblici ufficiali “da proteggere”. L’associazione del Governo del Popolo, dal 2018 ha sostenuto i cittadini che si sono visti sabotare le loro denunce riguardanti appalti truccati, voto di scambio politico mafioso, reati di corruzione, omicidi, pedofilia ad opera di appartenenti a logge massoniche, sistemi di tipo mafioso e apparati corrotti. Molte di queste storie, oggetto di denunce penali, sono pubblicate e documentate nei canali social dell’associazione e dello stesso Carbone.

Francesco Carbone, sentito in prima persona, racconta dettagliatamente non solo questi fatti, ma anche le sue personali vicissitudini iniziate nei primi anni del duemila, quando, responsabile del cantiere dei trasporti postali a Verona, denunciò l’intero sistema di tipo mafioso che gestiva i bandi all’interno di Poste italiane S.p.a. A seguito di queste denunce, sempre archiviate a modello 45, emerse che l’impresa Sannita s.r.l. per la quale lavorava, faceva capo alla famiglia Masone, la stessa del noto Ferdinando Masone già capo della Polizia e dei Servizi Segreti. Gli appalti delle Poste Italiane e per Ferrovie Italiane S.p.a. sono stati assegnati alla famiglia Masone dal 1952 al 2012. La revoca degli appalti, intervenne solo nel 2012 dopo sessant’anni di monopolio di fatto, al fine di far tacere la campagna mediatica intrapresa da Francesco Carbone. I reati denunciati, invece, non sono a oggi perseguiti, pur essendo reati di tipo mafioso e quindi non prescrittibili: “né le commissioni antimafia, né la magistratura, né la politica hanno dato seguito a queste denunce che pure sono ben documentate e corredate di solide prove”. Lo stesso Francesco Carbone ci dice che: “questi stessi reati vengono tuttora perpetrati da altre società, tutte collegate a un unico studio di commercialisti che fanno parte del consiglio di amministrazione delle società aggiudicatrici di appalto e, contemporaneamente, hanno incarichi di consulenza sia presso i ministeri che pubblicano gli appalti, sia presso le procure che dovrebbero indagare il sistema degli appalti”.

I cittadini italiani non sono nuovi a questa totale mancanza di trasparenza e correttezza nella gestione degli appalti, non sono nuovi neppure ai casi in cui il controllore e il controllato fanno capo alla medesima persona, società o ente, ma da tali fatti apprendono qualcosa di molto più grave: ovvero come opera il meccanismo della casta degli intoccabili.

A seguito della riforma Vassalli del codice di procedura penale, è stato emesso un DM per l’introduzione del modello 45, un modello cioè, da inserire nel registro dei fatti non costituenti notizie di reato come, ad esempio, la denuncia per smarrimento di documenti.

Tale procedura avrebbe dovuto solo snellire le pratiche burocratiche delle Procure. L’abuso del ricorso al modello 45 è, invece, diventato prassi contra legem per sabotare denunce costituenti notizie di reato, anche gravi, scomode, senza farle arrivare all’attenzione del GIP, senza attivare le indagini, che possono solo essere delegate alle forze dell’ordine dal PM, sempre per la suddetta riforma Vassalli.

“Tale pratica è eversiva”, Francesco, infatti, ci spiega che “contravviene all’art. 101 della nostra carta costituzionale che asserisce che la giustizia è amministrata in nome del popolo e i giudici sono soggetti soltanto alla legge, inoltre, costituisce reato di atti contrari ai propri doveri d’ufficio (art. 319 c.p.) e, nel caso, di corruzione in atti giudiziari (art. 319 ter c.p.). e concorso nei reati denunciati e sabotati come dispone l’art. 40 c.p. Per tali gravi reati è previsto l’arresto immediato del magistrato e la confisca dei suoi beni. In particolare, quando il denunciante chiede di essere avvisato in caso di archiviazione e/o proroga d’indagine (artt. 406 e 408 c.p.), nessuna denuncia può essere iscritta a modello 45 da parte del PM.

Quando i cittadini ascoltano la storia di Francesco, possono visionare le prove di ciò che denuncia (documenti, video, registrazioni audio), prove che dimostrano il suo impegno nella lunga battaglia intrapresa contro magistrati e sistemi criminali da loro protetti, comprendendo immediatamente la portata e l’importanza di quanto Carbone, da oltre quindici anni di tenace lotta civile, sta portando avanti. Certamente le strategie per sabotare illecitamente le denunce sono molteplici, sempre costituenti prassi contra legem da parte dei magistrati infedeli allo Stato, tra questi il ricorso a modello 45 è assai frequente ed è sconosciuto ai più. Non dovrebbe, però, essere sconosciuto agli avvocati, ma pare che nessuno di loro abbia mai spiegato questo ai propri clienti o abbia denunciato un magistrato per tale reato. Accade piuttosto, che l’avvocato illustri al proprio cliente, la necessità di impugnare l’archiviazione. Il modello 45 non è però un’archiviazione, è un’auto-archiviazione o “modo di cestinare”, in quanto la procedura non giunge neppure al GIP e rimane senza alcun contraddittorio con il denunciante. L’archiviazione compete al giudice e non al magistrato, prevede delle motivazioni circostanziate e la comunicazione della medesime al denunciante.

La determinazione e la tenacia di Francesco Carbone proseguono incessanti, nonostante due arresti illegittimi (sequestro di persona), nonostante le percosse da parte di infedeli di Digos, di polizia e di carabinieri e due tentati omicidi. Tutto questo su ordine dei questori di Roma e Salerno e magistrati, sempre di Salerno uno di questi, il PM Roberto Penna arrestato successivamente dalla DDA di Napoli per influenze illecite, associazione a delinquere finalizzata a frode processuale, corruzione in atti giudiziari, atti contrari ai propri doveri d’ufficio, rivelazione di atti coperti da segreto istruttorio e altro. L’elenco di nomi di persone note, denunciate dall’Associazione Governo del Popolo, continua ad allungarsi e rimandiamo ai canali social di Francesco Carbone per comprendere la vastità delle reti corrotte al centro delle sue azioni, le prove raccolte e la tenacia di chi, da un evento trasforma la sua vita in una missione, affinché la giustizia e quindi la legge, siano applicate in uguale misura per tutti. Il passaggio fondamentale è proprio qui: solo risolvendo il problema comune a tutti, ogni singolo caso personale può trovare giustizia.

I cittadini intanto presidiano le Procure. Negli ultimi due anni sono un centinaio quelle presidiate. Continua anche il volantinaggio in tantissime piazze italiane e chiunque voglia partecipare o avviare l’azione sul proprio territorio, può contattare direttamente Francesco Carbone ai recapiti in chiaro sulla pagina internet di Governo del popolo.

Proprio durante lo spoglio delle sparute schede del referendum sulla riforma della giustizia, osserviamo una dilagante inosservanza dei magistrati all’obbligatorietà dell’azione penale, che costituisce un gravissimo pregiudizio e, al contempo, un tallone di Achille per innescare un domino contro la grave corruzione di questo Paese.

Francesco Carbone lancia il suo appello: “bisogna unirsi tutti in modo pacifico e pretendere che, chiunque commetta reati, sia indagato, processato e arrestato, dobbiamo altresì pretendere di avere accesso, come da nostro diritto, al registro dei modelli 45 (che sono denunce di pubblico dominio in quanto chiuse) per controllare l’operato della magistratura. Può essere questa la leva che ci consentirà di avviare un’azione di riappropriazione della nostra sovranità?

Certamente sono sempre di più i cittadini che stanno acquisendo consapevolezza e si stanno assumendo la responsabilità di agire in difesa dei propri diritti. La magistratura sappia che ogni giorno aumenta la consapevolezza e aumenta il numero dei cittadini che si stanno attivando.

 

 

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