L’italia quale politica vuole intraprendere nell’eventualità di un conflitto a lungo termine?

Gestire il conflitto oppure risolverlo con la pace?

Logo Forum Economico di San Pietroburgo - Russia 15 - 18 giugno 2022

di Maurizio Torti

Il conflitto tra Russia e Ucraina dura da oltre 100 giorni e aumentano gli appelli per arrivane alla sua fine. L’Italia ha presentato un piano di pace, ufficialmente respinto al mittente ma alcuni punti sono di interesse. Dalla Francia il Presidente Macron continua a esordire l’importanza di ricercare una via d’uscita e l’ex Segretario di Stato americano Kissinger ha suggerito all’Ucraina di considerare la cessione di territori alla Russia in cambio della fine delle ostilità e della pace.

La storia ci insegna, le guerre finiscono solo in due modi: quando una parte impone la sua volontà all’altra, prima sul campo di battaglia e poi al tavolo dei negoziati, oppure quando entrambe le parti accettano un compromesso, piuttosto di continuare il conflitto. In Ucraina, entrambi gli scenari non si paventano all’orizzonte. Il conflitto si è trasformato in una guerra di trincea e di logoramento, con le forze russe e ucraine concentrate l’una contro l’altra su un fronte ampio. La diplomazia sembra congelata, gli ucraini non vogliono accettare l’occupazione russa di ampie zone del loro territorio. Da Mosca, il Presidente russo Putin, ha più volte ribadito le motivazioni e gli obiettivi, ad oggi non sono cambiati e non è disponibile ad accettare una sconfitta.

La conclusione è inevitabile, questa guerra continuerà.

La vittoria o il compromesso sono entrambi fuori discussione e per questa ragione il Governo italiano ha la responsabilità politica di definire una nuova strategia se il conflitto durerà a lungo e di illustrarlo all’opinione pubblica italiana.

“Gestire o risolvere”, richiedono necessariamente un cambiamento nel comportamento di Kiev e di Mosca. Il nostro Governo spera in una protesta popolare in Russia derivante dal collasso economico o da massicce perdite o dalla pressione cinese? Oppure attende un nuovo leader russo disposto ad accettare un’Ucraina antecedente al 24 febbraio 2022? L’Italia vuole continuare a mantenere e aumentare il proprio sostegno all’Ucraina, rischiando il coinvolgimento militare?.

Il governo italiano vuole gestire il conflitto o risolverlo con la pace?

Le scelte della Russia

Attualmente le forze militari della Russia e dei suoi alleati, sul campo e non, controllano quasi totalmente l’intera regione del Donbass ma restano aperte le questioni riguardanti la neutralità dell’Ucraina, l’assenza di basi e di forze armate straniere sul suo territorio e la sua smilitarizzazione.

Il campo di battaglia parla un’altra lingua, il sud e parte dell’est dell’Ucraina, sono controllati dai militari russi e sono gli stessi territori indicati negli obiettivi di Mosca e per la cessazione dei combattimenti ora è fondamentale l’azione politica del governo italiano per avviare dei negoziati e definire una proposta di pace in Ucraina.

L’Ucraina sostiene che 30.000 soldati russi sono già stati uccisi in battaglia, mentre altre valutazioni suggeriscono che il numero sia meno della metà. In più di un’occasione sappiamo che l’Ucraina è abilissima nella propaganda ed è quindi difficilissimo fare ragionamenti nella speranza di conoscere il numero dei militari russi uccisi e quindi valutare se è già stato preventivato dai russi oppure è un numero maggiore. Il governo Italiano vuole continuare a basarsi sulle informazioni diffuse dall’Ucraina e quindi sperare di vedere diminuire in Russia il sostegno alla guerra? E’ evidente, le critiche interne alla guerra sono irrilevanti.

L’Italia vuole aumentare la pressione economica con ulteriori sanzioni? Le sanzioni non sono sufficienti a minacciare di far cadere Putin. L’Italia pensa veramente che la Russia sia isolata? Tra pochi giorni a San Pietroburgo dal 15 al 18 giugno si terrà il consueto appuntamento del Forum Economico di San Pietroburgo, giunto alla sua 25° edizione. Il Forum Economico di San Pietroburgo è l’alternativa a Davos, dopo l’emergenza sanitaria probabilmente anche più importante. Al 25 maggio 2022 oltre 90 Stati hanno annunciato la loro adesione e partecipazione. QUI il link.

L’embargo al gas russo non trova l’accordo tra i paesi membri dell’Europa e la Russia continua a esportare il suo gas, qualcuno nel governo italiano ha sperato di eventuali difficoltà della Russia a trovare altri compratori?

Nessun Paese europeo, preoccupato per la sua economia, rinuncerà fino a quando non avrà la certezza di forniture alternative di gas o di fonti energetiche sostitutive, il che richiederà anni per concretizzarsi.

Resta una questione in sospeso, la nuova pipeline Nord Stream2, voluta e richiesta proprio per favorire le economie dei paesi europei, ottenere sempre più gas, a prezzi bassissimi e dare la possibilità alle filiere produttive di ridurre ulteriormente i costi di produzione.

Chi si è opposto a questa strategia europea non è stata l’Ucraina ma gli Stati Uniti, Biden ha dichiarato: “il Nord Stream2 è la linea rossa”. Gli Stati Uniti hanno palesemente ostacolato la scelta politica degli Stati europei e quindi anche dell’Italia.

Il Governo italiano spera nelle pressioni della Cina finora al fianco della Russia? Anche in questo caso la risposta è data da un’ennesima dichiarazione di Biden: “aiuteremo anche militarmente Taiwan”.

Quali incentivi pensa di concedere il governo italiano alla Cina se continuamente minacciata nei suoi interessi strategici? Il Presidente cinese Xi Jinping non farà mai nulla contro la Russia.

Cosa pensa l’Ucraina

Il pensiero di Kiev, nel dettaglio è oscuro a tutti gli alleati, impegnata nelle attività di propaganda e nel conflitto, l’Ucraina ha dimostrato di avere gravi difficoltà di coordinamento politico. Il suo governo non parla con una sola voce e lo stesso presidente ucraino Zelensky ha modificato più volte la sua posizione. Ha suggerito che non accetterebbe nulla di meno dello status quo che ha prevalso dal 1991, quando l’Ucraina è diventata indipendente dall’Unione Sovietica, al 2014. Poi ha lasciato intendere che l’Ucraina potrebbe convivere con un ritorno a un diverso status quo ante, quello che ha prevalso dopo il 2014 ma prima dell’invasione del 2022, che lascerebbe alla Russia il controllo della Crimea e di parte del Donbass.

Nel decidere se chiedere o accettare la pace, l’Ucraina deve considerare il costo della guerra. Secondo le Nazioni Unite, il Paese ha subito più di 3.000 vittime civili e, secondo Zelensky, sta perdendo fino a 200 soldati al giorno. L’economia ucraina nel 2022 si ridurrà del 45%. Oltre 6,5 milioni di ucraini su una popolazione di 44 milioni sono fuggiti dal Paese dall’inizio della guerra. Più di sette milioni sono sfollati interni. Questi sono costi enormi da sostenere.

E i debiti con il Fondo Monetario Internazionale?

L’Ucraina è riuscita a proiettare la sua immagine di un Paese forte, con un esercito pronto a sconfiggere la Russia ma l’immagine è oramai consumata, la realtà è completamente diversa, la Russia, concentrando le sue forze e la sua potenza di fuoco continua nella sua lenta avanzata.

Il Governo italiano crede ancora alle parole di Zelensky capace di spingere le forze russe fino al confine?

Le difficoltà ucraine e del suo esercito sul campo sono evidenti, non si possono ulteriormente nascondere e la propaganda non è così efficace come nel primo mese e la resistenza e l’unità dei Paesi europei, degli Stati Uniti, della Gran Bretagna e i suoi alleati continuerà ad essere sempre la stessa?

Dal principale alleato ucraino, gli Stati Uniti l’alleanza tra democratici e repubblicani inizia a scricchiolare, il partito repubblicano sta mostrando i classici segni di isolazionismo, con 11 senatori repubblicani e 57 membri repubblicani della Camera dei Rappresentanti che hanno votato contro il pacchetto di aiuti da 40 miliardi di dollari approvato a maggio. Altri repubblicani di spicco, tra cui l’ex presidente Trump e Vance, candidato repubblicano al Senato in Ohio, hanno sostenuto che le esigenze interne dovrebbero avere la precedenza sull’aiuto all’Ucraina. Da parte democratica, l’aumento dei prezzi del gas, solo in parte dovuto alla guerra, rappresenta un serio problema politico per l’amministrazione Biden. Altre emergenze distraggono l’opinione pubblica e fanno ombra al conflitto in Ucraina: l’aborto, il controllo delle armi, l’inflazione, la sicurezza delle frontiere e la criminalità urbana. In Europa, l’economia e la sicurezza sono la fonte di forte preoccupazioni, come la possibilità che la NATO entri in conflitto diretto con la Russia, l’aumento dei flussi di rifugiati ucraini e l’aumento dei prezzi dell’energia.

Qualcuno al Governo italiano sostiene ancora che l’Ucraina resisterà senza rinunciare a nessun territorio? Il Governo italiano confida ancora nella forza dell’esercito ucraino e nel loro morale superiore?

È tempo di unirsi e dare una possibilità alla pace

La guerra è un crimine e l’opinione pubblica pretende di porre fine alla guerra, basta morti, basta sprecare miliardi di euro in armamenti, basta distruggere le relazioni diplomatiche. Non c’è altra soluzione per porre fine alle ostilità, “terra in cambio di pace”. Ancora una volta la storia ci viene in aiuto, il Belgio dopo avere ottenuto la sua indipendenza ha vissuto per 75 in pace dopo la firma di un accordo con i paesi confinanti come garanti della sicurezza. Dalle pagine di Sovranità Popolare abbiamo presentato la proposta per un piano di pace in Ucraina.

Dopo tanti giorni di guerra il belligerante deve valutare i costi e i benefici di continuare a fare la guerra rispetto a quelli di fermarsi nel tentativo di ricercare una soluzione. Cedere un territorio in cambio della pace e ottenere garanzie sul futuro è un’opzione attraente per l’Ucraina.

Continuare ad alimentare una propaganda e l’illusione, fornendo armi e tecnologie, di poter vincere il conflitto è da pazzi, come il rischio di una reale allargamento del conflitto, a seguito della concessione di qualche missile a lunga gittata che non sarà la soluzione al conflitto ma un aumento dell’intensità e l’allargamento della guerra.

Dagli ultimi negoziati, interrotti a marzo, dopo l’ultimo incontro in Turchia, l’Ucraina ha segnalato di essere pronta a rinunciare alle sue ambizioni di entrare nella NATO e a impegnarsi nella neutralità. I nuovi negoziati devono riprendere da questi punti e come è chiaramente illustrato nella proposta per un piano di pace in Ucraina, è possibile definire delle garanzie di sicurezza per il futuro dell’Ucraina.

Non è necessario un continuo sostegno militare occidentale, le garanzie di sicurezza possono essere raggiunte con accordi multilaterali e alla pari, inclusa la Russia ma il dettaglio lo potete leggere QUI.

Qualcuno al Governo italiano crede nell’affermazione degli Stati Uniti che spetta all’Ucraina decidere cosa vuole in un accordo? Questa posizione è difficile da giustificare, dato che Washington ha interessi in gioco molto più ampi di quelli di Kiev. L’amministrazione Biden è il mazziere e il gioco è quello delle “tre carte”, la carta dall’indebolimento della Russia, quella del cambio di regime e l’ultima carta, la sovranità dell’Ucraina. Alla fine di maggio, il Presidente Biden ha cercato di chiarire le sue intenzioni, scrivendo in un articolo del New York Times: “Vogliamo vedere un’Ucraina democratica, indipendente, sovrana e prospera con i mezzi per dissuadere e difendersi da ulteriori aggressioni”.

L’amministrazione Biden è stata riluttante ad ammettere la scomoda verità che in Ucraina è in gioco un compromesso. Gli Stati Uniti hanno interesse a far rispettare la norma secondo cui i Paesi non possono modificare i confini con la forza, ma questo interesse è in conflitto con un altro: il desiderio di evitare uno scontro diretto con una grande nazione come la Russia. Per questo motivo gli Stati Uniti si sono rifiutati di inviare i marines, hanno escluso una no-fly zone sull’Ucraina e si sono rifiutati di impedire il blocco navale russo dei porti ucraini. Anche in questo caso la realtà è diversa, se l’Ucraina vorrà continuare a combattere deve farlo da sola, con l’aiuto dell’occidente ma non sarà in grado di ripristinare lo status quo che prevaleva prima del 22 febbraio 2022, escludendo a priori quello che esisteva prima del 2014.

Cosa potrà accadere

L’Italia quale politica vuole intraprendere nell’eventualità di un conflitto a lungo termine?

Una nuova politica è necessaria e dovrebbe riflettere il fallimento della politica adottata finora e cambiare per il futuro molte delle sue peculiarità. Anche se il Governo italiano riuscirà ancora ad evitare un coinvolgimento militare diretto. L’Italia vuole continuare a fornire all’Ucraina le armi? Vuole ancora sostenere l’obiettivo dell’Ucraina nel tentativo di ripristinare l’integrità territoriale attraverso più sanzioni, ecludendo la diplomazia, rifiutandosi di riconoscere qualsiasi territorio controllato dalla Russia? La Nato raccoglie e fa suoi i nuovi obiettivi accogliendo la Finlandia e la Svezia, sia formalmente sia come membri de facto della anche se la Turchia continuerà a opporsi. Devono concretizzarsi tutti questi eventi solo per sostenere una norma internazionale: i confini non possono essere modificati con la forza se qualcuno vuole cambiarli in Ucraina.

Gli Stati Uniti fanno un’enorme pressione verso gli Stati membri europei affinché venga attuato il taglio del gas russo. Le strategie degli Stati Uniti verso l’Europa sono quelle di un vero alleato oppure solo di chi ha degli interessi particolari?. Nonostante la prudenza e una diplomazia sottile e fragile come un capello i rischi economici e bellici sono enormi, i Paesi europei non sono pronti e la Russia potrebbe prendere una decisione drastica e tagliare le esportazioni di gas verso l’Europa, nel tentativo di ridurre le spedizioni di armi all’Ucraina o di indebolire il sostegno alle sanzioni. Chi continuerà a dare sostegno economico all’Ucraina per compensare il grave dissesto economico del Paese e aiutare i milioni di sfollati a causa della guerra? Tutto questo è accettabile?

Le ipotesi bellicistiche sul tavolo sono diverse, non mancano certamente i folli generali, e ripristinare le esportazioni di grano dall’Ucraina, prevenire la sicurezza alimentare mondiale sono una motivazione sufficiente affinché gli Stati Uniti con i loro alleati europei potrebbero prendere in considerazione la possibilità di fornire all’Ucraina mezzi più potenti, aerei, per attaccare le navi russe nel Mar Nero. Riproporre, come per l’Iraq, una coalizione internazionale per scortare le navi mercantili quando lasciano i porti ucraini ma in pratica si rivelerebbe impossibile da organizzare e troppo rischioso da intraprendere.

Una follia, dopo anni di egemonia conquistata con bombardamenti, colpi di stato e assassinii, gli Stati Uniti vogliono dare lezione di “ordine mondiale” sfruttando il conflitto ucraino e spaventando i governi del mondo, poco democratici, per fargli capire l’importanza di non essere invasi. Questo modello, come quanto abbiamo vissuto nella Guerra del Golfo, quando gli Stati Uniti raccolsero un ampio sostegno internazionale per ripristinare la sovranità e l’integrità territoriale del Kuwait, non accadrà mai più. Il conflitto in Ucraina è il primo segnale della fine dell’egemonia degli Stati Uniti, dal 22 febbraio non possono più dare “lezioni di ordine mondiale”. Biden non sarà l’ultimo presidente degli Stati Uniti ma sarà il primo costretto a spiegare perché l’Ucraina è così importante dato che nel mondo di democrazia c’è ne veramente poca e che i conflitti, sono una cosa comune ed il mondo sempre meno sicuro, meno prospero e meno capace di offrire una vita dignitosa per tutti.

In definitiva, ciò che probabilmente è necessario per porre fine alla guerra è comprendere e accettare che il conflitto in Ucraina, vede entrambi le potenze nucleari seriamente impegnate in un profondo investimento, la posta in gioco è molto alta, la Russia con i suoi alleati proiettano una visione di un mondo altro, da noi italiani poco conosciuto, gli Stati Uniti vogliono invece difendere quello attuale e restare egemoni nella globalizzazione, un mondo che noi italiani conosciamo e rifiutiamo.

Il Governo italiano dovrebbe chiarire che è pronto a premiare un nuovo leader americano disposto a compiere i passi verso la fine del conflitto, la fine della globalizzazione e l’inizio di un mondo non diviso a blocchi ma unito nel progresso e nella civiltà.

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