Il colore rosso sangue del gas liquefatto

Quanto dista Piombino da Cabo Delgado?

ENI Estrazione gaz in Monzambico - Piattaforma Coral_ FLNG

di Francesco Cappello

Nel nordest del Mozambico, nella provincia di Cabo Delgado sono stati scoperti enormi giacimenti di gas naturale. Sono tre le principali compagnie coinvolte: Total, Eni ed ExxonMobil.

Eni, presente dal 2006, vanta il 34% dell’area 4 (in quest’area opera anche ExxonMobil) consistente in 2.400 miliardi di metri cubi di gas! Per avere un termine di paragone si pensi che i consumi annuali nel nostro paese, nel 2021, sono stati inferiori a 75 miliardi di metri cubi. Total è attiva sull’area 1, con riserve stimate a 2.130 miliardi di metri cubi. Gli investimenti nelle suddette aree ammontano a 50 miliardi di euro. Le stime precedenti sono avvalorate dalla Banca africana per lo sviluppo (AfDB).

Coral South è il primo progetto avviato dall’ENI in Mozambico per lo sviluppo delle risorse di gas offshore scoperte nel bacino di Rovuma, nell’area 4:

Coral South

Rovuma LNG è il progetto che riguarda l’estrazione e la liquefazione di gas dall’Area 4 nel bacino di Rovuma situato nell’area settentrionale del Paese:

Oltre agli interessi energetici globali, nella zona è presente un ricchissimo giacimento di rubini, che alimenta l’80% del commercio mondiale della pietra preziosa.

Ci eravamo occupati del Mozambico in occasione della visita di Stato del presidente Mattarella nel paese africano. L’Italia comincerà a importare dall’autunno prossimo gas naturale liquefatto proveniente dai giacimenti marini di Cabo Delgado per sostituire, almeno secondo le dichiarazioni governative, quello che attualmente importa dalla Russia, attraverso gasdotti, con gas liquefatto proveniente dagli Stati Uniti e da altri paesi.

Un invito a chi avesse perso Colonialismo Energetico, un’importante puntata di Grandangolo, il notiziario internazionale condotto da Manlio Dinucci su Byoblu, a vederla:

Secondo Ilham Rawoot, membro dello staff di Friends of the Earth Mozambico/Justiça Ambientall’industria del gas estrattivo in Mozambico ha fatto più danni che benefici ai mozambicani.
Scrive Ilham Rawoot su Al JazeeraQuando, nel 2010, la compagnia energetica statunitense Anadarko ha trovato importanti riserve di gas al largo della provincia di Cabo Delgado in Mozambico, molti speravano che la scoperta avrebbe portato prosperità nella regione povera. L’anno successivo, anche l’ENI italiana ha trovato un enorme giacimento di gas nell’area.
L’autrice denuncia insieme ai danni alle attività economiche delle popolazioni locali causati dai guasti ambientali anche le intimidazioni che hanno subito: Alcuni abitanti del villaggio ci hanno detto che hanno paura di parlare perché potrebbero non ricevere alcun compenso o perché sono stati minacciati dalle autorità locali. Negli ultimi due anni sono stati arrestati numerosi giornalisti che hanno cercato di riferire sulla situazione a Cabo Delgado.

Continua Ilham:
Nel frattempo, a parte lo sfollamento forzato e la perdita di mezzi di sussistenza, le comunità locali hanno dovuto affrontare crescenti violenze da parte di un’insurrezione armata locale.
Dal 2017 uomini armati di pistole e machete hanno attaccato le comunità di Cabo Delgado, uccidendo circa 700 persone e ferendone molte. Secondo le Nazioni Unite, decapitazioni, rapimenti di massa e la distruzione di interi villaggi hanno mandato in fuga dalla provincia circa 100.000 persone.
Vari gruppi, tra cui ISIL (ISIS) e Al Shabab – che non sono affiliati all’omonimo gruppo somalo – avrebbero rivendicato la responsabilità di alcuni attacchi, ma per molti non c’è stato un chiaro colpevole.
 Alcuni hanno accusato l’impoverimento e le reti criminali locali come forze trainanti dell’insurrezione e hanno respinto le teorie sui legami con le organizzazioni terroristiche transnazionali. Ma la rabbia per il modo in cui le società straniere hanno trattato le comunità locali e la mancanza di trasparenza sulle loro operazioni hanno anche alimentato le voci secondo cui esiste un legame tra l’industria del gas e gli attacchi.
Gas liquefatto e carbone
Nella provincia di Téte, dove il governo ha ceduto circa il 60 per cento dei terreni locali in concessione all’industria del carbone. L’esplorazione e l’attività mineraria nella provincia hanno provocato lo sfollamento forzato di oltre 1.300 famiglie e hanno portato a una grave perdita di mezzi di sussistenza per le comunità locali e a un vasto inquinamento.

La popolazione che aveva finora vissuto di pesca, di agricoltura e allevamenti viene ora costretta a lasciare la costa per far posto agli impianti industriali per la liquefazione del gas destinato all’esportazione; gli si intima di lasciare anche quelle zone dove si estrae carbone. Chi tenta di opporre resistenza subisce la ritorsione di gruppi armati.

Maria De Coppi era una suora comboniana, in missione in Mozambico da 59 anni. È stata uccisa nel corso di un’azione terroristica quattro giorni fa. Il nord del paese, ove la suora viveva, dal 2017 subisce la pressione di gruppi armati jihadisti(1) dei quali è stata, con ogni probabilità vittima, presso Chipene, nel distretto di Memba, dove secondo il reportage di Nigrizia “sarebbero state incendiate una scuola elementare e diverse abitazioni, una chiesa cattolica e uccisi alcuni residenti, fra cui la missionaria italiana e un “regulo”, un leader tradizionale. Altri due religiosi italiani, don Loris Vignandel e don Lorenzo Barro, missionari della diocesi di Pordenone, sarebbero invece riusciti a mettersi in salvo”. La suora nel corso di un’intervista (vd più avanti) ha citato Al-Shabaab, il gruppo che si propone l’instaurazione dello Stato islamico in Africa.
Cabo Delgado è stata destabilizzata dagli estremisti. Secondo Don Dante Carraro, direttore del Cuamm, Medici con l’Africa, essi hanno provocato un esodo di oltre 500 mila persone, e vi si sono verificati assalti e uccisioni di violenza inaudita.

Due anni prima la missione di Nangololo (distretto di Muidumbe, provincia di Cabo Delgado) era stata completamente distrutta.
Le testimonianze delle popolazioni locali denunciano una fuga in massa dai centri abitati.

La suora in uno dei suoi ultimi messaggi denunciava: La situazione si sta aggravando, qui la situazione è molto tesa. Sono arrivati i gruppi di quelli che chiamano Al Shabaab, gli insorgenti, sono a 15-20 chilometri da qui e sembrano che abbiano fatto già una strage. Qui tutto il popolo sta scappando, tutti se ne stanno andando via, le quattro aspiranti suore con altre due le porteremo via domani per portarle a casa e verranno a prenderle. Sono tutti molto tesi, tutti che se ne vanno, professori, infermieri, alunni tutti che scappano via. Oggi sono andata all’amministrazione per sapere qualcosa ma non c’era nessuno. La situazione è triste, speriamo che il signore protegga noi e protegga questo popolo. Ciao Maria, ciao, e buona notte»tutto il popolo è in fuga, sta scappando

Riferiscono don Francesco Castagna e Fabio Gastaldelli, missionari in Mozambico: «La notte scorsa alle 21, Chepene è stata attaccata. Scuola, ospedale bruciati, i terroristi sono entrati nella casa delle suore hanno sparato dalle finestre uccidendo suor Maria, le altre hanno fatto scappare le bambine nella foresta assieme a loro, le altre suore stanno bene, i preti hanno fatto scappare i ragazzi dell’internato, ma le case e la scuola dell’internato sono state bruciate. Io e don Fabio siamo andati a recuperare i preti e le suore; lungo la strada ci sono posti di blocco, sono arrivati elicotteri dell’Esercito che fermano e controllano le auto, ci sono auto piene di persone ovunque.»

In un’intervista dell’ottobre scorso, riportata dal sito del settimanale diocesano di Vittorio Veneto L’Azione, suor Maria racconta: (…) quando sono arrivata era ancora il tempo della colonia, poi c’è stata la guerra per l’indipendenza (2), poi la guerra civile (3), poi il momento forte della Pace, della ricostruzione, il popolo pieno di vita, tornato padrone della sua terra (…). Questi ultimi due anni sono stati molto duri per la guerra del nord, per i giacimenti del gas; c’è la Total francese, la Adarco americana, arrivate per prendere il gas di cui è pieno tutto il litorale. Bene non si sa ancora il perché di quella guerra ma si sa con certezza che il governo c’è dentro. Si dice che il governo avesse promesso non so che cosa ai paesi arabi che il governo non ha mantenuto e allora loro se lo vengono a prendere perché sono quelli dell’ISI. Altri dicono che il litorale apparteneva ai paesi arabi, era degli arabi e allora loro se lo devono riprendere, altri dicono che dentro il governo ci sono i capi che sono del Nord e che quella terra ci appartiene e allora ci sono quelli del nord e quelli del sud; fino ad adesso hanno comandato quelli del sud ma adesso sono entrati quelli del nord… (…) un mistero ma c’è dentro il governo con certezza. Il fatto è che la gente muore, scappano. Un padre comboniano in Nampula mi dice di averne duemila nella sua parrocchia ed io nella mia, dove siamo noi adesso, nella mia missione sono 400 famiglie che scappano via mare, e vengono, scappano dalle loro case, dalle loro terre e non c’è da mangiare, scappano nelle foreste. I guerriglieri arrivano e uccidono e distruggono le chiese, le scuole, nei paesi, nei comuni, poi questi signori della guerra che non so come chiamarli, offrono soldi, e la nostra gente è povera, i giovani non hanno lavoro e dicono lì prendete tanti soldi, non ricordo ma una somma grandissima e loro (accettando) non sapevano a che cosa andavano incontro e vanno là pensando di prendere i soldi e poi scappare ma sono seguiti e poi se li trovano li ammazzano e quindi c’è tutto questo movimento di guerra e poi è venuto il ciclone che ha spazzato via tutto nel tempo della raccolta e il periodo successivo della siccità (…).

Oggi a Nampula c’è una estrema povertà. (…) La popolazione della zona di Nampula è contro la guerra; Semplicemente aspettano che passino guerre e calamità: la nostra guerra è di non fare guerra.

Le sue ultime parole: Qui sparano. Ci vediamo in paradiso. Stanno incendiando la casa. Se non vi risento, approfitto per chiedervi scusa delle mie mancanze e per dirvi che vi ho voluto bene. Ricordatevi di me nella preghiera. Se il buon Dio me ne darà la grazia, vedrò di proteggervi da là. Ho perdonato chi eventualmente mi ucciderà. Fatelo pure voi. Un abbraccio.

Estremismo religioso vero o prezzolato e drammaticamente inscenato, funzionale piuttosto al business coloniale dell’energia su scala globale? Sono indubbiamente molti gli elementi che lasciano pensar male.

(1) L’insurrezione jihadista risale al 2017, si è rafforzata, con denari, armi e persino alcuni blindati, provocando circa 2.500 morti e 700mila rifugiati con un centinaio di attacchi nell’insieme della provincia di Capo Delgado in cui si trova Palma. A differenza delle buone relazioni di altre milizie jihadiste con i villaggi rurali, il gruppo detto Al-Chabab, affiliato dal 2019 all’organizzazione dello stato islamico (IS), procede con estrema e spettacolare violenza, con decapitazioni diffuse e uccisioni anche di bambini.

(2) Il 7 settembre del 1974 gli accordi di Lusaka col Portogallo segnarono la via del processo di decolonizzazione conclusosi, almeno sulla carta, il 25 giugno del 1975 con l’indipendenza del paese.

(3) Ossufo Momade capo del partito di opposizione Renamo ha guidato l’organizzazione militare che ha preso parte alla guerra civile, terminata nel 1992, che ha fatto un milione di morti.

(*) “Vi sono crescenti timori che le trivellazioni di gas influiscano sulla biodiversità nell’area, in particolare nell’arcipelago delle Quirimbas, una biosfera protetta dall’UNESCO che si trova a soli 8 km da uno dei giacimenti di gas al largo di Cabo Delgado. L’arcipelago ospita 3.000 specie floreali, 447 specie di uccelli, otto specie di mammiferi marini, oltre a leoni, elefanti, bufali e leopardi”.

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