Dove prendete i soldi?

Il Pnrr è uno strumento di governo non di liquidità

aste BTP

di Alberto Michalizzi

Qualsiasi dibattito politico si arena su questa fatidica domanda: dove prenderete i soldi per attuare il vostro programma?

Allora vediamo dove sono i soldi, anzi dove sarebbero visto che il Ministero dell’Economia delle Finanze (MEF) ha deliberatamente deciso di rinunciare a raccogliere la finanza necessaria a supportare il Paese, e lo ha fatto nonostante le fasi più dure del lockdown, quando i commercianti e le piccole e medie imprese cadevano come mosche.

Ecco le prove (seguite i riferimenti nei documenti allegati):

  1. A) In alto trovate l’articolo dell’Ansa relativo all’Asta BTP del 5 Gennaio 2022. Come vedete, si potevano raccogliere €55 miliardi al tasso del 2,5% con scadenza 30 ANNI (!) Ma il MEF ha deciso di offrirne solo €7 miliardi. Sintesi: rifiutati €47 miliardi.
  2. B) Ad Aprile 2021 (vedi tabella in basso) il MEF ha fatto persino peggio: si potevano raccogliere €64,7 miliardi al tasso del 2,15% con scadenza 50 ANNI (!!) Ma il MEF ha deciso di collocarne soltanto €5 miliardi. Sintesi: rifiutati €60 miliardi.

Non sono casi isolati, ma due sole di queste aste hanno sottratto €100 miliardi di liquidità al Paese. Detto in termini calcistici: il MEF ha sbagliato diversi rigori a porta vuota.

Oggi, emettere quegli stessi titoli costerebbe il doppio il che, per chi lo capisce, vuol dire che il debito contratto nel 2021-2022 si sarebbe ridotto di circa un 25-30% per il solo effetto dei tassi.. un regalo per le finanze pubbliche.

Domandiamo allora a quelli “bravi”: se non raccogliete il denaro quando i tassi BCE sono a zero, condizione unica nella storia, e le scadenze sono lunghissime, quando li raccogliete?

Questa non può essere ignoranza. Non posso credere che vi siano tali incapaci al MEF. Devo necessariamente ipotizzare che il MEF abbia deliberatamente deciso di limitare la liquidità disponibile per creare una dipendenza fittizia dai fondi PNRR, quelli per i quali l’UE chiede riforme e sacrifici.

Questa artificiale carenza di liquidità ha procurato danni incalcolabili all’economia italiana. Ha impedito di ristrutturare il debito pubblico, di offrire opportunità di crescita alle PMI, di azionare il volano degli investimenti pubblici, di innescare quel circolo virtuoso che serviva – e che serve urgentemente – per uscire dal pantano nel quale ci hanno cacciato, soprattutto in vista della recessione globale che si prospetta nei prossimi mesi.

Vorrei sentire i rappresentanti dei partiti antagonisti alzare la voce su questo punto, che è centrale per qualsiasi programma politico si porti avanti.

Se non si sfata il tabù della liquidità e del debito pubblico la gente continuerà a pensare che il denaro è una risorsa scarsa e che l’unica possibilità di procurarlo è di ricorrere al prelievo fiscale perché “lo Stato è come una famiglia, non può spendere più di quello che ha”, una delle frasi più ingannevoli della storia dell’uomo.

Emettere titoli a tassi bassissimi, oltre a rappresentare un utile strumento di finanza pubblica, è anche un’astuta mossa di hedging (copertura) del rischio tasso. Infatti, l’aumento dei tassi, che era atteso e che puntualmente si è verificato, avrebbe comportato guadagni per lo Stato a causa della diminuzione del valore di mercato del debito.

 

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