“Uno sciopero mondiale contro la guerra”

L’appello di Barbara Alberti e Ginevra Bompiani

Sciopero contro la guerra. È iniziato nelle università. Columbia University. USA. Studenti contro la guerra

“Dichiariamo uno sciopero mondiale contro la guerra. Per un giorno incrociamo le braccia. Per un giorno non si produce e non si consuma. Produciamo un danno economico come dieci guerre. Così il mondo si accorgerà che esistiamo, noi che vogliamo la pace”, l’appello di Barbara Alberti e Ginevra Bompiani.

Ci rivolgiamo a chi ha milioni di contatti con il mondo, a un movimento, una rete, un hacker che abbia a cuore la nostra sopravvivenza e la disfatta di chi la sta mettendo in pericolo. Chi è nato durante la seconda guerra mondiale è cresciuto pensando “mai più”. Mai più una guerra. 50 milioni di morti sembravano aver fatto rinsavire il mondo. Da allora guerra e genocidi non sono mai finiti. Gli ultimi li abbiamo sotto gli occhi: l’avanzata inarrestabile della Nato; l’invasione russa dell’Ucraina; l’atroce attacco di Hamas e la risposta inumana di Israele; il martirio infinito delle genti di Gaza. Stragi, stragi, stragi. Quando vedo la gente mitragliata mentre va a prendere la farina penso che loro siamo noi. Non in senso evangelico, ma storico. Nessuno ci vuole salvi. Tutti ci vogliono armati. C’è una fame di guerra che somiglia ai prodromi della prima guerra mondiale e annuncia la terza, e veramente ultima. Ho paura.

Abbiamo tutti paura. Ma crediamo che armandoci ci difenderemo. No, armandoci ci consegneremo alla guerra, al nemico, alla morte. Abbiamo un sogno. Che qualcuno che abbia i mezzi di comunicazione adeguati a svegliare la terra, dichiari uno sciopero mondiale contro la guerra. Per un giorno incrociamo le braccia. Per un giorno non si produce e non si consuma. Se anche il 20 per cento aderisse, anche solo per qualche ora, produciamo un danno economico come dieci guerre. Così il mondo si accorgerà che esistiamo: noi che vogliamo la pace, perché la pace è vita. Certo, ogni sciopero ha un costo. Ma niente costa come la guerra. Come questa guerra. L’ultima.

Buona Visione

Per partecipare scrivere una mail ad assembleaperlapace@gmail.com con oggetto ‘partecipo’

Qui ulteriori dettagli dell’Assemblea della Pace

Da redazione

Abbiamo scelto e aderiamo anche a questa nuova iniziativa ma non diffondiamo questo appello dal canale LA7 dalla trasmissione più guerrafondaia della TV privata italiana.

Le parole legate, scritte, identificative di un conflitto pesano moltissimo, con molta facilità, giornalisti, scrittori, registi e politici trattano con superficialità, compiendo il primo errore, le ragioni di un conflitto. Ogni Stato ha i suoi interessi e le sue identità e un conflitto ha sempre le motivazioni racchiuse in questi fondamenti, in modo particolare i conflitti territoriali.

Ogni strumento mezzo per arrivare ad un cessate il fuoco è sempre utile ma è assoluatmente prioritario guardare verso e oltre l’orizzonte, è fondamentale un cambiamento profondo e affrontare, insieme, attraverso un confronto costruttivo il tema della neutralità attiva dell’Italia e anche degli altri Stati.

Siamo da sempre impegnati sui temi della guerra, della pace e della nonviolenza, anche quest’anno siamo promotori di Eirenefest: festival del libro per la pace e la nonviolenza. Oltre 50 eventi, presentazioni di libri e tavole rotonde, qui il programma.

Nello specifico del conflitto russo ucraino da queste pagine abbiamo diffuso una proposta di piano di pace dopo i primi tre mesi del conflitto.

L’Occidente ha delle grandi responsabilità in questo conflitto, l’Uctraina dopo due mesi di conflitto era pronta a firmare e dichiararsi neutrale, a rifiutare armi straniere e personale straniero ma l’Occidente ha boicottato, negato al mondo, in questo caso la pace. I leaders europei sono colpevoli della morte di centianaia di migliaia di giovani ucraini, russi e di altri paesi, questa guerra era finita dopo 60 giorni ma l’odio, incomprensibile verso la Russia e i russi ha ge nerato un’inferno, oggi difficile da spegnere.

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1 Commento

  1. Propongo di sostituire l’azione dello sciopero, lesiva e dannosa per se stessi, di un’azione di disobbedianza popolare evitando di pagare le tasse da versare alle casse dello Stato impegnato a finanziare i nazisti e il genocidio contro la popolazione palestinese. Proponiamo di investire per il nostro futuro, chiediamo ai datori di lavoro di utilizzare le tasse a favore dello sviluppo del popolo italiano. Orami tutti, dda anni, rivendichiamo i diritti fondamentali, oggi occorre cambiare strategia. Scioperiamo, perchè non vogliamo essere complici della guerra.
    Scrivi a Stella e incontriamoci il 31 maggio all’Eirenefest. Guarda il programma

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