Genocidio con furto. Nel mirino i corvi e gli avvoltoi dell’ENI che volteggiano su Gaza Marine

“Mobilitiamoci contro il genocidio”

Palestina. Gaza Marine Gas

L’ENI ha ricevuto una diffida ad attivare il progetto di sfruttamento delle riserve di gas palestinese nei confini marittimi dichiarati dallo Stato di Palestina nel 2019.

di Francesco Cappello

Dopo aver iniziato a bombardare Gaza, Israele ha quasi contemporaneamente provveduto, lo scorso 29 ottobre, a vendersi le riserve di gas dei palestinesi (vedi Gaza Marine. Il gas nel mare della Striscia).

Ha, infatti, assegnato sei licenze nella cosiddetta “Zona G” (vedi mappa a lato, allegata al documento dello studio legale Foley Hoag LLP (1)) al largo della Striscia, per la ricerca e lo sfruttamento di gas nel mare di Gaza, ad ENI (controllata al 30% dallo Stato italiano) e ad altre società petrolifere tra cui la Dana Petroleum (una filiale della South Korean National Petroleum Company) e l’israeliana Ratio Petroleum.

Nel tentativo di fermare l’appropriazione indebita, i gruppi palestinesi per i diritti umani, Adalah, Al Mezan, Al-Haq e PCHR, hanno incaricato lo studio legale Foley Hoag LLP di Boston di diffidare le società petrolifere coinvolte.

Lo studio legale ha peraltro avvertito ENI (1) del rischio di essere accusata di complicità in crimini di guerra, violazione del diritto internazionale umanitario (IHL) e del diritto internazionale consuetudinario:

(…) qualsiasi tentativo di esplorare e sfruttare le risorse naturali rivendicate dalla Palestina rischia di violare il diritto internazionale umanitario (“DIU”), inclusa la legge sull’occupazione. Secondo tale legge, Israele non ha il diritto di sfruttare le risorse naturali della Palestina, comprese le risorse offshore, a proprio vantaggio. Dovreste essere consapevoli che la Corte di giustizia Penale Internazionale dell’ONU ha attualmente un’indagine aperta sui crimini internazionali commessi nel territorio dello Stato di Palestina, e ha giurisdizione ad indagare e perseguire qualsiasi persona giuridica ritenuta responsabile di aver commesso crimini di guerra, compreso il saccheggio. Anche la complicità in crimini di guerra come il saccheggio è un reato grave e gli attori aziendali possono essere soggetti a responsabilità penale individuale. Inoltre, il diritto internazionale umanitario è stato recepito nell’ordinamento interno di molti Stati e prevede la responsabilità diretta dei soggetti, compresi politici e dirigenti d’azienda. La complicità nelle violazioni del diritto internazionale umanitario può anche esporre aziende come la vostra, nonché i vostri dirigenti e dipendenti, al rischio di azioni civili per danni.

Ricorda che:

“l’Italia, è membro dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (“OCSE”) e ha sottoscritto le Linee guida dell’OCSE per le imprese multinazionali sulla condotta responsabile delle imprese (“Linee guida”)” e che le “Le Linee Guida includono la raccomandazione che le imprese come la vostra rispettino “gli obblighi internazionali in materia di diritti umani dei paesi in cui operano”.

In definitiva “invita” ENI a non partecipare “ad atti di saccheggio delle risorse naturali sovrane del popolo palestinese”.
D’altronde ai sensi del diritto internazionale a Israele sarebbe vietato sfruttare le risorse non rinnovabili del territorio occupato, a scopo di lucro commerciale e a beneficio della potenza occupante (articolo 55 del Regolamento dell’Aia). Aggiunge:

Saprete anche che in questo momento storico le azioni di Israele in Palestina stanno ricevendo la necessaria attenzione; gran parte del mondo è concentrato sull’illegalità e l’ingiustizia della continua occupazione della Palestina da parte di Israele. In questo contesto, la vostra azienda si trova ad affrontare un rischio reputazionale significativo qualora dovesse persistere nell’aiutare Israele a beneficiare illegalmente delle risorse naturali appartenenti alla Palestina e al suo popolo. I nostri clienti perseguiranno tutti i mezzi legali disponibili, anche davanti alle Nazioni Unite e ai media internazionali, per portare all’attenzione del mondo la complicità della vostra azienda con le azioni illegali di Israele.

Israele risponde beffardamente più o meno così: poiché “solo gli Stati sovrani hanno diritti sulle zone marittime, compresi i mari territoriali e le zone economiche esclusive, nonché di dichiarare i confini marittimi” se ti avessi riconosciuto come Stato allora avresti diritto legale su quelle risorse ma poiché non ti ho riconosciuto allora non puoi vantare alcun diritto di sfruttamento sulle zone marittime antistanti il “tuo” territorio.

Italia collaborazionista?

Sono ora ben tre i motivi di complicità dell’Italia (vedi Italia collaborazionista?) con i crimini che Israele sta compiendo a danno del popolo palestinese:
la cooperazione militare con Israele (vedi Da vent’anni li aiutiamo a compiere i peggiori crimini), la partecipazione del nostro paese al taglio dei finanziamenti dell’UNWRA, il tentato furto di gas.

L’Italia dovrebbe piuttosto smettere qualsiasi cooperazione militare con Israele procedendo alla abrogazione immediata della legge 94 del 2005 che la codifica, e riconoscere in modo bilaterale lo Stato di Palestina (vedi L’Italia riconosca lo Stato di Palestina) aggiungendosi ai 139 Stati che nel mondo lo hanno già fatto.

Noi, rappresentanti della società civile, abbiamo il dovere di mobilitarci contro il genocidio – ( vedi Mobilitiamoci contro il genocidio)
Un invito a ciascuno a contribuire alla Campagna di mobilitazione iscrivendosi al canale Telegram https://t.me/Mobilitiamocicontroilgenocidio MOBILITIAMOCI CONTRO IL GENOCIDIO!

AVVISO ENI

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