L’ULTIMA GUERRA DELL’EUROPA ALLA RUSSIA

LA SPEDIZIONE DEL MARE DI AZOFF

XJF366989 A Two Gun Battery during the Crimean War, c.1855 (b/w photo) by Fenton, Roger (1819-69); black and white photograph; Private Collection; (add. info.: Crimean War (1853-56)); English, out of copyright

di Loreto Giovannone

Correva l’anno 1855, l’Europa Occidentale porta la guerra in Crimea, a conflitto in corso viene stampato a Genova e Firenze il libro LA RUSSIA E L’EUROPA OCCIDENTALE, cronache di una guerra che solo due anni fa sarebbero state considerate di un mondo lontano, un mondo perduto nelle nebbie della storia. A leggere le cronache da Marianopoli (Mariupol) e Kertch si ritrovano gli stessi protagonisti europei, francesi, scozzesi (inglesi), piemontesi, quella volta con i turchi loro alleati. In 167 anni l’Europa porta tre guerre in territorio russo, la prima è quella di Crimea, un’Europa che si professa cristiana, accecata e maldetta posseduta da mali profondi. A 167 anni di distanza le cronache degli avvenimenti vede un’Europa belligerante nelle stesse città, il riportare la guerra negli stessi luoghi suscita sinistri presagi, evoca le stesse paure, gli stessi incubi, le stesse o simili violenze e orrori della guerra attuale.

Il mare d’Azoff, o l’antica palude Meotide, è lungo quarantacinque leghe, largo in varii luoghi quaranta; dall’interno della Russia vi sboccano tre grossi fiumi: il Don, la Berda ed il Ronban. Lo stretto di Kertch, o Bosforo Cimmerio, serve a mettere in comunicazione l’Eusino col mare di Azoff. Verso un punto estremo del capo Ak Bournoum sorge la città di Kertch, l’antica Panticapea fondata dai Milesi, da una di quelle tante colonie greche che si stabilirono sin dai remoti tempi sulle coste dell’Asia; essa era la capitale del Bosforo ai tempi di Mitridate, così illustre per coraggio e sventure, il solo dei re dell ‘Asia che avesse osato lottare con tanta costanza contro i Romani.

Nel 1774 la città di Kertch decaduta e misera per la dominazione turca fu ceduta ai Russi, ed oggi conta diciassettemila abitanti, milleseicento case tutte di pietre; scuole, giardini pubblici, eleganti caffè, un teatro, un ospedale ed un’officina di costruzioni marittime e di raddobbo.

Havvi una chiesa greca, quivi edificata sin dal settimo secolo, sul luogo ove dicesi eretto un tempio da uno dei suoi primi apostoli; miracolo d’arte è la cupola di questa chiesa, sostenuta da quattro magnifiche colonne di granito grigio; in prospetto di Kertch, vedesi Yenikalè, città che somiglia per crollate mura, roccie e tugurii, ad una di quelle metropoli deserte delle rive del mar Rosso; passato lo stretto ecco Arabat fortezza eretta dai Tartari sull’estremità di quella lingua di terra, che chiamasi la Freccia di Arabat.

Nel 1737 e 1771, al tempo della dominazione dei Tartari, i Russi penetrarono per la Touka sui lidi del mare d’Azoff, e aprirono strade con poste di cavalli pei corrieri e vetture, ma non più per questa via traevano gli approvvigionamenti di Sebastopoli ; essi gli facevano trasportare invece per l’occidente sino ad un punto della costa, dove comincia una strada stabilita su palafitte fra le lagune del mar Putrido, gira al mezzogiorno e termina in Crimea.

Sul lido settentrionale stanno le città di Berdianssk, Marianpol, di cui il vero nome è Marianopoli e Taganrog. Marianopoli deve la sua prosperità alla industria dei suoi abitanti: sin dal tempo dei Milesi si stabilirono stazioni di pesca in quella Palude Meotide, alla foce del Tanai, che servivano a fornire le mense dell’ aristocrazia ellenica dei rinomati storioni così apprezzati dai ghiottoni di Atene.

É in Marianopoli che si ammassano le immense quantità di grani della fertile Ukrania, che sono poi caricati dai navigli dei Genovesi, i quali non hanno dimenticato l’antica strada dell’Oriente percorsa con tanto guadagno dai loro avi. Taganrog è l’ultima città situata alla foce del Don; quivi nel 1825 misteriosamente moriva Alessandro I di Russia, e quivi un monumento in bronzo ne ricorda l’avvenimento: il porto deteriorarsi giornalmente, e per l’arena ed il limo che vi trasporta il Don, e per le pietre di zavorra che vi gettano gli equipaggi dei navigli che vanno a caricarvi i grani, ed ai quali è proibito di giungervi con carichi di merci.

Contro tutte queste città, come narrammo, gli alleati lanciarono palle e bombe, ma la devastazione maggiore ebbe luogo in Kertch. La popolazione composta di Tartari, d’Israeliti e di Russi della plebe, accolse con giubilo i soldati di Francia, ed offriva ad essi frutta, vino e latte: tutto procedeva bene quando gli equipaggi di talune navi mercantili cominciarono a saccheggiare, vi si unirono i Turchi, i zuavi francesi, i fucilieri di Scozia: i Turchi violavano le donne, uccidevano i fanciulli, li zuavi facevano man bassa sui polli, e gli Scozzesi trasportavano in piazza mobili e biancherie, e facevano feste e tripudi. Tutti finalmente ruppero statue nel museo, lacerarono pergamene, commisero ogni ribalderia. E così barbari e civili compirono atroci atti.

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