Israele ha vinto una battaglia ma non la guerra

La soluzione finale di Tel Aviv

Gaza bombardamenti IDF Chaim Goldberg/Flash90

di Maurizio Torti

Scrivono i media israeliani e il New York Times: circa 60 degli ostaggi ancora a Gaza sono morti.

Lo riferisce una ricerca interna realizzata dall’IDF e pubblicata dal New York Times ma altri ufficiali si spingono oltre dichiarando di 65 ostaggi da ritenere già deceduti e circa 30 famiglie sono state già allertate.

Al suo 5 viaggio in Medioriente, il Segretario di Stato americano Antony Blinken è atterrato al Cairo per l’incontro con il Presidente egiziano Abdel Fatah al-Sissi, che sta lavorando per portare avanti un accordo per il rilascio degli ostaggi e il cessate il fuoco mediato da egiziani e qatarini. Dall’inizio il ruolo del Qatar nei negoziati è stato impoprtante e cruciale, probabilmente tra servizi segreti c’è stato qualcosa che li ha allontanati ma il ritiro di Hamas dai negoziati è un segnale chiaro, il Qatar, con i suoi negoziatori sono un elemento essenziale. Infatti poche ore fa, il Primo Ministro del Qatar ha dichiarato di aver ricevuto una risposta da Hamas sull’accordo proposto e che la risposta rende il Qatar “ottimista”. Il negoziato sembra riprendere.

Hamas ha annunciato di aver risposto “positivamente” alla proposta, sostenendo che l’accordo offre un cessate il fuoco completo che pone fine alla guerra, aiuti, la riabilitazione di Gaza, la fine del blocco e lo scambio di ostaggi/prigionieri.

Da i media israeliani, termometro di quanto accade in quel territorio, dal 7 ottobre, giorno dell’attacco di Hamas in Israele e la reazione dell’esercito e della polizia di Tel Aviv i dubbi restano in modo particolare sui ritardi e sull’intervento di unità armate accusate di aver aperto il fuoco su tutto e tutti, seguendo linee guida specifiche denominate Annibbale. A livello internazionale la questione è assolutamente sfaverevole a Israele tanto da indurre l’IDF ad indagare su decine di eventi bellici tra l’esercito di Israele e i combattenti palestinesi. In molti casi i crimini dei militari israeliani sono evidenti e documentati e i referenti dell’IDF hanno sollevato il sospetto che siano stati disobbediti degli ordini, in cui i comandanti sul campo hanno violato le leggi internazionali di guerra. Israele si rende conto che la denuncia alla Corte di Giustizia Penale Internazionale non è facilmente addomesticabile. In sintesi, qualcuno a Tel Aviv si è reso conto della gravità della situazione sul campo.

Tel Aviv, ufficialmente, non ha modificato gli obiettivi a Gaza e continuamente mostra disprezzo verso qualsiasi cosa sia legata alla Palestina come nel caso di fare  pressione sugli Stati Uniti e sulle Nazioni Unite per impedire all’UNRWA di continuare a fornire aiuti umanitari a Gaza durante la guerra, hanno dichiarato funzionari israeliani e americani al Wall Street Journal. L’UNRWA ha dichiarato di aspettarsi che il suo rapporto preliminare sulle affermazioni israeliane secondo cui una dozzina di dipendenti avrebbe preso parte al massacro del 7 ottobre sia pronto per l’inizio del prossimo mese.

 

La fame in Palestina. Gaza. Rafah
Abed Rahim Khatib/Flash90

Il bilancio delle vittime palestinesi è di 27.585 palestinesi uccisi e 66.978 feriti dall’inizio della guerra. Fonte il Ministero della Sanità di Gaza.

Dai social comntinuamente vengono pubblicate immagini, frame di crimini compiuti dai militari dell’IDF, come quello del politico arabo israeliano Ahmed Tibi  condiviso su X/Twitter, un filmato in cui delle pecore vengono colpite dai cecchini israeliani a Khan Yunis, a Gaza. Secondo fonti di Khan Yunis, le pecore si trovavano a Bani Suheila, vicino a Khan Yunis, un’area sotto il controllo militare israeliano. Israele continua quotidianamente a trasformare il territorio nel più terribile infermo che l’uomo abbia mai potuto immaginare. Israele fa pressioni su tutto e tutti, non vuole i palestinesi nella Striscai di Gaza, in Israele, a Gerusalemme e in Palestina ecco perchè Israele è accusato di genocidio.

“Israele vince la guerra sotterranea ma Hamas non è stato sconfitto a Gaza. Tutt’altro” – Amos Harel – redattore giornalista del quotidiano israeliano Haaretz

Secondo un sondaggio dell’Israel Democracy Institute, un’ampia maggioranza di israeliani ritiene che le prossime elezioni della Knesset debbano tenersi prima della data prevista, novembre 2026, i cittadini israeliani chiedono elezioni anticipate. Il sondaggio ha anche mostrato che circa la metà degli israeliani si opporrebbe a un accordo per porre fine alla guerra se questo includesse la creazione di uno Stato palestinese e accordi di pace con altri Paesi arabi.

In un incontro alla Casa Bianca, il presidente della Knesset Amir Ohana ha detto al consigliere per la sicurezza nazionale statunitense Jake Sullivan che l’obiettivo di Israele nella guerra di Gaza è la “completa sconfitta di Hamas” e ha ringraziato gli Stati Uniti per il loro sostegno dallo scoppio della guerra, in particolare negli sforzi per garantire il rilascio degli ostaggi israeliani.

Il ministro della Sicurezza nazionale israeliano Itamar Ben-Gvir si è scusato pubblicamente dopo che suo figlio ha suggerito che il presidente degli Stati Uniti Biden soffre di demenza in un tweet pubblicato su X.

L’isteria dei media è quasi al massimo, oltre ai 27 mila morti, 66mila feriti, in tutto possiamo afferamre 110mila palestinesi dispersi, questo il risultato degli attacchi di Tel Aviv contro i palestinesi ma c’è da aggiungere un territorio completamente devastato, oltre 35 operazioni, militari per la demolizione controllata di interi quartieri, tonnellate di bombe, rete idrica completamente distrutta come la rete elettrica. La Striscia di Gaza è un inferno non più abitabile, questo è quello che vogliono a Tel Aviv, cacciare via tutti fino all’ultimo palestinese, l’Unrwa, la Croce Rossa Internazionale, la Mezza Luna Rossa e purtroppo poco si parla della cooperazione.

Tel Aviv ha più volte provato a legiferare leggi e normative con il solo scopo di tenere fuori dai confini la cooperazione internazionale, cioè i progetto delle ONG verso la popolazione e il territorio dei palestinesi.

Giorno dopo giorno dal 1948 Israele legifera e agisce per espellere dal paese anche i beduini del deserto, distrugge baracche, pozzi per l’acqua potabile, distrugge scuole e qualsiasi cosa possa essere utile per migliorare la vita ma se sei palestinese, arabo, cristiano o musulmano non c’è posto in Israele.

La Palestina è divisa in 4 aree, la Palestina nel territorio del 48′, Israele, la Palestona occupata conosciuta come West Bank, Gerusalemme e la Striscia di Gaza. Un territorio che non ha più comntinuità territoriale ed economica, ridotta alla sussistenza senza alcuna possibilità di sviluppo, ecco questo è l’apartheid denunciato e purtroppo Israele ha scelto la soluzione finale, il genocidio.

Nella questione palestinese il nuovo anno 2024 segna un fatto storico anche per un’altra ragione, l’accusa, provata e documentata, presentata dal Sudafrica contro Israele alla Corte Internazioanle di Giustizia. 5 punti documentati da fatti chiari, relazioni, foto, testimonianze dei crimini compiuti dall’esercito di Tel Aviv. Dopo poche settimane la corte ha raggiunto una sentenza “temporanea”, storica ma ancora troppo debole in merito a quanto sta accadendo. Si sono limitati a richiedere un report mensile sul comportamento dell’esercito e dei soldati ma non ha reagito in sostanza, la Corte di Giustizia Internazionale ha gli strumenti per intervenire immediatamente per fermare il massacro dei palestinesi.

Il tempo scorre, Israele uccide agendo su un’ampia area geografica, con omicidi mirati e nessuno, compreso la Corte Internazionale di Giustizia è intervenuto. L’attesa della sentenza finale è lunga e l’incertezza, osservando la reazione degli organismi internazionali per i diritti è sovrastante ad ogni altro tipo di emozione. La Palestina resiste, i palestinesi resistono e stanno pagando un prezzo inimmaginabile e assolutamente ingiusto.

Segui il conflitto PAlestina-Israele live QUI

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