Studenti contro la guerra ancora solo bastonate

Boicottare le università israeliane

Cariche corteo striscione san carlo
È successo ancora e succederà ancora, gli studenti di Napoli volevano un dialogo con chi aveva “temporaneamente occupato” il Teatro San Carlo di Napoli per festeggiare i 75 anni della NATO.
Martedì 9 marzo 2024
Anche in questa occasione il responsabile della polizia in piazza non ha saputo coordinare i suoi uomini? Come per gli universitari di Pisa le immagini parlano chiaro.
Durante una conferenza stampa gli studenti riferiscono: Pestati gli studenti che manifestavano contro la guerra: e’ gravissimo quello che e’ successo stasera nei pressi del teatro San Carlo con dieci ragazzi feriti, tre alla testa, sangue sulla strada e altri sette spediti in ospedale per contusioni e sospette fratture alle braccia. studenti che pacificamente volevano avvicinarsi al Teatro San Carlo per far sentire la propria voce rispetto alla scelta di celebrare nel piu prestigioso teatro della città la Nato, la piu micidiale e mortale macchina bellica del mondo con milioni di morti tra Iraq, Afghanistan, ex Jugoslavia.
Cariche Napoli
Proprio nel momento in cui il sostegno al genocidio di Israele nella striscia di Gaza e il confronto sempre piu armato con la Russia dell’altro guerrafondaio Putin spinge tutta l’Europa su un piano inclinato verso la guerra.
Come a Pisa e in troppe altre occasioni la polizia del governo Meloni conferma una linea vigliacca e violenta contro gli studenti e lo stesso diritto al dissenso. Il Sindaco di Napoli, la Questura e la Prefettura ci devono spiegare se e’ “normale” quello che e’ successo oggi sulla piu affollata strada della citta’. Al Sindaco Manfredi chiediamo i perche della scelta di consegnare il principale teatro cittadino a una cupa celebrazione della guerra e del militarismo.
Gli studenti contro la guerra a Napoli hanno svolto la prima giornata di occupazione del Rettorato nella sede centrale dell’università Federico II. C’è stata molta partecipazione degli studenti e del corpo docente e ricercatori dell’università. Non è mancato un momento di dibattito e di riflessione tra studenti e professori. La questione centrale, motivo di questo calendario di contestazioni è il blocco totale di qualsiasi accordo di ricerca con le università israeliane, in particolare in discussione c’è l’accordo con la Tel Aviv University che accogli diversi istituti per la sicxurezza israeliana impegnata sulla militarizzazione combinando con un ruolo importante dell’azienda italiana Leonardo, prima azienda per esportazioni di armi verso l’esercito di occupazione israeliano. Gli universitari, i ricercatori e i docenti non possono più accettare questa situazione. L’occupazione del rettorato continuerà mentre anche a Roma le manifestazioni all’interno dell’università seguono quanto accade nel mondo universitario in merito alla campagna di boicottare la ricerca con le università israeliane.
La questione palestinese, il genocidio in atto si diffonde a macchia d’olio la solidarietà al popolo palestinese, la comprensione dei cittadini in merito a quanto accade ma dall’altra parte non c’è dialogo, solo negazionismo israeliano. Ennesimo epidosio addacuto a un docente con maglietta con colori della Palestina in classe, arriva la decisione: allontanata da scuola

Il magazine Tecnica della scuola scrive: Dopo diverse settimane è arrivata la decisione della scuola. Secondo quanto riportato dal Giorno la professoressa non avrà più rapporti con la classe né con la studentessa che si era sentita offesa. Inoltre, l’avvocato della famiglia della giovane avrebbe dichiarato che “la famiglia vorrebbe che la dirigenza scolastica e i professori prendessero una posizione e i genitori della studentessa chiedono rassicurazioni sul fatto che l’istituto disapprovi e contrasti fermamente qualsiasi forma di discriminazione, in particolare di natura antisemita”. Il legale ha spiegato anche che non sono arrivati interventi da parte del ministero dell’Istruzione.

Sempre il legale fa sapere è che stato proposto alla scuola di organizzare un ciclo di incontri sul conflitto israelo-palestinese, con relatori che rappresentino il pensiero di ciascuna parte coinvolta, in modo da disinnescare approcci antisemiti e islamofobici

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