Rotta la tregua nel Tigray

Il regime etiope bombarda un asilo ed abitazioni civili a Macallé capitale del Tigray

Macallé capitale del Tigray - Asilo infantile colpito dal bombardamento aereo dall'aviazione Etiope

di Maurizio Torti

Alcuni testimoni confermano di forti esplosioni e su alcune strade sono state viste lunghe file di automezzi militari etiopici, forze speciali dell’Amhara e delle milizie dei Gruppo Giovani Armati Amhara, militari non regolari addestrati e al soldo di Isaias Aferwerki, dittatore dell’Eritrea.

La tregua avviata è durata troppo poco tempo, i mezzi dell’ONU, per portare cibo, medicine e altri aiuti alla popolazione sono bloccati nuovamente. La tregua aveva solo una motivazione e un senso, portare aiuto a oltre 6 milioni di persone, completamente isolate da 24 mesi, senza cibo e medicine, questo era il senso della tregua tra il regime etiope del primo ministro Abiy Ahmed e le forze di resistenza TPLF, nella regione settentrionale del Tigray.

Dal Tigray le notizie dai giornalisti indipendenti non arrivano, le comunicazioni sono interrotte, a differenza di altri conflitti, internet, i social per raccontare cosa succede non esistono, le poche news sono gestite da grandi agenzie e dal goveno etiope ed eritreo. Anche in questo caso lo scambio di accuse per la ripresa dei combattimenti è stato puntuale ma la motivazione rilasciata dal governo etiope è molto parziale. Redwan Hussein, consigliere per la sicurezza nazionale del primo ministro etiope, ha affermato: “l’esercito etiope ha abbattuto un aereo che trasportava armi diretto al Tigray ed era entrato nello spazio aereo etiope dal vicino Sudan”. Non ha precisato il luogo in cui l’aereo è stato abbattuto e neanche la provenienza dell’aeroplano.

Il portavoce del TPLF Getachew Reda ha affermato che la dichiarazione é “una palese bugia”.

Il comando militare del Tigray ha affermato che le forze etiopi, insieme ai mercenari della vicina regione di Amhara, “hanno avviato un attacco su larga scala intorno alle 5 del mattino, di mercoledì, in direzione di Alamata, nel Tigray meridionale” e ha smentito in più di un’occasione la storia dell’aereo con le armi diffusa dal regime etiope.

Come per ogni conflitto la propaganda diffusa dal regime etiope è una fitta nebbia ma nel caso del Tigray, peggiora molto la conoscenza di cosa accade, in sintesi c’è solo un racconto, appunto quello del governo etiope ed eritreo.

La motivazione o causa della fine della tregua è un fatto secondario, il governo etiope è responsabile per la sicurezza dei suoi cittadini ma ha ripreso le operazioni militari anche con l’uso dell’aviazione e purtroppo è stato colpito un asilo nella capitale del Tigray Macallé e una zona residenziale, 5 morti tra cui 3 bambini e 13 feriti.

La tregua aveva solo un senso, portare aiuto alla popolazione del Tigray stremata da due anni di guerra, non ha alcun senso, da parte delle forze di resistenza del Tigray, causare l’interruzione degli aiuti umanitari, agli ospedali, alle scuole, e alle famiglie.

Antonio Guterres segretario delle Nazioni Unite, si è detto “profondamente scioccato” dai rinnovati combattimenti e ha fatto appello per “l’immediata cessazione delle ostilità e per la ripresa dei colloqui di pace”.

Il capo della Commissione dell’Unione Africana, Moussa Faki Mahamat, ha chiesto una “de-escalation” e la ripresa dei “colloqui per cercare una soluzione pacifica”.

Gli Stati Uniti hanno esortato entrambe le parti “a raddoppiare gli sforzi per far avanzare i colloqui per ottenere un cessate il fuoco duraturo”, ha affermato un portavoce del Dipartimento di Stato americano.

Le pressioni politiche e diplomatiche verso il governo etiope non sono ancora sufficienti, Il governo etiope ha ripreso le ostilità, il primo ministro Abiy Ahmed, non vuole accettare i negoziati di pace se al tavolo ci sono anche i rappresentanti del TPLF, l’organizzazione della resistenza del Tigray che il ripristino di tutti i servizi di base distrutti dall’esercito etiope,ospedali, presidi sanitari, scuole e abitazioni ai sei milioni di persone del Tigray prima che il negoziato possa iniziare.

Disastro umanitario denunciato dalle autorità delle Nazioni Unite

Il Tigray è isolato dal resto dal mondo, senza servizi come elettricità, comunicazioni e banche, e milioni di persone in Tigray, Afar e Amhara hanno bisogno di assistenza umanitaria, così come migliaia di tigriani che vivono nei campi profughi in Sudan.

Quasi il 90 per cento delle persone nella regione ha bisogno di aiuti, come confermato dalle relazioni degli esperti dell’ONU e il Programma alimentare mondiale ha affermato la scorsa settimana che quasi la metà della popolazione del Tigray soffre di una grave mancanza di cibo e che i tassi di malnutrizione sono in aumento.

La situazione peggiorerà nei prossimi mesi.

Il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus, di etnia tigriana, ha descritto la crisi come “il peggior disastro sulla Terra” e si è chiesto ad alta voce se il motivo per cui i leader globali non hanno risposto fosse dovuto “al colore della pelle del popolo del Tigray”.

Qui il comunicato del governo del Tigray

 

 

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