Il prossimo presidente della Repubblica

Il sistema elettorale attuale produce squilibri nella nostra democrazia

Dal 1946 l'Italia è stata governata da 12 uomini
di Sergio Bagnasco
Non penso al prossimo presidente del consiglio ma al prossimo presidente della Repubblica.
In tanti cominciano a parlarne perché il nuovo presidente o l’usato garantito sarà l’ultimo a essere eletto da 1.009 grandi elettori: 630 deputati, 315 senatori elettivi, 6 senatori a vita e 58 delegati regionali (3 per ogni Regione tranne la Valle d’Aosta che ha un solo delegato).
Dopo questo prossimo presidente, il collegio elettorale sarà drasticamente ridotto perché avremo 600 parlamentari elettivi, 5 senatori a vita e sempre 58 delegati regionali. Si scenderà quindi a 663 grandi elettori contro gli attuali 1.009.
Avendo ridotto i parlamentari, senza modificare l’art. 83 della Costituzione, è evidente che i delegati regionali acquisiscono un peso molto più elevato nella elezione del Presidente della Repubblica di quello che i Costituenti avevano previsto. Infatti, i delegati rappresenteranno quasi il 9% del collegio elettorale contro l’attuale 6% scarso.
Si tratta di un aspetto marginale e trascurabile?
Non credo perché ancora oggi c’è una profonda differenza tra rappresentanza nazionale – e i parlamentari sono gli unici eletti che rappresentano la Nazione (art. 67 Cost.) – e rappresentanza regionale.
Nell’ultima elezione presidenziale del 2015, per esempio, il M5S aveva un solo rappresentante regionale nel collegio elettorale presidenziale, nonostante la forza parlamentare. E oggi le cose non sarebbero molto diverse.
Qualcuno propone di ridurre a 2 i delegati per Regione, ma sarebbe una soluzione?
In pratica in ogni Regione avremmo un delegato di maggioranza e uno di minoranza con il risultato che è altamente probabile che i delegati finiscano politicamente per annullarsi.
D’altra parte, se mantenessimo il numero attuale di Delegati, si potrebbe rafforzare la maggioranza parlamentare se la maggioranza delle Regioni fosse dello stesso orientamento politico della maggioranza parlamentare.
Ecco che diventa molto rilevante il sistema elettorale con cui si elegge il Parlamento.
Con il sistema elettorale attuale (misto per 3/8 con collegi maggioritari in cui conquista il seggio chi prende più voti) è altamente probabile che una parte politica ottenga la maggioranza assoluta del Parlamento e quindi possa essere autonoma nell’elezione del Presidente della Repubblica.
Siamo sicuri che sia un bene che un potere di garanzia, come il Presidente della Repubblica, possa essere espressione di una sola parte politica che, pur maggioranza in Parlamento, non rappresenta la maggioranza degli elettori?
Questo è quel che succede quando si fa lo spezzatino con la Costituzione senza capire che la Costituzione è come un organismo vivente che va considerato nella sua unitarietà e unicità.
Intervenire sul numero di parlamentari senza considerare la legge elettorale, da cui dipende la rappresentatività del Parlamento, il sistema di elezione del Presidente della Repubblica, l’organizzazione del Parlamento e del processo legislativo che resta basato sulle Commissioni … significa produrre squilibri che non fanno bene alla democrazia di cui tutti parlano disinteressandosene
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