di Francesco Cappello
Tu cammineresti in un campo minato?
Molti devono, perché hanno bisogno di cibo e acqua (*)
Gli USA propongono l’uso delle bombe a grappolo nel conflitto in Ucraina. Il 28 febbraio 2022 la portavoce di Biden, Jen Psaki, aveva dichiarato: «L’uso di munizioni a grappolo è un crimine di guerra». Oggi è il Consigliere per la sicurezza nazionale del Presidente degli USA, J. Sullivan ad annunciare l’intenzione di trasferire cluster bombs all’Ucraina.
Ancora la proposta di armi non convenzionali dopo quelle all’uranio impoverito (1). Debole opposizione da parte di Francia e Germania. In Italia è Pierluigi Castagnetti, esponente del cattolicesimo democratico ed ex segretario del partito popolare italiano, ad esprimere un qualche dissenso: «Ma no, le bombe a grappolo no, per favore».
Armi contro le popolazioni. Ciascuna di esse rende impraticabili le attività umane su ampi territori. La dispersione delle bombe sul terreno è casuale. Essa interessa un’area che a secondo del tipo di cluster bombs può andare da aree equivalenti a quelle di un campo da calcio sino a superfici assai più ampie di circa 2000 x 700 metri. Le bomblets che rimangano inesplose possono raggiungere percentuali del 15-20%, fino a toccare punte del 40-45%. La cluster bomb è, infatti, costituita da un contenitore contenente 200-250 “sub-munizioni” esplosive che possono colpire anche dopo decine di anni dai conflitti provocando morti, feriti e mutilati. Il loro uso corrisponde a minare molto velocemente vaste aree territoriali. I civili coinvolti rappresentato il 92% delle vittime e la metà è rappresentata da bambini.
Solo difficili e costose bonifiche possono restituire l’accesso alla terra devastata dal loro uso. Secondo una relazione del Ministero della Difesa Italiano, le tecniche tradizionali di sminamento sono sempre meno efficaci a causa delle nuove tecnologie di realizzazione. Al metaldetector, a causa dell’uso sempre più frequente di mine a prevalente composizione plastica è necessario affiancare tecnologie in grado di effettuarne una identificazione chimica.
Nel 2008 è stata varata la Convenzione di Oslo. I più di cento paesi aderenti si sono impegnati a non usarle, non produrle, né trafficarle. Tra questi l’Italia. Non hanno firmato la Convenzione: Stati Uniti, Russia, Cina, India, Israele, Pakistan e Brasile.
Nel sud del Libano il 60% delle bombe è stato utilizzato nei pressi di centri abitati. Il numero delle munizioni inesplose in quel caso ha superato il milione di ordigni.
Secondo la Campagna italiana contro le mine i paesi che hanno in uso questi ordigni sono 15: Arabia Saudita, Bosnia Erzegovina, Eritrea, Etiopia, Finlandia, Francia, Israele, Nigeria, Olanda, Pakistan Regno Unito, Serbia, Stati Uniti, Sudan, Turchia.
“I paesi contaminati dalle cluster bombs sono 22: Afghanistan, Albania, Arabia Saudita, Bosnia Erzegovina, Cambogia, Chad, Croazia, Eritrea, Etiopia, Iraq, Kuwait, Laos, Libano, Pakistan, Russia, Serbia, Montenegro, Sierra Leone, Sudan, Siria, Tajikistan, Vietnam, Cecenia e Kosovo. I paesi che producono munizioni cluster sono 32”.
“Decine di milioni di mine sono attive in 80 Paesi, per lo più in via di sviluppo; 200 milioni di mine depositate negli arsenali militari; una mina ogni 48 abitanti del pianeta ed una per ogni 16 bambini; una vittima ogni 20 minuti; 2000 vittime al mese e 26.000 vittime ogni anno”.
Secondo il rapporto del 2017 Worldwide investements in cluster munitions a shared responsability presentato dall’associazione PAX, ONG, membro della Cluster Munition Coalition, sono 166 le istituzioni finanziarie ad aver investito in aziende che producono cluster bombs.
(*) Campagna italiana contro le mine
(1) L’uranio impoverito in Ucraina non danneggerebbe solo la Federazione Russa
Commenta per primo