Uniti contro la legge – Emergenza munizioni per la Pace

La ‘green war’ della Ue

bombe a grappolo

di Francesco Cappello

Trattati dell’Unione europea vieterebbero la spesa per la difesa tratta direttamente dal bilancio dei paesi dell’Unione. Bruxelles ha tuttavia proposto di attingervi 500 milioni di euro per sostenere la produzione di munizioni. Non era mai accaduto prima. L’emergenza permette di superare le leggi vigenti

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Obiettivo dell’Unione “a delinquere” è il finanziamento e la produzione di un milione di proiettili all’anno. Si chiama ASAP “Act in Support of Ammunition Production” e serve a rispondere alle richieste di Kiev che chiede proiettili da 155 mm e altre forniture di artiglieria. Significativamente l’acronimo ASAP costituisce una formula comune nel parlato aziendale inglese, ovvero As Soon As Possible, formula che sta per “prima possibile”, le solite politiche emergenziali politiche emergenziali…

Dal documento della commissione:

leggiamo:

 Oggi la Commissione ha adottato la legge a sostegno della produzione di munizioni (ASAP) in risposta alla terza traccia del piano concordato dal Consiglio il 20 marzo, per fornire urgentemente munizioni e missili all’Ucraina e aiutare gli Stati membri a ricostituire le proprie scorte. Introducendo misure mirate, compreso il finanziamento, la legge mira ad aumentare la capacità produttiva dell’UE e ad affrontare l’attuale carenza di munizioni e missili nonché dei loro componenti. Sosterrà la riduzione delle scorte dagli Stati membri (traccia 1) e l’approvvigionamento congiunto di munizioni (traccia 2).

Asap “Act in support of ammunition production” è l’Atto della Commissione a supporto della produzione di munizioni. Il piano consente, in deroga ai trattati europei, di usare 500 milioni di euro dal bilancio dell’Ue e attingere, per tali progetti di pace, anche dai fondi di coesione e dai fondi del Recovery and Resilience Facility. Questa non è certo una novità. Ne avevamo parlato in un articolo di tre anni fa “Niente Paura, arrivano i mostri!” ove si documentava una previsione di spesa militare per trenta miliardi complessivi da attingere dal piano “Next Generation Eu” Si tratta in gran parte di Recovery Fund RF.

Arrivano i mostri

Per armarci e armare il debito non è una colpa.
Thierry Breton commissario Ue ci dà oltretutto il permesso di indebitarci per armarci e armare l’Ucraina: “I Paesi membri che lo desiderano potranno utilizzare parte dei fondi del Pnrr per le munizioni.” Aggiunge: “Sì, investire nella nostra difesa ci permetterà di difendere la nostra democrazia. Ed è questo che dobbiamo dire ai nostri concittadini”. “(…) in termini di difesa, i nostri industriali devono ora passare alla modalità economia di guerra”.

Il Fondo europeo per la pace finanzia la guerra

Si è così allegramente superata la necessità di attingere esclusivamente al fondo congiunto European Peace Facility (EPF) (Il Fondo europeo per la Pace… ) per rifornire rapidamente di munizioni per obici l’Ucraina superando “brillantemente” la proibizione dei Trattati di utilizzare risorse del bilancio comunitario per finanziare attività militari.

Evidentemente le politiche emergenziali permettono facilmente di derogare rispetto alle leggi dell’UE che vieterebbero finanziamenti a scopo militare da quelle fonti. La proposta necessiterà, tuttavia, dell’approvazione del Parlamento europeo e di tutti gli Stati membri per essere attuata. Ovviamente non sono previsti grossi ostacoli alla sua piena attuazione.

La nota pacifista Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, afferma che sono tre le colonne portanti della costruzione europea della pace. In primo luogo stiamo fornendo a Kiev munizioni dai nostri depositi insieme al sostegno del Fondo europeo per la pace di 1 miliardo di euro e inoltre tutti i paesi membri acquisteranno congiuntamente più munizioni per l’Ucraina e per questo obiettivo di Pace metteranno a disposizione un ulteriore miliardo di euro. Il nuovo piano Ue per la Pace prevede di produrre un milione di munizioni all’anno per l’Ucraina.
Per la Pace i soldi non mancano…

L’Unione, e noi con essa, siamo ormai avezzi a violare le leggi

La violazione del trattato di non proliferazione nucleare

Nel 1975 abbiamo ratificato, insieme ad altri paesi, il trattato di non proliferazione nucleare che ci vieterebbe di detenere sul territorio nazionale ordigni atomici. Ebbene, ad Aviano e Ghedi si trovano le B61, bombe a testata nucleare che stanno per essere sostituite con le più moderne e micidiali B61 12 (da 70 a 90 bombe), non inerziali, guidabili sull’obiettivo, in grado di distruggere i bunker dei centri di comando del “nemico”.

Quattro volte più potenti della bomba di Hiroshima, possono essere portate sull’obiettivo da aerei caccia F-35 Joint Strike Fighter, i cui piloti vengono oltretutto addestrati nelle nostre basi.
La B61-12 può essere guidata verso il bersaglio; si tratta di una bomba termonucleare che utilizza una detonazione in più fasi: nella prima lo scoppio di una bomba nucleare tradizionale serve a raggiungere la temperatura (ordine di grandezza un milione di gradi) utile a innescare la bomba all’idrogeno. La nuova B61-12 può essere quindi facilmente “regolata”. La sua potenza massima è variabile da mezzo chilotone (mininuke: potere distruttivo tattico) a 27 volte quella di Hiroshima.

La violazione del Trattato INF

Leggiamo da Analisi Difesa:

“La base missilistica con il suo sistema di lancio verticale Mk-41 uguali a quelli imbarcati sulle unità Aegis della Us Navy, potrebbe essere usata per lanciare missili da crociera e ciò costituirebbe la prima vera e propria violazione dell’INF, come denunciato da Mosca”.

L’INF aveva bandito dall’Europa i missili a raggio intermedio (da 500 a 5500 km di gittata). Gli euromissili che erano stati proibiti grazie al trattato INF, nato dall’accordo tra Reagan e Gorbaciov nell’87, sono stati recentemente riabilitati in seguito al definitivo ritiro statunitense dall’accordo, il 2 agosto del 2019.
Se deteniamo, e anche illegalmente, armi nucleari, questo ha come conseguenza che, grazie alla testa calda di Draghi, siamo ora un paese oggetto di possibile RITORSIONE NUCLEARE.

Mancata ratifica italiana del Trattato Onu sulla proibizione delle armi nucleari TPNW

Il 22 gennaio 2021, avendo raggiunto le 50 ratifiche – era entrato in vigore il Trattato Onu sulla proibizione delle armi nucleari TPNW (Treaty on the Prohibition of Nuclear Weapons) che era stato votato all’ONU, a grande maggioranza, nel luglio del 2017. In Europa è stato ratificato solo da Austria, Irlanda, Santa Sede, Malta e San Marino. Un pò pochino…
L’Italia, formalmente non nucleare, avendo, in realtà concesso da decenni il proprio territorio per lo schieramento di armi nucleari Usa, ne ha rifiutato, già nel 2017, la ratifica (1). Una decisione presa evitando “prudentemente” di consultare il volere della popolazione. Il TPNW è stato, inoltre, coerentemente e significativamente boicottato da tutti e trenta i paesi della Nato e dai 27 dell’Unione europea, 21 dei quali sono paesi appartenenti alla “alleanza nucleare” NATO.

La violazione della legge 185

Fornire armi a paesi in guerra è espressamente vietato dalla Legge 185/1990: “Norme sul controllo
dell’esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento”. che all’articolo 6a afferma che:

L'esportazione ed il transito di materiali di armamento sono altresì vietati:
a) verso i Paesi in stato di conflitto armato, in contrasto con i principi dell'articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite,fatto salvo il rispetto degli obblighi internazionali dell'Italia o le diverse deliberazioni del Consiglio dei ministri,da adottare previo parere delle Camere;

Come è noto, per far valere la legge messa in deroga dal governo Draghi, i cittadini stanno raccogliendo le firme per un referendum che ne ripristini l’applicazione. Vedi qui.

La violazione del principio della sicurezza indivisibile

L’allargamento della Nato ad EST non ha certo contribuito a una maggiore sicurezza in ambito europeo. L’ulteriore volontà di includere anche l’Ucraina nella Nato rappresenta una ulteriore aperta violazione del principio della sicurezza indivisibile, dichiarato con impegno giurato nell’OSCE nel 1990, e nel Consiglio Russia Nato; esso significava uguale sicurezza per ogni Stato insieme all’impegno di non rafforzare la propria sicurezza a discapito di quella degli altri. La “Carta della nuova Europa” riconosceva che “la sicurezza è indivisibile” e che si costruisce sulla base di reciproca fiducia e disarmo.

La violazione dell’Art. 11 della Costituzione

L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali;
consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.

In merito al secondo comma si può osservare come le limitazioni – vere e proprie cessioni di sovranità – nell’ambito europeo, grazie al superamento dei nazionalismi, avrebbero dovuto favorire la Pace nel vecchio continente piuttosto che lo stato di guerra a oltranza nel quale ci hanno ficcato.

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