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Dieci giuristi italiani hanno presentato una diffida formale al governo italiano, chiedendo la revoca della cooperazione militare con Israele

Dieci giuristi italiani hanno presentato una diffida formale al governo italiano, chiedendo la revoca della cooperazione militare con Israele

di Francesco Cappello

Domenica otto giugno 2025 è prevista la scadenza del Memorandum d’Intesa tra Italia e Israele sulla cooperazione militare e della difesa, firmato nel 2005 (vedi Da ventanni li aiutiamo a compiere i peggiori crimini). Se non verrà formalmente revocato da una delle due parti, l’accordo si rinnoverà automaticamente per altri cinque anni, come già avvenuto in passato.

Negli ultimi giorni, dieci giuristi italiani hanno presentato una diffida formale al governo italiano, chiedendo la revoca del Memorandum [1]. La diffida, firmata il 21 maggio 2025, è stata inviata alla Presidenza del Consiglio, ai Ministeri della Difesa e degli Esteri, nonché al Presidente della Repubblica. Essi sostengono che il rinnovo dell’accordo viola i principi della Costituzione italiana, in particolare l’articolo 11 che ripudia la guerra, nonché gli obblighi internazionali dell’Italia. La diffida fa riferimento a recenti sviluppi, tra cui il parere della Corte Internazionale di Giustizia del luglio 2024 [2], che ha dichiarato illegale l’occupazione israeliana dei territori palestinesi e ne ha ordinato lo smantellamento entro il 17 settembre 2025 (vedi Una risoluzione elettorale che non ferma il genocidio mentre Assange viene condannato per aver rivelato crimini di guerra) ed i mandati di arresto emessi dalla Corte Penale Internazionale nel novembre 2024 contro il primo ministro israeliano Netanyahu e l’ex ministro della difesa Gallant per crimini di guerra e crimini contro l’umanità.

La cooperazione militare italiana con Israele equivale a netta complicità del governo italiano nei crimini commessi nei territori palestinesi occupati che rendono complice il nostro Paese delle gravissime violazioni dei diritti umani perpetrate da Israele.

Al momento, non è noto se il governo italiano intenda revocare l’accordo prima della scadenza dell’8 giugno 2025. Se ciò non avverrà, il Memorandum si rinnoverà automaticamente per un ulteriore quinquennio.

Il 22 maggio 2025, la Camera dei Deputati ha discusso e votato diverse mozioni riguardanti la situazione a Gaza. Le mozioni presentate dalle opposizioni, in particolare quella congiunta di Partito Democratico (PD), Movimento 5 Stelle (M5S) e Alleanza Verdi e Sinistra (Avs), chiedevano al governo italiano di adottare misure concrete per fermare le violenze in corso, tra cui:
• Il riconoscimento dello Stato di Palestina.
• La sospensione di importazioni ed esportazioni di armamenti con Israele [3].
• L’adozione di sanzioni nei confronti del governo israeliano e dei coloni responsabili di violenze in Cisgiordania.
• La sospensione dell’accordo di associazione tra l’Unione Europea e Israele.
• Il sostegno all’attuazione dei mandati di arresto emessi dalla Corte Penale Internazionale
.

Tuttavia, la maggioranza parlamentare ha respinto queste proposte. È stata approvata solo una parte della mozione del PD, relativa all’impegno del governo a sostenere un cessate il fuoco umanitario a Gaza e a promuovere la liberazione degli ostaggi israeliani. Questa approvazione è avvenuta grazie all’astensione del centrodestra, che ha permesso il passaggio della mozione senza esprimere un voto favorevole.

Anche al Senato, le opposizioni hanno lamentato la mancanza di un’informativa del governo sulla situazione a Gaza. Il Movimento 5 Stelle ha deciso di non votare il calendario dei lavori dell’Aula in segno di protesta per l’assenza di una posizione chiara dell’esecutivo sulla crisi in Medio Oriente .

La Camera si è limitata ad approvare un impegno generico per un cessate il fuoco umanitario, le richieste più concrete e incisive delle opposizioni per fermare le violenze a Gaza sono state respinte dalla maggioranza parlamentare.

[1] I giuristi firmatari sono: Michele Carducci, Veronica Dini, Domenico Gallo, Ugo Giannangeli, Fausto Giannelli, Fabio Marcelli, Ugo Mattei, Luigi Paccione, Luca Saltalamacchia e Gianluca Vitale. Essi sono rappresentati dallo studio legale Paccione di Bari. Assopace Palestina+7Il Fatto Quotidiano+7Il Giornale d’Italia+7. I giuristi evidenziano due principali profili di possibile incostituzionalità del memorandum:

  1. Violazioni dei diritti umani: La continuazione della cooperazione militare con Israele, alla luce delle gravi violazioni dei diritti umani commesse nel conflitto a Gaza, potrebbe rendere l’Italia complice di crimini internazionali.Il Fatto Quotidiano
  2. Mancato rispetto del diritto all’informazione: Il memorandum comporta oneri finanziari coperti da segreto militare, limitando il diritto dei cittadini italiani a essere informati su accordi che coinvolgono risorse pubbliche e implicazioni etiche significative.

[2] La Corte Internazionale di Giustizia (ICJ) dell’ONU sta attualmente esaminando il caso presentato dal Sudafrica contro Israele, in cui si accusa quest’ultimo di violazioni della Convenzione sul genocidio del 1948, in relazione alle operazioni militari condotte nella Striscia di Gaza.Affari Internazionali
Stato attuale del procedimento (maggio 2025)

  • Avvio del caso: Il Sudafrica ha presentato il ricorso il 29 dicembre 2023, sostenendo che Israele ha commesso atti di genocidio contro i palestinesi a Gaza.
  • Ordinanze provvisorieIl 26 gennaio 2024, la Corte ha emesso misure provvisorie, ordinando a Israele di prevenire atti di genocidio, punire l’incitamento al genocidio e consentire l’ingresso di aiuti umanitari a Gaza. Successivamente, il 28 marzo e il 24 maggio 2024, la Corte ha emesso ulteriori ordinanze, chiedendo a Israele di garantire la fornitura di beni essenziali e di sospendere le operazioni militari a Rafah .Diritto.it+1The New Yorker+1Wikipedia
  • Partecipazione internazionale: Diversi Paesi, tra cui Spagna, Messico, Cile, Turchia, Libia, Colombia e Bolivia, hanno presentato dichiarazioni di intervento nel procedimento, esprimendo preoccupazione per la situazione a Gaza .
  • Scadenze procedurali: Il 28 ottobre 2024, il Sudafrica ha presentato il suo memoriale, mentre Israele ha ottenuto una proroga fino al 12 gennaio 2026 per presentare il proprio contro-memoriale .icj-cij.org

Sebbene la Corte non abbia ancora emesso una sentenza definitiva sul merito delle accuse di genocidio, le misure provvisorie indicano una seria considerazione delle preoccupazioni sollevate. Tuttavia, l’efficacia di queste ordinanze dipende dalla volontà degli Stati di conformarsi, e ci sono state segnalazioni di mancato rispetto da parte di Israele.

Ricordiamo che, in pratica, tutto il mondo occidentale è complice del genocidio in atto. L’azione genocidiaria poteva infatti essere bloccata da subito imponendo sanzioni a 360 gradi ad Israele e non solo su armi, munizioni ed aiuti finanziari. Non a caso sono stati gli Houthi dello Yemen, uno dei paesi più poveri al mondo, a cercare di realizzarle parzialmente, via mare, con i mezzi che sappiamo, attirandosi i bombardamenti di ritorsione delle coalizioni occidentali sul proprio territorio.
Oltretutto il rispetto della prima ordinanza della Corte Internazionale di Giustizia dell’ONU (CIG) ha imposto la non collaborazione con Israele. Ricordiamo che gli obblighi giuridici ordinati dalla CIG non vincolano soltanto Israele ma anche gli stati terzi.
A trenta giorni dal 26 gennaio, data di emissione dell’ordinanza, Israele ha consegnato la sua prima relazione alla CIG intorno ai suoi impegni di prevenzione delle azioni genocidiarie. Essa non è leggibile in quanto secretata. Tuttavia è sotto gli occhi di tutti il mancato rispetto delle misure cautelari a cui Israele avrebbe dovuto attenersi.
Il Sudafrica ha nel frattempo presentato un’ulteriore richiesta di misure cautelari contro la starvation messa in atto da Israele chiedendo espressamente alla CIG di imporre il cessate il fuoco essendo che la distribuzione di beni essenziali alla popolazione di Gaza non può avvenire sotto i bombardamenti. La CIG dovrà perciò pronunciarsi in merito. Ci si aspetta inoltre che il Sudafrica nel frattempo possa contestare il mancato rispetto delle misure cautelari dinanzi al Consiglio di Sicurezza dell’ONU il quale potrebbe intervenire per evitare una escalation a livello regionale in tutto il Medioriente. In questo caso un eventuale veto statunitense sarebbe esercitato contro le misure cautelari della stessa Corte di Giustizia dell’ONU… (vedi Una risoluzione elettorale che non ferma il genocidio mentre Assange viene condannato per aver rivelato crimini di guerra / Italia collaborazionista?)

[3] Esportiamo sistemi d’arma verso Israele vedi Italia complice di genocidio

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